[NFL] Week 3: la domenica in ginocchio

La “gita” londinese non ci ha permesso di dedicarci alla nostra attività preferita domenicale, collezionare tweet da proporvi il lunedì mattina.

Ne abbiamo approfittato per chiudere il discorso legato alle dichiarazioni di Donald Trump che, se non sapeste di cosa parliamo, potete rileggere nell’articolo pubblicato ieri mattina.

Donald Trump contro tutta la NFL (o quasi)

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Nell’articolo oltre a quanto detto dal Presidente degli Stati Uniti avevamo riportato un poi di reazioni: a cominciare con quella della NFL, per passare a quella dei giocatori e chiudere con quelle dei proprietari di franchigia.

Nella giornata di ieri sono continuare le dichiarazioni pubbliche e se abbiamo fatto i conti giusti almeno 24 diversi owner hanno preso posizione condannando quanto detto da Trump (trovate degli aggiornamenti anche sul post sulla nostra pagina Facebook.

La NFL oltre al comunicato di Roger Goodell ha deciso di mettere in onda, durante il Sunday Night, un video di un minuto per ricordare come l’unità sia un valore fondante della lega, dei suoi proprietari e dei giocatori.

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Pian piano che ci si avvicinava all’ora del kickoff si percepiva che questa giornata sarebbe entrata nella storia della NFL, in un modo o nell’altro.

Andiamo a vedere cosa è successo sui campi.

Cominciamo con Londra, kickoff alle 14.30 locali, le 9.30 americane e molti giocatori dei Jaguars e dei Ravens si inginocchiano all’inno, molti di più di quelli che lo avevano fatto nelle settimane scorse.

Il resto dei giocatori e dello staff si è tenuto braccio sotto braccio e sulla panchina di Jacksonville era presente anche Shad Khan, proprietario della franchigia.

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Intanto arriva la notizia che gli Steelers non si presenteranno all’esecuzione dell’inno entrando in campo per il con toss.

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Passiamo a Denver Broncos vs Buffalo Bills dove almeno metà dei giocatori di Denver si inginocchia e dall’altra parte numeri superiori a week 2 con LeSean McCoy che continua a fare stretching durante l’inno.

 

ginocchio bills

broncos

Nella partita tra New Orleans Saints e Carolina Panthers solo tra i primi si hanno segnali di protesta con alcuni giocatori, tra cui Adrian Peterson seduti in panchina durante l’inno. Brandon Coleman festeggia un touchdown alzando il pugno.

Spostiamoci a Chicago, dove i Bears ospitano i Pittsburgh Steelers. Come annunciato da Mike Tomlin, HC degli Steelers, la squadra ha deciso di rimanere negli spogliatoi durante l’inno come momento di raccoglimento.
Sulla sideline è presente solo il coaching staff della squadra.

Ad inizio tunnel spunta Alejandro Villanueva, tackle d’attacco e con un passato nell’esercito.

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Nei Bears invece tutta la squadra unita braccio sotto braccio.

Arriviamo a Detroit dove i Lions ospitano gli Atlanta Falcons. Qui succede qualcosa di incredibile durante l’esecuzione dell’inno.

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Il cantante Rico Lavelle si inginocchia durante le ultime parole dell’inno.

In campo con i giocatori, per dimostrare solidarietà ci sono i due owner. Arthur Blanc per i Falcons…

…e membri della famiglia Ford per i Lions

A Foxborough curiosità per la squadra più legata a Trump quantomeno per dichiarazioni di voto. L’owner Kraft si è dissociato nettamente dalle parole del Presidente e in campo parte dei giocatori si sono inginocchiato e altri si sono tenuti per il braccio.

Tutti uniti per il braccio invece i giocatori degli Houston Texans

Nel Minnesota sulla sideline dei Vikings ci sono Zygi e Mark Wilf proprietari della squadra e il GM Rick Spielman insieme ai giocatori.

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Mentre nei Tampa Bay Buccaneers solo due giocatori si inginocchiano, Mike Evans e DeSean Jackson.

A Indianapolis molti giocatori dei Colts e dei Cleveland Browns si inginocchiano all’inno.

A Philadelphia nessun giocatore degli Eagles si inginocchia, qualcuno alza il pugno, ma tutti sono uniti insieme a Jeffrey Lurie il proprietario della squadra. Da notare Mychal Kendricks che durante l’inno prende le distanze, fisicamente, dai compagni.

Anche i New York Giants sono tutti uniti con tre giocatori Collins, Harrison e Vernon in ginocchio. Odell Beckham Jr. festeggia un touchdown alzando il pugn

A Miami la protesta inizia durante il riscaldamento, con diversi giocatori dei Dolphins che entrano in campo con una t-shirt con scritto #IMWITHKAP (io sto con Kap).

Durante l’esecuzione dell’inno giocatori uniti per il braccio e presenza di Stephen Ross proprietario della squadra così come i New York Jets con la presenza di Christopher Johnson, fratello del Woody proprietario della squadre e ambasciatore Usa nel Regno Unito.

A Tennessee nessun giocatore dei Titans e dei Seattle Seahawks si presenta in campo durante l’inno e la cantante si inginocchia al termine dell’esecuzione.

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A Green Bay tre giocatori seduti durante l’inno (Bennet, Kendricks e King), gli altri uniti braccio a braccio.

Anche i giocatori dei Cincinnati Bengals hanno scelto di rimanere in piedi ma uniti l’uno con l’altro.

A Kansas City diversi giocatori dei Chiefs si inginocchiano all’inno e tra questi si nota Travis Kelce, uno dei pochi giocatori non di colore ad inginocchiarsi.

Diversi giocatori dei Los Angeles Chargers inginocchiati o seduti.

Nel Sunday Night i Washington Redskins hanno preferito tenersi per il braccio insieme al loro owner Dan Snyder ad esclusione di tre inginocchiati mentre praticamente tutti gli Oakland Raiders erano in ginocchio o seduti in panchina durante l’inno nazionale.

Per chiudere la prima pagina della sezione Sports del New York Times.

ny times

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Giovanni Ganci

Sports Editor si direbbe al di la dell'oceano, qui più semplicemente il coordinatore di tutta la baracca. Tifoso accanito dei San Francisco 49ers, amante del college football e al di fuori dello "sferoide prolato"© forza Boston Red Sox.

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