Up and Coming: Chicago Bears

Up and Coming è una nuova rubrica di Huddle Magazine che vuole descrivere le squadre che sono in crescita nella NFL. Vi accompagneremo per otto settimane, scegliendo una squadra per division e raccontandovi quali caratteristiche ci possiamo aspettare da essa in questo 2017. L’obiettivo è avere un’anteprima di ciò che vedremo in questa lunga offseason per le franchigie che riteniamo possano cambiare di più in questo periodo. Nella speranza di riuscire a trovare delle nuove contender!

Per quale trofei combattiamo?

La lista dei free agent firmati dai Chicago Bears in questa off season è lunghissima. Le valanghe di soldi che sono piombate su questi giocatori è ragguardevole, e capirne le motivazioni è decisamente difficile.
Innanzitutto è cambiato il quarterback. Via Jay Cutler, che aveva decisamente colmato la misura, e dentro Mike Glennon a 15 milioni l’anno. Non è uno scherzo: 15 milioni l’anno. Il contratto di Glennon, che inizierà l’anno da titolare, non ha però un garantito esagerato (19 milioni), cosa che lo rende relativamente facile da tagliare al termine della stagione.
Questa è una caratteristica comune a tutti i contratti stipulati dai Bears in questo mese. Oltre alle ovvie scarse implicazioni delle firme di Prince Amukamara e Kendall Wright – entrambi presi per un solo anno – anche gli altri hanno ben poche garanzie dopo la prima stagione. Tra questi Marcus Cooper, sovrapagato, e il tight end Dion Sims.
Giocatori sotto la media che hanno ottenuto contratto insperati, ma che non sono legati alla franchigia del Michigan in modo indissolubile.

Questa politica ci lascia con un roster in blu e arancio mediamente competitivo, ma che molto difficilmente andrà oltre questo 2017 come gruppo. La differenza tra lo spazio salariale ora disponibile (20 milioni) e quello che ci sarà nel 2018 è alto.
Tirando le somme, è come se questo 2017 fosse un anno all’insegna del “non facciamo brutte figure” ma senza alcuna velleità di impensierire Packers e Lions in cima alla NFC North. Perché non attuare da subito una strategia di rebuilding totale, quindi?
Domanda lecita, ma di difficile risposta. Probabilmente la certezza di vincere 4/6 partite in un campionato è più tollerabile del dubbio di non vincerne nemmeno una.
Per questo motivo crediamo che il prossimo draft sarà veramente chiave per i Bears, che alle loro matricole chiederanno di essere pronte nel 2018. Passiamo in rassegna le possibili scelte dei Bears.

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Scelta per scelta

Con la tre assoluta sembra certo Chicago sceglierà un difensore. La pressione sul QB avversario manca, e nelle intenzioni del GM Ryan Pace – al terzo draft – e di Vic Fangio c’è anche la necessità di avere più velocità. Solomon Thomas e Jonathan Allen si aspettano quindi di andare a windy city. Vedremo cosa rimarrà dopo la scelta dei 49ers.
La possibilità di un trade down è anche realistica, o almeno nelle intenzioni. Data la profondità di difensori eleggibili, avere due scelte per la numero 3 è possibile, soprattutto se, come accade ogni anno, un quarterback aumenta di popolarità e rientra nei piani di squadre in cerca di un titolare.

Le successive tre scelte (inizio secondo, terzo e quarto giro) saranno spese, non in questo ordine, per le secondaria, un tackle offensivo e un playmaker sempre in attacco.

La mancanza di talento nelle secondarie è da sottolineare nonostante l’arrivo di Amukamara. Anche qui c’è buona profondità – dopo la free agency – ma poco ricambio generazionale. Un discorso opposto quello per i tackle, con il solo Charles Leno a fungere da buona notizia nel reparto. Nel secondo giro sarà possibile prendere un buon OT.

chicago bears

Il playmaker è la questione più spinosa, e di difficile interpretazione. Le ultime notizie danno Chicago vicina a propendere per un quarterback: l’abbiamo già detto, considerate Glennon una soluzione di valore solo per il 2017. Discorso simile per i ricevitori: ce ne sono tanti (Kevin White, Wright e il nuovo strapagato arrivo Markus Wheaton) ma non garantiscono niente per il futuro. Molti analisti davano sicura la scelta di un WR in questo draft nei primi quattro giri prima degli ultimi rumor sul QB.

Nei giri successivi aspettiamoci ulteriore ricerca di profondità in questi ruoli. Il front seven è sostanzialmente a posto, dopo la prima scelta, i running back ci sono e sono l’invidia di molti, l’interno della linea è di eccellente fattura.
La sorpresa potrebbe essere un movimento di trade-down che garantisca più scelte: pare una pratica più che consigliata soprattutto nel primo e quinto, sesto, settimo giro.

Presente incerto, storia ingombrante

Abbiamo notato che una delle cronache più lette su Huddle del 2014 fu quella di Packers-Bears, giocata a Soldier Field. Il punto più basso, forse, nella storia dei Chicago Bears era quello che aveva attirato di più i nostri lettori, con quell’altisonante titolo “I vergognosi Bears”.
È il fato delle grandi squadre: quando c’è il tonfo tutti guardano nella loro direzione, perché fa molto più rumore. Pur non avendo ottenuto nulla negli ultimi dieci anni, i follower dei Bears su Twitter sono il doppio di quelli dei Colts, squadra più vincente ed emozionalmente molto vicina all’appassionato medio. I Packers stessi hanno pochi seguaci in più.

Il 28 novembre del 2016, 11000 biglietti comprati per la partita con i Tennessee Titans non sono stati utilizzati, lasciando il gelido impianto di Chicago desolatamente vuoto. Vuoto per gli standard di una franchigia storica e per una città affamata di sport.
Con la vittoria della World Series da parte dei Cubs, Chicago sta cavalcando un’onda di popolarità sportiva che non viveva dai tempi dei Bulls di Michael Jordan. I Cubs e i Blackhawks (NHL) si sono trasformati da barzelletta a solidissima realtà, mentre i Bears sono sull’orlo del processo opposto.

Per queste motivazioni, lontane ma non troppo dal campo e dalle regole di una NFL mossa dal dio denaro e dal marketing, capiamo intimamente la free agency svolta da Pace. La sua creatura non può avere un’altra stagione da 3 vittorie, e lui non ha potuto fare altro che ricoprire di soldi qualche giocatore mediocre per garantirsi qualche W in più. Nel frattempo sottotraccia ci sarà la vera ricostruzione, a partire dal draft.
Per questi motivi i tifosi dei Bears hanno il diritto di aspettare con impazienza le scelte del 27-28-29 aprile. Non sembra, ma saranno tra i giorni più importanti per la loro storia.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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