Up and Coming: San Francisco 49ers

Up and Coming è una nuova rubrica di Huddle Magazine che vuole descrivere le squadre che sono in crescita nella NFL. Vi accompagneremo per otto settimane, scegliendo una squadra per division e raccontandovi quali caratteristiche ci possiamo aspettare da essa in questo 2017. L’obiettivo è avere un’anteprima di ciò che vedremo in questa lunga offseason per le franchigie che riteniamo possano cambiare di più in questo periodo. Nella speranza di riuscire a trovare delle nuove contender!

Tu non conosci Kyle

In questa serie abbiamo già incontrato Kyle Shanahan. Stavamo parlando dei Browns e della battaglia legale, scaturita dall’impiego di Johnny Manziel, che avrebbe separato il tecnico dalla franchigia.
Per il tifoso medio dei 49ers, l’assunzione di Shanahan è esaltante: dopo la stagione incredibile dell’attacco dei Falcons, avere come head coach quel coordinatore offensivo deve sembrare un paradiso. La realtà riguardo al figlio di Mike è leggermente diversa, non del tutto rappresentata dal 2016 di Atlanta.

Figlio sportivo della dinastia Broncos (Elway, il padre Mike Shanahan, Kubiak, Tim Brewster), Kyle è uno dei più precoci coordinatori e allenatori NFL di sempre. I suoi inizi sono da riportare indietro fino ai primi anni 2000, quando poco più che ventenne assisteva Jon Gruden e i suoi Buccaneers campioni del Mondo.
Questo è il periodo che lui stesso, in un’intervista di pochi giorni fa, evidenzia come chiave nella sua crescita: essere esposto alla grandezza di quella difesa gli fa acquisire dimestichezza con tutte le fasi del gioco, non solo con l’attacco di cui era stato studioso fino a quel tempo.

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Kyle Shanahan

Poi arrivarono i vari impieghi da OC: Texans, Redskins, Browns, Falcons. A Houston guida Matt Schaub a due grandi stagioni sopra le 4000 yard, a Washington dapprima ne crea 3300 per un tramontante Donovan McNabb, poi sfiora di nuovo le 4000 con la coppia Rex Grossman-John Beck prima che l’uragano Robert Griffin III passi sopra la capitale e faccia approdare i pellerossa ai Playoff. L’ecletticità di Shanahan gli fornisce una grande base per sviluppare l’attacco; complicato trovare una migliore opzione per un qualsiasi tipo di attacco NFL che il figlio di Mike.
La bravura nel trovare i numeri in attacco non può però totalmente rassicurare i tifosi, e l’inesperienza da capo allenatore affiancata allo scarso coinvolgimento in difesa, può portare a qualche lecito dubbio, soprattutto nel breve termine.

Rebuilding vs. Retooling

Stabilito che Shanahan può fare miracoli, esiste comunque un limite all’ottimismo. Si trova nelle sue stesse parole: “Sto valutando l’attuale rosa della squadra!”
Tra pochi giorni sapremo meglio se il processo per riportare i 49ers dove il loro blasone richiede è un retooling (aggiungere talento in alcuni reparti e tentare di migliorare il record) oppure un rebuilding (mettere da parte il record e rifondare l’identità di squadra). Per quanto visto ai Browns, forse Shanahan ha un’avversione per il rebuilding, quindi passiamo a vedere chi si salva nell’attuale roster che ha vinto solo due partite nel 2016.

Partiamo dalla difesa: Gerald Hodges, linebacker ex Minnesota, ha appena concluso una buona stagione per ProFootballFocus (82 di rating). Il principale free agent è lui, da rifirmare se consideriamo che la difesa di SF è stata spesso in campo quest’anno ed esposta a figuracce gravi per tutta la stagione.
Arik Armstead e DeForest Buckner sono altri due punti di forza: lasciando perdere la prevedibile transizione da 3-4 a 4-3 della difesa, questi giovani non possono stare fuori dalla formazione titolare. Con la firma di Earl Mitchell, giunta pochi giorni fa, la linea difensiva sembra quasi a posto.
Con Hodges e Navorro Bowman, anche i linebacker non sono scoperti. Le difficoltà sulle corse nel 2016 sono imputabili al ritmo delle partite, gestite male da Chip Kelly, più che alla bontà del personale.
Tramaine Brock è stato in crescita per tutta la stagione e la secondaria dovrebbe tornare in blocco.

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In attacco ci sono i problemi maggiori: le due guardie, a esempio, sono le peggiori della lega. Un lauto investimento (SF è la squadra con più spazio salariale dopo i Browns) in free agency è più che possibile sulla linea offensiva.
I ricevitori, semplicemente, non esistono. Considerare Torrey Smith come un vero e proprio WR1 ha fatto danni irreparabili, settando il livello molto in basso per quanto riguardo questo ruolo.

Il problema quarterback è vastissimo. Colin Kaepernick suscita pareri contrastanti, ma Shanahan con lui può fare bene e il tag su Kirk Cousins allontana grossi ribaltoni per quanto riguarda l’arrivo del giocatore di Washington; una scelta al terzo o quarto giro è però ovvia se davvero Kap rimanesse al timone. Quello che potrebbe cambiare tutto è però una trade: la seconda assoluta è mediamente appetibile, e potrebbe rivelarsi la carta da giocare per giungere a Tony Romo o appunto Cousins.
L’ultima ora, inoltre, aggiunge la probabile rescissione di Kaepernick. Come succede molto spesso, la scelta di un quarterback ci fa comprendere quale rotta prenda una franchigia, e con il prodotto di Nevada con un piede fuori dalla porta questa decisione è la più incerta della lega.
Se vincerà la strategia del rebuilding, la 2 sarà usata su quello che per Shanahan è il miglior QB e da lì si ripartirà. Altrimenti vincerà il retooling, e allora Kap (o altro veterano) sarà il capitano di una squadra con nuovo talento, soprattutto in attacco.

La scelta di mantenere alcuni coach dello staff di Kelly in difesa avvalora la tesi per cui, nella retroguardia, questa squadra abbia sofferto più a causa del molto tempo passato in campo che non dalle sue performance.

Una grande società allo sbando

Sembra inverosimile che solo quattro stagioni or sono i San Francisco 49ers fossero la squadra più promettente della NFL. Ma era la realtà: un coach giovane, un QB di livello e molto giovane, una difesa terrificante per tutti, uno stadio moderno e nuovo tutto da riempire.
Quello che il management è riuscito a fare è stato smantellare tutto questo, rendendo una squadra che aveva appena giocato il Super Bowl una barzelletta vera e propria. Una deriva partita dall’allontanamento e isolamento dell’allenatore, dal ritiro precoce dei suoi pezzi da 90 in difesa, da una gestione – soprattutto tecnica – di basso profilo.
Due head coach nelle ultime due stagioni: prima un traghettatore (Jim Tomsula), poi un pioniere scapestrato fuori dal suo habitat naturale (Chip Kelly). Come visto, il lascito di queste due ultime gestioni è stato un gruppo di giocatori straordinariamente attirati da una nuova, più competente, direzione.

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Il primo a dover dimostrare tale competenza è John Lynch: nominato general manager, la ex safety è un debuttante. Non mettiamo in dubbio comprenda il gioco e i suoi meccanismi, ma temiamo la mancanza di esperienza non riesca a raddrizzare la franchigia. La firma di Shanahan, a cui è stato proposto di avere voce in capitolo anche all’interno del front office, è inevitabilmente vista come un sollievo.
I 49ers si trovano quindi in un limbo di complicatissima analisi. La questione quarterback, un front office inesperto, un attacco completamente da trovare. Un head coach di grandi speranze e una difesa quantomeno decente, e comunque non rappresentata dai numeri della scorsa stagione, saranno le fragili colonne su cui si baserà questo 2017.

Come fatto per Titans e Browns, vorremmo cercare una decisione, un dettaglio, una scelta con la quale interpretare il futuro prossimo di San Francisco. Purtroppo, però, trovare il bandolo della matassa californiana è quasi impossibile.
Si consolino i tifosi con la rinnovata gestione tecnica. È quantomeno un passo in avanti, nella speranza di non rendere il Levi’s Stadium la cattedrale nel deserto che è stato sin dalla sua costruzione.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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