[NFL] Week 5: Finalmente a casa (Tennessee Titans vs Miami Dolphins 10-16)

27.000 chilometri, più spiccioli: tanto è durato il ‘road trip’ dei Miami Dolphins di inizio stagione. La CBS ha fatto i conti ed ha scoperto che 14 squadre NFL quest’anno faranno meno strada di così in tutto il campionato. Invece i Dolphins, in parte per colpa dell’uragano Irma, in parte del calendario e in parte per la prevista trasferta a Londra, se ne sono andati prima a Los Angeles, poi a New York e poi in Inghilterra prima di fare – alla quinta giornata – finalmente il debutto davanti ai propri tifosi.

miami dolphins

Fans più affezionati a parte, non è che l’attesa fosse spasmodicamente alta. Lo spettacolo che i Dolphins avevano portato in giro (letteralmente) per il mondo nelle prime quattro giornate non era stato esaltante e il fatto che gli avversari fossero i Tennessee Titans, sulla carta abbastanza temibili, induceva pensieri non proprio positivi. Ma, si sa, “casa è sempre casa”. E Miami è sempre Miami, ed ha provveduto ad accogliere le due squadre con un caldo umido ed appiccicoso (33° al kickoff, percepiti come 45) che ricordava agosto più che ottobre e che ha costretto molti tifosi sugli spalti ad attrezzarsi con fazzoletti e/o asciugamani sotto il cappellino: insomma, il classico “Miami advantage” delle gare di inizio stagione quando al sud scendono squadre per nulla abituate a giocare con caldo e afa (cosa non affatto semplice, con armature e caschi).

Pubblicità

Il vero vantaggio per i padroni di casa, sulla carta, era però un altro, e molto più pesante: l’assenza di Marcus Mariota, bloccato sulla sideline da un infortunio ai tendini e sostituito da Matt Cassel. Handicap pesantissimo per i Titans, pure loro intrappolati in un inizio di stagione non brillante come era lecito attendersi (2-2) e bisognosi di riscatto in una division più complicata del previsto.

L’inizio della gara è scoppiettante: 3&out per Tennessee in meno di due minuti, 3&out per Miami in poco più di due minuti. Il successivo drive dei Titans vede il primo down chiuso della partita ma anche due penalità contro l’attacco, e saranno le prime di una lunga giornata. Punt degli ospiti e nuovo rapidissimo 3&out dei Dolphins. Il pubblico inizia a agitarsi, ma è ancora quieto: in fondo anche i Titans non stanno facendo molto.

Passano due giochi (due azioni dei Titans e due penalità per il tackle Taylor Lewan, entrambe declinate) e il rookie DT Davon Godchaux colpisce il pallone dalle mani di DeMarco Murray e Reshad Jones si getta sul fumble: palla Dolphins. Rientra in campo Jay Cutler – forte di un 3/4 per 8 yard fino a quel momento – e Miami riparte dalle 42 yard avversarie con un drive così composto: due corse da 3 yard cadauna, un passaggio per 0 yard, due incompleti e… un passaggino da 13 yard su Damien Williams che consente ai padroni di casa di arrivare a distanza di calcio. Cody Parkey lo mette dalle 41 e, per la prima volta in tre partite, i Miami Dolphins si trovano in vantaggio.

Reshad-Jones-Dolphins-Titans

Deve essere stata una sensazione straniante per i padroni di casa, evidentemente non più abituati all’ebbrezza. Perché, dopo una corsa di Derrick Henry, Cassel trova il tight end Delanie Walker sul profondo per un touchdown da 59 yard che riporta tutto lo stadio coi piedi per terra. Peccato che gli arbitri vedano un’interferenza offensiva e il touchdown venga annullato. Due giochi dopo Kiko Alonso piomba su Cassel, la palla schizza via e Reshad Jones la raccoglie e per non saper né leggere né scrivere la riporta fino in end zone indisturbato, con compagni ed avversari fermi. Sack? Fumble? Incompleto? Gli arbitri riguardano il tutto e, sebbene ci potesse anche stare l’incompleto, chiamano il fumble, recuperato da Miami e riportato in touchdown. 10-0 Dolphins e fine primo quarto.

Il secondo quarto… eh… [sospiro]. Nel secondo quarto ci stanno: 4 penalità contro i Titans; un fumble di Jay Ajayi, ricoperto dai Titans, un field goal degli ospiti che accorciano le distanze 10-3; un tentativo di wildcat di Miami con passaggio incompleto del tight end (ex-qb) Marquise Gray; tre primi down, due per i Titans e uno per i Dolphins; due passaggi incompleti di Cutler; zero passaggi completi di Cutler; un intercetto – brutale – di Cutler; due sack su Cassel, entrambi di Alan Branch; zero terzi down convertiti dalle due squadre su sette possibilità (5 Titans, 2 Dolphins); sei punt. E un numero imprecisato di tifosi di casa a intonare cori “We want Moore” chiaramente udibili anche dalla telecronaca tv.

Il primo tempo si chiude con statistiche offensive… offensive: 135 yard totali (sì, riferite a tutte e due le squadre assieme) e 42 yard su penalità, 4 palle perse e 4 primi down, 2 terzi down presi su 14 tentativi. Nell’intervallo qualcosa doveva succedere, anche solo per una forma di rispetto nei confronti di chi si era dovuto sorbire lo spettacolo del secondo quarto. Infatti Miami parte subito così: corsa di Ajayi per -2 yard, penalità e -5 yard, corsa di Ajayi per 0 yard, terzo e 17 e passaggio di Cutler per -1 yard. All’ingresso del punter gli spettatori, riposati dall’intervallo, esplodono in una colossale valanga di boo che fanno rimpiangere ai Dolphins di non essere ancora a Londra.

E lì Tennessee si scuote e mette insieme un bel drive che in 8 giochi li porta dalle proprie 31 alla soglia della end zone. La difesa di Miami, fin lì autrice di una ottima partita, continua a mettere pressione su Cassel ma i Titans cambiano strategia e provano ad alzare il ritmo optando per passare corto; il pallone non rimane mai in mano a Cassel per più di tre secondi e la tattica funziona alla perfezione fino alla linea delle 2 yard, dove Tennessee avanza di una per una penalità contro la difesa. Poi, quando tutto sembrava pronto per lasciare a Murray l’onore di sfondare l’ultimo muro, il loro TE rookie Philip Supernaw si muove in anticipo: 5 yard indietro. Dalle 6, il loro TE rookie Philip Supernaw si muove in anticipo (non è un errore di stampa, è andata proprio così): altre 5 yard indietro. E, dalle 11 yard, Cassel passa in end zone a chi? Ma al loro TE rookie Philip Supernaw, colui che ogni allenatore al mondo avrebbe richiamato in panchina dopo due false partenze consecutive, che così segna il suo primo touchdown in carriera e pareggia la partita.

Ahia, è l’inizio del crollo per i Dolphins, si pensa. Gli spettatori fischiano Cutler appena rimette piede in campo, così, tanto per prendersi avanti. Lui completa subito un passaggino su Jarvis Landry e prende il primo down, poi tira un incompleto e corre inaspettatamente per 9 yard. Sul 3° e 1 Miami si gioca la palla profonda su Julius Thomas, ma è incompleto. E punt. E fischi.

Pubblicità

cassell murray titans

E invece la difesa di Miami continua a giocare bene. Murray non trova spazi, Derrick Henry non è quasi mai chiamato in causa, Cassel è pressato spesso e volentieri e un sack a metà fra Jones e Cameron Wake stronca subito il drive di Tennessee. E anche quello successivo finisce 3&out, dopo che nel mezzo i Dolphins avevano infilato un drive chiuso con il solito punt dopo due corse di Ajayi buone per un primo down e uno stellare 0/4 di Cutler.

Inizia l’ultimo quarto, nell’incertezza. Le squadre sono pari e se i Titans lasciano l’impressione che qualcosa potrebbero ancora ottenerlo, la sensazione è che dovrà essere la difesa a togliere le castagne dal fuoco per i Dolphins. Ma è proprio qui che succede l’inaspettato.

Il drive di Miami, in realtà, inizia con l’ultima azione del terzo quarto, ed è una corsa di Ajayi per 11 yard, la più lunga della giornata. Poi insiste, con una seconda da 8 yard ed una terza da due a chiudere un altro down. Tre corse consecutive e due down presi di fila non si vedevano da parecchio e fanno prendere coraggio ai Dolphins. La linea tiene, e Cutler pesca Landry nel mezzo per un guadagno di 17 yard. Ajayi corre altre due volte, ma senza risultato e sul 3&10 Cutler trova nel mezzo Julius Thomas per un guadagno di 15 yard. Dalle 5 prima Ajayi viene respinto e poi Cutler si affida al solito Landry che riceve in end zone. Un drive brillante, non perfetto ma dove tutti i pezzi hanno funzionato nel modo giusto, porta così avanti i Dolphins a 10 minuti e mezzo dalla fine.

Per non farsi mancare nulla e garantire un po’ di suspense, comunque, Miami sbaglia l’extra point e il vantaggio rimane di 6 punti. La difesa Dolphins stringe le maglie attorno a Cassel e i Titans vanno rapidamente 3&out. Torna in campo l’attacco, e la curiosità di vedere se il drive di prima è stato un caso o se c’è davvero un risveglio rimane con una risposta a metà. Perché prima Miami prende due down abbastanza facilmente e poi Cutler prende un sack grottesco, perdendo 14 yard e uccidendo il drive con 5 minuti rimasti.

Per fortuna dei Dolphins la difesa tiene botta, concede qualcosina ma alla fine il primo sack di Charles Harris, la prima scelta dei Dolphins nell’ultimo draft chiude l’ultimo tentativo dei Titans che, senza più timeout, possono solo guardare Jay Ajayi che si mangia poche yard e il poco tempo rimasto mettendo fine a una partita in cui si sono divertiti solo i due punter. Sì, perché a fronte di 366 yard totali di attacco (188 Titans, 178 Miami) ci sono state 1.008 (mille-e-otto) yard di punt: 10 punt con 54.9 yard di media per Brett Kern dei Titans e 9 punt con 51 yard di media per Matt Haack dei Dolphins, che si sono scambiati vere e proprie bombe per tutto il pomeriggio. I due veri, unici e indiscutibili MVP della partita.

Jayon-Brown-Parker-titans-dolphins

Allargando lo sguardo, una cosa si può dire subito: con Marcus Mariota al posto di Matt Cassel sarebbe senza dubbio stata un’altra partita. Con tutto quello di buono che si può dire della difesa di Miami, Cassel (21/32, 14 yard, 1 TD, 0 int, 85.5 di rating) ha messo in mostra tutta la ruggine fatalmente accumulata sulla sideline. Ha fatto il suo, non ha commesso grossi errori, ma non è mai sembrato in grado di accendere la scintilla di un attacco Titans che è stato davvero sotto tono. Poca cosa il running game (Murray 14 portate e 58 yard, Henry solo 4 palloni e 9 yard) e la tanto decantata linea offensiva che è stata dominata dalla front seven di casa (6 sack concessi). L’assenza di Mariota ha scombinato tutti gli equilibri e anche se spiega gran parte del problema non può essere una scusante per tutto. Non, ad esempio, per le 11 penalità accumulate, in gran parte stupide e imputabili a scarsa concentrazione. Su questo Mike Mularkey e il suo staff, anche recuperando Mariota, avranno di che riflettere: la AFC South, con la crescita della difesa di Jacksonville e l’esplosione di Leonard Fournette e DeShaun Watson si è fatta molto più complicata del previsto.

E che dire dei Miami Dolphins (e di Jay Cutler, perché si sa che è lui l’argomento principale)? Intanto che, non considerando il drive del touchdown, le statistiche finali di Cutler recitano 9/22 per 54 yard e 1 intercetto. Impresentabili. Aggiungendo quel drive, in cui ha fatto 3/4, 38 yard e 1 TD, arriviamo ad un 12/26, 92 yard, 1TD, 1 int, che è comunque non distante dall’impresentabile (come testimoniato anche da un rating di 52.1). E quindi?

Quindi l’attacco di Miami è stato putrido per tutta la partita, ma in quel singolo drive ha fatto vedere un breve ‘demo’ di quello di cui sarebbe capace. La linea ha tenuto, Ajayi ha corso con efficacia, Cutler ha passato con apprezzabile precisione, i punti sono arrivati. Forse è il caso di ripartire da quel drive, vivisezionandolo e analizzandone ogni dettaglio per replicarlo. Qualche piiiiiiiccolo miglioramento si è visto (la linea ha concesso un solo sack, ad esempio) ma è evidente che non basta, o che può bastare solo in circostanze eccezionali, come una partita in cui il tuo avversario manca del quarterback titolare e la tua difesa gioca benissimo.

Pubblicità

Ecco, la difesa. È andata bene, quasi molto bene: soprattutto i linebacker, a lungo sotto il microscopio, sono andati oltre le aspettative. A fianco delle certezze Alonso e Timmons è rientrato Rey Maualuga (5 tackles); la sua presenza ha messo alle spalle di Ndamukong Suh una ulteriore roccia nel mezzo e il trattamento riservato al running game dei Titans (69 yard totali) ne è la conferma. E non si può non sottolineare la prestazione di Reshad Jones: 7 tackles (6 da solo), mezzo sack, 2 fumble ricoperti, un touchdown.

Gira e rigira, però, si torna sempre a parlare di quarterback. E, in un certo senso, a ragione per tutte e due le squadre: l’assenza di Mariota, in fondo, è stata la vera palla al piede dei Titans per tutta la partita mentre la presenza di Cutler… beh… di sicuro non è stata fonte di gioia fra i tifosi. I problemi della linea d’attacco di Miami sono oggettivi (era ad esempio evidente come Cutler, sempre pressato nella tasca, non riuscisse mai ad avere una posizione corretta dei piedi per poter lanciare efficacemente) ma non possono essere la scusa totale per giustificare il pessimo rendimento del numero 6. Le probabilità di una sua sostituzione con Matt Moore sono nulle – e comunque è tutto da dimostrare che la cosa sarebbe una soluzione: in questo momento tutto passa per il miglioramento di tutto quello che sta attorno al quarterback, nella speranza che questo risolva la situazione. Se poi, nel frattempo, anche Cutler aggiustasse un po’ il suo atteggiamento potrebbe evitarsi di avere proprio tutti i tifosi contro. Ma per quello, forse, è già troppo tardi.

Gli highlight della partita

[clear] [ad id=”29269″]
Merchandising Merchandising

Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.