Up and Coming: New York Jets

Up and Coming è una nuova rubrica di Huddle Magazine che vuole descrivere le squadre che sono in crescita nella NFL. Vi accompagneremo per otto settimane, scegliendo una squadra per division e raccontandovi quali caratteristiche ci possiamo aspettare da essa in questo 2017. L’obiettivo è avere un’anteprima di ciò che vedremo in questa lunga offseason per le franchigie che riteniamo possano cambiare di più in questo periodo. Nella speranza di riuscire a trovare delle nuove contender!

Il saluto dei grandi

Breno Giacomini, Darrelle Revis, Nick Folk, Nick Mangold, Brandon Marshall. Inutile chiedere cosa abbiano in comune questi monumenti dei Jets: sono stati tutti tagliati da Mike Maccagnan, GM al secondo anno. Nelle sue intenzioni non c’è solo liberarsi dello spazio salariale, ma anche invertire una rotta evidente che stava portando alla deriva una franchigia che solo nel 2015 sfiorò i Playoff.
Primo tassello del disastro è stato il contratto di Ryan Fitzpatrick, il quarterback, di cui un anno fa ancora non sapevamo il destino. Dopo una stagione (appunto il 2015) di alto livello, egli aveva trovato modo di ottenere un contratto molto danaroso che però poteva essere terminato dopo il primo anno. I Jets hanno così deciso di non averlo più in rosa questo febbraio, dopo un 2016 imbarazzante, dando il via quindi a un repulisti che non si vede così di frequente in NFL.
Ma attenzione, non è una pulizia insensata: tutti i pezzi da novanta elencati prima sono ultratrentenni evidentemente nella parte discendente della carriera.
Per ora nella grande mela non hanno ancora sostituito tutti: è arrivato Kelvin Beachum, forte tackle reduce da qualche infortunio di troppo, e Chandler Catanzaro per sostituire il kicker Folk.
Il risultato è un roster estremamente sottile, che ora ha 24 milioni di spazio salariale ma ancora poco tempo per migliorare in free agency. Le sole sette scelte al draft, inoltre, non sembrano poter riempire tutti i posti vuoti, partendo da quello che rimane il più vuoto di tutti: quello di quarterback.

Chi ci metto a lanciare la palla?

Al momento attuale i Jets si ritrovano con soli due quarterback: Brice Petty e Christian Hackenberg.

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Su Petty abbiamo già dei dati oggettivi su cui riflettere. Quattro partite da titolare al posto di Fitzpatrick l’anno passato e altrettante figure magre: 3 TD e 6 INT, percentuali ondivaghe e la sensazione che non riesca nemmeno a essere una riserva di livello NFL.
In questo senso, furono palesi le parole del suo allenatore Todd Bowles durante l’arco della passata stagione. Il coach al primo anno disse che schierare Petty non era per niente facile, in quanto la squadra non riusciva a seguirlo. A parte la sfiducia, chiara e fisiologica, che si ha per un giovane che non ha dimostrato nulla, c’era a quanto pare l’opinione diffusa tra i veterani che il giocatore da Baylor non fosse all’altezza tecnicamente.
Bowles dichiarò che non era nemmeno nella situazione di poter lanciare il suo QB di riserva, per paura di “bruciarlo”, come si dice in gergo.

Situazione ancora peggiore per Christian Hackenberg, mai in campo nella sua stagione da rookie, il 2016.Il QB da Penn State era, in sede di mock draft, spesso avvicinato ai Texans di coach O’Brien, suo mentore. Le critiche erano abbastanza precise: dipende molto dal sistema, non si crede nella sua adattabilità al livello professionistico.
La sua esclusione dal gioco nell’anno passato, in cui avrebbe avuto tutto lo spazio possibile donato dalla disastrata situazione dei suoi pariruolo in biancoverde, ha ravvivato queste prime analisi. In una città brontolona come New York, non ci si può aspettare nessuno si chieda perché questo ragazzo non giochi.
Bowles ha detto che non c’è nessun caso e che Hackenberg non desta preoccupazioni, che il suo compito è sviluppare il potenziale del Nittany Lion. Gli ha fatto eco il giocatore: “A me nessuno ha detto che non so giocare!”

Realisticamente, non si può pensare che uno dei due sia adatto a essere il titolare. Soprattutto nella grande mela. Svuotare il MetLife non è l’obiettivo di nessuna dirigenza che abbia un minimo di senno.
Detto questo, il tempo gioca dalla parte dei Jets. A.J. McCarron e Jay Cutler sono i due principali indiziati per ricoprire il ruolo. Quest’ultimo sembra essere interessato, ma la realtà è che Cutler non può neanche permettersi di essere troppo sofisticato: deve adattarsi e accettare qualsiasi chiamata. McCarron (e Trevor Siemian di Denver) è un’opzione differente, data la diversa età del giocatore.
Un Cutler ormai sulla via del tramonto ha lo stesso appeal di un giovane QB di medio livello? Consideriamo anche che i Jets hanno utilizzato tantissime scelte alte, negli ultimi dieci anni, per dei quarterback e che realisticamente vorranno infoltire altri reparti, come vedremo tra poco, del tutto sguarniti.
La soluzione McCarron-Siemian dovrebbe essere la più adatta, sperando Hackenberg non sia davvero debole quanto si vocifera.

Rebuilding intensivo e credibilità perduta

È credibile che i Jets siano nel mezzo di un rebuilding? I nomi altisonanti che sono stati tagliati potrebbero far pensare a questo, ma in queste ore emerge tra gli addetti ai lavori un’altra verità.
I New York Jets non sono una realtà attraente per nessuno.
La vicenda Dont’a Hightower, linebacker dei Patriots, che ha rifiutato i soldi di New York per rimanere a New England a meno, ha fatto riflettere. Se franchigie come Jaguars e Browns almeno attirano coloro che cercano soldi e non fama, i Jets addirittura non riescono a firmare un giocatore che ha appena vinto il Super Bowl e quindi interessato a capitalizzare.

Molto dipenderà da Sheldon Richardson. Ultima “mela marcia” di cui il management deve liberarsi, Richardson non porterebbe dead money sul salary cap dei Jets, se tagliato. Ovvio che però la dirigenza sia interessata a una trade, magari per arrivare a McCarron, Tony Romo o Siemian. Il fatto che Richardson sia ancora lì e che la pista sia, come si dice, fredda, testimonia quanta poca credibilità abbiano i biancoverdi a livello NFL.
Se per le altre squadre analizzate fin qui in Up and coming la discussione riguarda il futuro tecnico, quello sul campo, per i Jets non è assolutamente così: la vicenda del OLB da Missouri deve farci capire quanto Maccagnan possa riuscire a risollevare il nome della franchigia. Il campo, lo sappiamo già, deluderà.

Ci sono buchi clamorosi in linea offensiva, per quanto riguarda quarterback, cornerback, tight end, ricevitori. Il draft, come detto, non potrà essere decisivo visto le poche munizioni che hanno i Jets per salire nell’ordine. Con un po’ di trade-down riusciranno forse a rimediare un paio di scelte in più, ma tutto finisce lì.
Sono una squadra che sta ricostruendo, che sta facendo una fatica mortale a farlo e che senza dubbio non potrà avvicinarsi a un record vincente nel 2017. Il futuro della parte verde di New York è grigio, ma il vero problema è che la stagione entrante non è nemmeno un anno zero, è già semplicemente l’ennesimo anno inutile del recente passato.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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