Come sarà il draft dei Washington Redskins?

La Quaresima è appena trascorsa, ma se servisse a far cadere fino alla pick 17 dei Redskins Malik Hooker, FS dei Buckeyes, sarei più che disposto a sottopormi a fioretti rigidissimi. Il tape del ragazzo mostra una capacità fuori dal comune di coprire una vastissima zona di campo grazie ad una velocità notevole. A ciò si aggiunge una predisposizione naturale all’intercetto (ben 7 la scorsa stagione): spettacolare, ad esempio, quello ad una mano contro Bowling Green.

Il fatto che abbia giocato un solo anno da starter potrebbe destare qualche perplessità, così come la pericolosa tendenza a mancare qualche placcaggio di troppo, che tuttavia alcuni bollano come “narrative”. Personalmente ritengo sia un aspetto del suo gioco da sviluppare, a fronte però del talento complessivo non mi lascerei intimorire. Da valutare approfonditamente, invece, la condizione fisica: “Malik the freak” si è sottoposto a fine gennaio ad interventi chirurgici volti a sistemare la lacerazione del labbro all’interno della spalla ed un’ernia inguinale, che non gli hanno consentito di performare i test atletici né alla Combine né al Pro day di Ohio State. WalterFootball.com ha stimato i tempi di recupero in 4-6 mesi. Nonostante tutto dubito che Hooker possa scivolare fuori dalla top 10, a maggior ragione dalla top 15: posto che probabilmente la prima safety chiamata sarà Jamal Adams di LSU, che potrebbe accasarsi a Nashville alla quinta assoluta, già i Chargers alla settima, come numerosissimi mock indicano, potrebbero selezionare il buon Malik. Se così non dovesse essere, anche Cleveland alla dodicesima potrebbe farci più di un pensiero. Insomma, il percorso che porta alla 17 è tortuoso e irto di insidie, ma sognare non costa nulla.

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Per i Redskins avere una coppia di safety giovani, talentuose e dalla caratteristiche complementari, come potrebbero essere Hooker e Cravens (che il neo D.C. Manusky ha già dichiarato di voler spostare a tempo pieno a SS dopo la stagione da rookie passata tra i linebacker), sarebbe entusiasmante. Non bisogna dimenticare che i Redskins hanno aggiunto in free agency D.J. Swearinger dai Cardinals, che si è reso protagonista di una buona stagione lo scorso anno, inserito in una secondaria composta da elementi di assoluto valore, e che si trascina dietro qualche impaccio in copertura e la tendenza, talvolta, ad esagerare nel colpire.

Alle loro spalle, la situazione del roster non è confortante: DeAngelo Hall e Will Blackmon, entrambi ex CB convertiti, hanno scollinato la trentina già da qualche tempo. Il primo, oltretutto, torna dopo un’intera stagione passata in infermeria, a seguito della completa rottura del crociato anteriore patita in week 3 contro i Giants. Everett è giovane, ma nei suoi due anni di carriera si è disimpegnato quasi esclusivamente nello special team, Josh Evans ed Earl Wolff paiono giocatori da rotazione e nulla di più. È chiaro come il sole che i need di Washington, oltre alla Free safety, sono molteplici, specialmente dal lato difensivo dello sferoide prolato.

La linea di difesa dei Redskins, soprattutto dopo aver perso l’elemento migliore Chris Baker, necessiterebbe un’iniezione di talento importante, essendo anche priva di un Nose di ruolo al momento. Gli innesti di McGee e McClain non paiono risolutivi in questo senso. L’augurio è che il nuovo coach del reparto, Jim Tomsula, sia in grado di porvi mano efficacemente. Se ci mette lo stesso entusiasmo profuso in uno dei positional drill che ha diretto alla Combine, durante il quale sembrava letteralmente impossessato, con il badge identificativo che svolazzava da tutte le parti schiaffeggiandogli il viso, e venendo investito un paio di volte dai prospetti per aver impartito l’ordine dello spostamento all’ultimo istante, allora c’è da ben sperare.

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Pare che Washington stia monitorando con particolare attenzione prospetti poco chiacchierati il cui range di uscita è stimato attorno al terzo/quarto giro, come Tanoh Kpassagnon di Villanova e Vincent Taylor di Oklahoma State, che tra l’altro è stato appellato un paio di volte «my man» da un sorridente Tomsula nel drill poc’anzi citato. Di conseguenza non mi stupirei troppo se questo need, pur pressante, fosse indirizzato nei round inferiori.

Il runningback. Bisogna capire quale sarà il destino di Matt Jones, che dalla week 8 in poi è stato fatto accomodare sulla side-line per presunti problemi fisici, anche se l’indiziato più sospetto pare essere la cronica tendenza al fumble. L’undrafted da Tulane Rob Kelley si è guadagnato i galloni da titolare alternando ottime prestazioni a giornate in cui è stato poco efficace: dalla sua ha una potenza importante, a scapito di una velocità non eccelsa, e una capacità di leggere i blocchi più che discreta, che gli hanno consentito di registrare 6 Td su corsa, 704 yard percorse per una media di 4,2 a portata: non male se si considera che nelle prime due week non è sceso in campo, e dalla 3 alla 7 ha messo insieme solo 17 portate. Non pare irreprensibile in ricezione fuori dal backfield, ma è un aspetto assolutamente migliorabile.

La sensazione è che il ragazzo sarebbe un ottimo backup, oppure un membro di un committee, anche in virtù del fatto che, per il momento, ha dato prova di possedere una ball security affidabile (0 fumble su 168 tentativi), non sembra dotato di un livello di talento tale da poter essere il workhorse definitivo.

Chris Thompson è un signor 3rd down back, con mani affidabilissime  e, nonostante la stazza non imponente, valido bloccatore, ma crediamo non possa aspirare ad un impiego più assiduo. Completano il quadro i due rookie Mack Brown, che ha fornito un buon contributo allo special team e ha mostrato lampi molto spettacolari come il Td da 61 yard contro Chicago (unica partita di regular season in cui è stato chiamato a portare il pallone [8-82-1] o, per quello che può valere, l’ultimo match di pre season contro i Bucs, in cui ha fatto registrare un altro Td da 60 yds nel computo totale delle 149 yds percorse in 19 portate), e Keith Marshall, scelto al settimo giro da Georgia, 5 star recruit in uscita dall’high school falcidiato già ai tempi del college dagli infortuni (purtroppo anche la sua prima stagione fra i pro ha subito la stessa sorte), capace però di impressionare alla Combine con un tempo di 4,27 nella 40.

Chris Thompson Redskins

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La classe di runningback in uscita quest’anno pare densissima di talento: alla 17 potrebbe essere ancora disponibile uno dei top 3, o quanto meno, quelli che molti indicano come i top 3 del ruolo (Fournette, Cook, McCaffrey). Tuttavia, proprio tenendo conto della profondità della classe, e del fatto che storicamente i Redskins sono restii a selezionare un RB al primo giro (accadde l’ultima volta esattamente 50 anni fa con Ray McDonald da Idaho nel ’67), sarei più propenso ad operare questa scelta dal secondo giro in giù: nello specifico, se fosse ancora disponibile, intrigherebbe parecchio Joe Mixon. Il prodotto di Oklahoma, al netto del celeberrimo episodio, risalente ormai a tre anni fa, in cui colpì con un pugno una ragazza, ha un talento del tutto paragonabile a quello dei big 3 succitati, e dispone forse dello skill set unito alle doti fisico/atletiche, più completo del lotto.

Va da sé che la franchigia che dovesse sceglierlo si ritroverebbe prevedibilmente esposta ad un fuoco di fila mediatico non indifferente, che molti preferirebbero evitare. Francamente, farei molta fatica a digerire una sua eventuale non chiamata alla 47 (seconda pick dei Redskins). A Norman, Mixon è stato coadiuvato nel sobbarcarsi il peso del running game dal poderoso Samaje Perine: ecco che Kelley potrebbe surrogare in quest’ottica il suddetto Perine, e costituire assieme a Mixon un tandem di assoluto valore.

Edge rusher. La conferma della paventata sospensione di 4 partite per abuso di sostanze dopanti da parte di Trent Murphy e la notizia dell’arresto di Junior Galette hanno minato la consistenza della batteria degli OLB della 3-4 dei Redskins. Quest’ultimo è anche reduce da due stagioni in cui non ha giocato nemmeno uno snap a causa della rottura di entrambi i tendini d’Achille in altrettante off season: è assolutamente lecito nutrire dei dubbi sulla sua affidabilità. Kerrigan è un perno della difesa, Preston Smith ha vissuto una stagione statisticamente poco proficua dopo l’exploit da rookie in cui comandò la classifica dei neo professionisti con 8 sack, ed è chiamato ad esplodere definitivamente nel terzo anno di carriera. Dietro di loro c’è poco o nulla a roster, di conseguenza un aiuto in questo senso dal draft non potrebbe che essere benefico.

Cornerback. Se Norman si è rivelato, pur molto ben retribuito, un’aggiunta imprescindibile alle secondarie dei Redskins, l’involuzione di Breeland è alquanto preoccupante: da valutare quanto sia imputabile per il suo rendimento precario una caviglia mai del tutto a posto. Fatto sta che, allo stato attuale, dietro di loro a roster ci sono solo Kendall Fuller, terza scelta dello scorso draft, che è stato impiegato, con risultati piuttosto altalenanti quasi esclusivamente a coprire lo slot,  e Quinton Dunbar, ex ricevitore dei Gators al suo terzo anno in NFL, che si è reso protagonista in certe situazioni di amnesie preoccupanti, e non ha mostrato quella crescita che possa giustificare una fiducia incondizionata nei suoi confronti.

In ogni caso la profondità del ruolo non è adeguata. Ecco dunque che viene in aiuto la profondità della classe di defensive back odierna. A questo proposito un aspetto da non trascurare è l’assunzione da parte di Washington di Torrian Gray come coach dei DB, ruolo che ha ricoperto a Florida l’ultimo anno: attenzione dunque ai prospetti in uscita dalle secondarie dei Gators, come Tabor o Quincy Wilson.

Ormai manca solo una decina di giorni al draft, dove germoglieranno sogni e speranze di noi appassionati, ma anche delusioni e perplessità causate da scelte apparentemente incomprensibili. Prepariamoci dunque ad affrontare uno dei momenti più emozionanti dello sport che amiamo.

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Lorenzo Contini

Ho una passione sconfinata per il football. Tifo Redskins e Hurricanes grazie al leggendario Sean Taylor, il mio idolo sportivo: gone but never forgotten.

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