Rinvio di un anno per il nuovo stadio di Los Angeles
Noi italiani siamo abbastanza abituati a leggere di ritardi e rinvii quando si tratta di cantieri ed opere pubbliche (ma anche private). Gli americani, invece, lo sono un po’ meno, e ieri sera ha fatto decisamente scalpore la notizia del rinvio di un anno dell’inaugurazione del nuovo stadio che i Rams stanno costruendo ad Inglewood, sulle ceneri dell’ex ippodromo. Se poi aggiungiamo che la motivazione di questo rinvio è… la pioggia, il quadro è completo.
Come ha spiegato il COO dei Rams Kevin Demoff, la ditta costruttrice aveva preventivato, dopo un apposito studio ambientale, non più di 30/35 giorni di pioggia l’anno, mentre tra Gennaio e Marzo Los Angeles e la California del Sud hanno subito rovesci per una sessantina di giorni.
Il progetto prevede di scavare fino ad una profondità di circa 30 metri per ospitare il terreno di gioco interrato, come da richiesta della Federal Aviation, visto il posizionamento dello stadio su uno dei sentieri di discesa dell’aeroporto internazionale di Los Angeles, e durante le piogge torrenziali di inizio anno, l’enorme cratere si è riempito fino a contenere cinque metri d’acqua, con l’ovvio risultato di bloccare fino al prosciugamento qualsiasi tipo di lavoro.
Ora lo scavo è completato, ma il ritardo di tre mesi sulla tabella di marcia ha fatto decidere per uno slittamento di un anno. Teoricamente si sarebbe potuto inaugurare ugualmente lo stadio, magari chiedendo alla NFL di giocare le prime partite fuori casa, ma il programma originale prevedeva di inaugurare e testare lo stadio con diverse manifestazioni musicali e sportiva già dai mesi di maggio/giugno 2019.
L’annuncio del rinvio ha provocato un effetto cascata su diversi fronti, perché lo stadio dei Rams non è solo “lo stadio dei Rams”. Innanzi tutto è anche lo stadio in cui giocheranno i Los Angeles Chargers, ed il rinvio costringerà la franchigia delle saette a giocare un ulteriore anno nel piccolo stadio in cui avrebbero dovuto disputare solo le stagiono 2017 e 2018. I Chargers, però, sembrano averla presa abbastanza bene, almeno ufficialmente, ed hanno dichiarato che una ulteriore stagione allo StubHub Center, che ha la peculiare caratteristica di essere lo stadio che porta il pubblico più vicino all’azione di tutta la NFL (ed anche il più piccolo, aggiungerei…), non potrà che solidificare il legame tra i tifosi e la squadra.
Un ulteriore anno di coabitazione al Coliseum con i Trojans della University of Southern California, sebbene previsto dal contratto, non farà di certo contento il front office di USC, che proprio in questi giorni dovrebbe annunciare un accordo per la cessione dei diritti sul nome dello stadio alla United Airlines.
Mentre la candidatura per ospitare alcuni eventi delle Olimpiadi del 2024 (se verranno assegnate a Los Angeles) non sembra essere in pericolo, lo è quella per ospitare il Super Bowl LV, previsto nel 2021 proprio nel nuovo stadio di Inglewood. Qui ci spostiamo su un terreno delicato e sulle interpretazioni delle scritte piccole dei contratti. La NFL, infatti, stabilisce che un nuovo stadio non possa ospitare un Super Bowl prima di aver ospitato due stagioni complete, per dare il tempo agli addetti ai lavori di prendere confidenza con l’impianto e pianificare al meglio l’evento.
Quello che Demoff chiederà alla NFL è di considerare il fatto che, giocando Rams e Chargers nel medesimo impianto, in pratica in un anno lo stadio ospiterà partite per due stagioni complete, essendo utilizzato tutte le settimane, per cui l’organizzazione dovrebbe avere a disposizione abbastanza eventi per pianificare il Super Bowl al meglio. La NFL ha già informalmente fatto sapere che potrebbe prendere in considerazione l’idea di una deroga, e l’impressione è che, su questo argomento, i colloqui siano già piuttosto avanzati.
Un altro intoppo è rappresentato dalla questione biglietti. I Rams hanno già venduto un considerevole numero di prelazioni sugli abbonamenti per il nuovo stadio. Bisognerà capire come gestire il problema, ma non sembra così scontato che si possa semplicemente rinviare di un anno la prelazione.
Ultimo, ma non ultimo, i Rams avevano iniziato la trafila, che dura due anni, con NFL e Nike per la modifica della divisa ed il rebranding completo della franchigia, per essere pronti proprio nel 2019, in occasione dell’inaugurazione del nuovo stadio.
Sinceramente questa pare essere la cosa che preoccupa di meno, perché significa che i Rams possono decidere se rinnovare tutto nel 2019 o nel 2020 con l’apertura dello stadio, non essendo le due cose legate a doppio filo se non per una contemporaneità volta a dare la sensazione di aprire un capitolo nuovo della storia della franchigia.