Up and Coming: Tampa Bay Buccaneers

Up and Coming è una nuova rubrica di Huddle Magazine che vuole descrivere le squadre che sono in crescita nella NFL. Vi accompagneremo per otto settimane, scegliendo una squadra per division e raccontandovi quali caratteristiche ci possiamo aspettare da essa in questo 2017. L’obiettivo è avere un’anteprima di ciò che vedremo in questa lunga offseason per le franchigie che riteniamo possano cambiare di più in questo periodo. Nella speranza di riuscire a trovare delle nuove contender!

I tre pilastri

I Tampa Bay Buccaneers sono una contender?
Abbiamo affrontato l’argomento durante la stagione regolare in “Scusate il disturbo”, il nostro podcast. La risposta è stata insicura, perché tale domanda non può dare adito a risposte certe.
Abbiamo proceduto distinguendo i punti forti di questa franchigia, e subito sono emersi tre nomi di campo che non sono solo leader del loro reparto, ma anche una presenza a livello NFL.

Gerald McCoy è tra i migliori tre defensive tackle della nazione. Una presenza costante in tutte le azioni (75% di presenza sul campo nonostante qualche piccolo problema fisico), il 29enne è al quinto Pro Bowl consecutivo. Per sack e fumble forzati e recuperati è uno dei giocatori più determinanti nella lega per la sua posizione.
Mike Smith, defensive coordinator arrivato un anno or sono, a gennaio 2016 disse che la squadra per vincere doveva rendere sui terzi down, creare palle recuperate e riuscire a fermare le corse contro avversari che ci fanno affidamento.
Prima missione riuscita: Tampa Bay è la migliore difesa su terzi down della NFL (34% di conversioni). Anche sulle palle recuperate ci siamo: sesti per intercetti, sesti per fumble recuperati. Sulle corse non altrettanto, perché i Buccaneers hanno concesso per due volte 100 yard al runningback avversario e altre due più di 80, qualificandosi attorno alla ventesima posizione nella difesa via terra.

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Il secondo nome è Jameis Winston. Il QB al terzo anno ha lanciato 4000 yard nelle prime due stagioni, un record, e ha avuto il più alto rating tra tutti i QB usciti dal draft nelle ultime quattro stagioni. Si può affermare che il prodotto di FSU abbia ecceduto le aspettative. Il problema intercetti (tantissimi) rimane, infatti Winston esagera anche in entusiasmo e avventatezza; questo atteggiamento potrebbe premiarlo, paradossalmente, perché in questi due anni ha provato tutto ciò che doveva provare. Avesse giocato in modo più conservativo, non sarebbe riuscito a fare altrettanto. A 23 anni, approccerà questa nuova stagione con nuove armi (ricordiamo Vincent Jackson costantemente in panchina nel 2016) come DeSean Jackson, giunto a dare profondità alle tracce nell’attaco di Dirk Koetter.

Jameis Winston Buccaneers

Naturale finire con Mike Evans. Il ricevitore da Texas A&M ha 23 anni anch’egli, ed è reduce dalla terza stagione consecutiva sopra le 1000 yard. È senza dubbio un top 5 del ruolo, ma il fatto che guadagni solo 2 milioni di dollari nel 2017 potrebbe avere grosse ripercussioni sulla sua produzione: un infortunio infatti minerebbe il suo status, non facendogli ottenere il contratto che merita (probabilmente simile a quello dei top nel ruolo come Julio Jones o Antonio Brown).
I Buccaneers si sono svenati per Jackson, destabilizzando ancora di più questa situazione. Con 32 milioni di spazio salariale possono permettersi 15 milioni per Evans, ma il giocatore dovrà attendere ancora qualche mese, e la società dovrà essere abile a spalmare molto dell’ingaggio sui prossimi anni.

In ogni caso i tre pilastri dei Buccaneers si schiereranno in campo a settembre, a rappresentare l’ossatura di una squadra competitiva; basterà per i Playoff?

Le speranze dei pirati e una division complicata

Non sarà facile imporsi per i Buccaneers in questo 2017, nonostante la bontà del roster e l’affidabilità di molti elementi.
Le speranze di Post Season si muovono necessariamente sul territorio minato della NFC South, division ridicola fino a pochissimi anni fa, ma che ora ha portato ben due franchigie al Super Bowl negli ultimi due anni.

I primi sono stati i Carolina Panthers: record quasi immacolato nel 2015 prima di infrangersi sulla imbattibile difesa dei Denver Broncos in finale. Un 2016 fatto di una costosa caccia all’uomo su Cam Newton, il loro QB, ha portato a un anno di transizione. La free agency ha riportato a casa Captain Munnerlynn e Julius Peppers, oltre ai nuovi Charles Johnson e Mike Adams. Newton dovrebbe essere in salute, e la solidità del coaching staff completa il quadro.

L’anno successivo, ad arrivare al Super Bowl sono stati i Falcons, battuti prima di tutto da sè stessi e poi dalla furiosa rimonta di Tom Brady e i suoi Patriots. Il front office ha pensato di rivoluzionare i tecnici, e ora Atlanta ha un nuovo offensive coordinator e altre nuove figure di riferimento nei reparti difensivi (come in D-line). Rimangono però molti componenti del più forte attacco degli ultimi 5 anni in NFL: Matt Ryan, Julio Jones, Devonta Freeman con lo scudiero Tevin Coleman. L’arrivo di Dontari Poe in difesa contribuisce poi a rafforzare i rossoneri, che ricordiamo sono migliorati molto in retroguardia durante il 2016 anche grazie alla maturazione celere di Deion Jones e gli altri giovani.
Kyle Shanahan non si rimpiazza facilmente, ma tra stadio nuovo e un anno di esperienza in più per la difesa i Falcons sono la squadra da battere. Nonostante il contraccolpo psicologico del 51esimo Super Bowl di Houston, buttato alle ortiche nel quarto quarto.

Rimangono i Saints. La trade che ha portato Brandin Cooks a New England per una prima scelta denuncia palesemente le intenzioni del GM Mickey Loomis: “Diamo via in attacco per rimpolpare la difesa”.
New Orleans sa di poter creare punti dal nulla (Brees e Payton sono ancora lì con Michael Thomas a fare il nuovo Cooks), ma non è certa di arginare alcun attacco NFL. Alex Okafor, Manti Te’o e Nick Fairley sono firme in free agency che vanno in questo senso. Con tre scelte nelle prime 42 al draft, i Saints cercheranno di copiare i Falcons e assicurarsi elementi difensivi a sufficienza per reimpostare il trend della franchigia; di sicuro i gigliati possono battere tutti, così come perdere su tutti i campi che dovranno frequentare.

tampa bay buccaneers defense

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La firma di Chris Baker da Washington è per i Buccaneers l’equivalente di questa tendenza. Migliorare il front seven è una delle chiavi per far eccellere quella famosa difesa sulle corse che Mike Smith addita come principale caratteristica che manca per ambire alla corona divisionale. Nel 2017 Tampa Bay dovrà fermare prima di tutti gli attacchi delle tre rivali divisionali, per poi stabilire il suo, forte del talento dei suoi uomini.
Nella NFC South ci sarà da divertirsi, e per sapere chi prevarrà dovremo attendere un punto avanzato della stagione. La fortuna dei Bucs non passa necessariamente dal solo campo: la società deve dare forti segnali di coesione, per dare tutta la tranquillità necessaria alla parte tecnica per emergere. Vediamo quali sono le questioni in sospeso che peseranno su questo speciale aspetto.

Domande spinose, risposte difficili

Doug Martin è sospeso per le prime tre partite della stagione. Il running back può però giocare e allenarsi fino alla pre-season con i compagni.
Situazione di difficilissima interpretazione, questa, e senza una risposta esauriente possibile ora, ma che può mostrare come la dirigenza intende procedere con il suo roster.

Dopo un 2015 stellare, Martin ha ottenuto un nuovo danaroso contratto. Per il classico teorema che vede il giocatore ricco non rendere, il 2016 è stato quantomeno altalenante, non arrivando alle 3 yard a portata e con qualche infortunio di troppo. Poi, in week 16, l’esclusione per ragioni tecniche e la settimana successiva quella imposta dalla NFL per violazione della politica sulle sostanze stupefacenti.
Da lì un percorso di terapia disintossicante etichettato come “la strada giusta” dallo stesso Koetter. Ma recuperare il giocatore non è l’unica possibilità per i Buccaneers. Tagliandolo, eviterebbero di pagargli 7 milioni di garantito, sospesi tanto quanto il giocatore stesso. Un risparmio di sette milioni può non sembrare enorme, ma il ruolo di running back è uno dei meno pagati; evitare un assegno importante è una grande mossa, il rimedio a un errore e un bel colpo di fortuna.

Senza pensare che quei soldi possono andare a un veterano (c’è Adrian Peterson in giro e Marshawn Lynch disperso ma con voglia di giocare) oppure finire da altre parti con una classe al draft di medio impatto nella posizione.
Inoltre Jaquizz Rodgers e Charles Sims sono ora a roster. Il primo ha fatto buone prove l’anno passato, chissà che per questi due un compito più importante non sia già concepito.
In definitiva, non è certo che tagliare Martin sia una buona idea. Ma sembra possa esserlo, soprattutto considerando la problematicità caratteriale del giocatore.
Dalla decisione su di lui scopriremo molto riguardo i Bucs: sono una squadra votata alla vittoria? Hanno un albero decisionale di alto livello? Chiediamoci a esempio cosa farebbero i Patriots in una situazione del genere e ricordiamoci che dopo aver ottenuto un gran contratto è avvenuta una flessione decisiva.

Il talento esiste, un QB di altissimo livello c’è, e un record positivo è stretta attualità. In una division complicata i Tampa Bay Buccaneers hanno tutte le carte per maturare ulteriormente. Non sarà facile ottenere tutto subito, ma attentare ancora ai Playoff è un imperativo sulle rive del golfo del Messico.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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