[NFL] Week 14: “Lo famo strain” (Arizona Cardinals vs Miami Dolphins 23-26)

Le due squadre arrivano allo scontro della quattordicesima settimana con stati d’animo diversi, anche se con un obiettivo ancora non tramontato.

I Cardinals erano reduci da una vittoria tutto sommato convincente contro i Washington Redskins, con l’obbligo di riprendere quota per mantenere le residue speranze di accesso alla postseason in una divisione che, Seahawks a parte, non è parsa tutto sommato irresistibile. I Dolphins, dopo una striscia di sei vittorie consecutive, avevano preso una sonora lezione dai Baltimore Ravens che ne avevano ridimensionato un po’ lo spirito e le ambizioni. Ma tutte e due le squadre erano ben presenti nel gruppo “In the hunt” dello scenario dei prossimi playoff.

Tutto pronto per una partita tra due squadre interessanti, sotto il bel sole della Florida, quindi…

Pubblicità

Il primo possesso dei Cardinals termina in poco tempo quando Carlson Palmer (che ha avuto periodi migliori) viene intercettato sulla linea delle 40 yard avversarie da Mike Hull, schierato al posto dell’infortunato Alonso. I commentatori ci ricordano implacabili che l’ultimo LB che a Miami riuscì a intercettare un lancio nella sua partita di esordio era Zach Thomas. Tannehill entra subito bene in partita. Baltimore a parte, durante la serie positiva si è preso a pieno titolo le chiavi del sistema offensivo di Gase, numeri e risultati ormai sono tutti dalla sua parte e quest’anno tutti sono d’accordo nell’affermare che probabilmente il problema del QB a Miami è stato davvero risolto.
Già.
Al quarto gioco del drive di apertura infatti riesce a trovare con un bel lancio di 28 yard Kenny Stills, e i Dolphins vanno subito sul tabellone. Nemmeno il tempo di festeggiare, perchè i Cards con un end around di 56 yard di Nelson pareggiano immediatamente le segnature, “pending the extra point”, come da telecronaca. Snap un po’ alto, l’holder ci mette quel decimo in più e l’onesto Chandler Catanzaro mette a lato il tentativo. Si resta sul 7-6 per i padroni di casa, punteggio che chiude il primo quarto.

JJ Nelson celebra in end zone

Nota a margine… Nel frattempo il tiepido sole di Miami si è trasformato in un acquazzone tropicale che non abbandonerà più la scena per tutta la partita, e il grip sul pallone è quello che è… Due intercetti e un fumble per Arizona, un intercetto e un fumble per Miami nel solo primo quarto. Il fumble particolarmente sanguinoso, poichè i Fins erano sulla linea delle due yard avversarie e pronti per andare di nuovo sul tabellone.

Con la partita nella fase del ciapanò (cit.), il secondo quarto procede sulla falsariga del primo. Cardinals arruffoni in attacco, Dolphins appena meno inconcludenti. Catanzaro “ha fatto palo” dalle 41, ma col tempo che spirava centra i pali dalle 56, Tannehill perde malamente il grip su uno screen, col rischio di prendersi il fumble ricoperto ben dentro la propria red zone, anche se prima era riuscito a guidare un buon drive concluso con un lancio per Dion Sims di 7 yard. Sotto il diluvio, i padroni di casa arrivano all’intervallo in vantaggio per 14-9.

L’analisi è presto fatta. Miami pare in controllo, ma si perde in occasionali cali di concentrazione e nel solito mucchio di penalità. Arizona abbastanza inesistente, Palmer fuori sincro con il suo attacco, David Johnson che scalda il motore. Ma sono in partita, il punteggio è vicino.

Il terzo quarto si apre nel modo migliore possibile per i padroni di casa. Su uno screen che mirava alla chiusura del down, Landry rompe un placcaggio, trova il blocco giusto e prende la sideline per un guadagno di 71 yard (il più lungo in carriera). I Dolphins si affacciano quindi subito nella red zone avversaria, e in poco riescono ad andare sul tabellone per la terza volta, con il solito lob preciso di Tannehill per Damien Williams. Sul 21-9, con il diluvio in corso, l’esito della partita sembrerebbe pendere dalla parte dei padroni di casa, che potrebbero forse iniziare a gestire il vantaggio e l’orologio, anche se Jay Ajayi sta avendo una giornata almeno difficile a causa del buon lavoro della DL dei Cardinals e della prestazione mostruosa del MLB Bucannon, che pare essersi portato dietro due o tre cloni, visto il range di campo che riesce a coprire. Ma in seguito ad un successivo placcaggio su una corsa, accusa problemi ad una caviglia ed è costretto a uscire.

Una partita che sembrava ormai al sicuro per i padroni di casa, svolta repentinamente alla fine del terzo quarto.

I Cardinals devono andare al punt a ridosso della propria end zone, quindi per i Dolphins sarebbe la situazione ideale, se non che Kenyan Drake sembra non orientarsi e finisce addosso a Jarvis Landry, facendogli perdere la palla, ricoperta dallo special team avversario in una posizione che sarebbe stata eccellente per il suo attacco. La difesa tiene anche troppo bene e con qualche penalità i Cardinals devono nuovamente andare al punt poco dopo. Tannehill dalle proprie 44 pesca subito Devante Parker per un primo down, ma qui la partita sterza davvero e forse non solo quella…

Calais Campbell (si scuserà in seguito) arriva un po’ in ritardo e un po’ troppo basso sulle ginocchia del QB avversario che resta a terra, tenendosi platealmente il ginocchio sinistro.
Bisogna spendere una riga a favore di Tannehill, che da quando è in attività è il quarterback che ha subito il maggior numero di sack in tutta la NFL, tutti incassati senza fare una piega. Non è uno “mollo” e il colpo dell’avversario è parso un po’ al limite.
Fatto sta che Tannehill rientra nello spogliatoio sulle sue gambe, ma ritorna in campo vestito in borghese e forse anche in lacrime, con i compagni di squadra che vanno subito da lui a dargli un po’ di conforto. Dai referti successivi pare scongiurato il rischio della IR e dell’intervento, ma probabilmente dovrà fermarsi per un po’.

L’infortunio di Ryan Tannehill

Matt Moore entra a freddo, la situazione appare ancora sotto controllo ma lui non assaggia una partita vera in sostanza dall’arrivo di Tannehill nel 2012. Miami ha sempre confermato Moore, perchè un backup di qualità è sempre un ottimo asset. Ma la sua partita non può non iniziare con un certo numero di hand off per Ajayi, che trova sempre le corsie occupate dalla buonissima difesa avversaria. I Dolphins vanno al punt e per un eccellente lavoro dello special team chiudono i Cardinals a ridosso della loro end zone.

Pubblicità

Sopra di 12 punti e sotto il diluvio comincia la svolta vera e propria.

Palmer si ricorda sia di essere un buon veterano che di avere a disposizione un gruppo di ricevitori di primo ordine, oltre a quella vera e propria arma letale di David Johnson. Comincia senza fretta a sezionare la difesa della squadra di casa, tenendo a mente due semplici assiomi: alla larga da Wake e raddoppiare Suh. Con un mix di lanci e corse e ruotando in modo eccellente il personale, i ragazzi di Arians arrivano ad allestire un drive di 99 yard in 6:43, concluso con un lancio di 9 yard di Palmer per il ricevitore Golden.

I Cardinals si avvicinano fino al 21-15, “pending the extra point”. Ma stavolta la frittata è ancora più grossa rispetto allo snap alto del primo quarto. L’holder non riesce proprio a tenere quella specie di saponetta con le cuciture, lo special team di casa riesce a prender palla e Walt Aikens va via sulla sideline. TD dei Cardinals trasformato dai Dolphins, si potrebbe dire. Cardinals 15, Dolphins 23.

Moore è ancora freddo, il playcalling di Gase vuole coinvolgere il più possibile Ajayi, sia per i guadagni che per il tempo, ma la difesa dei Cardinals sa benissimo cosa attendersi. Due corse, un incompleto, punt. La combinazione peggiore nel momento peggiore. I Cardinals hanno di nuovo la palla sulle 50, con più di 5 minuti sul cronometro e tutta l’inerzia possibile. Palmer si rimette in moto e in 2 minuti e poco si porta a ridosso della end zone, dove trova Nelson con un lancio di tocco molto ben eseguito. A buon fine anche la trasformazione da 2. Parità, a tre minuti dalla fine.

Rientra in campo l’attacco di Miami, ora è comprensibile anche un po’ di “braccino”, visto il ritorno furioso degli avversari. Ancora un 3-and-out, punt e palla ai Cardinals alle soglie del two minute warning. I tifosi sono alle soglie della tragedia, l’ennesimo campionato “quasi interessante” pronto a cadere nella nota sindrome del Dolphins DecemberMa tolta la legnata di Baltimore, Miami ha vinto molte partite all’ultimo minuto quando non all’ultimo gioco. E’ il concetto di “Strain” (“dare tutto fino alla fine”), il mantra di Coach Gase.

Adam Gase

E allora, ci sia perdonata la citazione, “famolo strain”.

Ora è la difesa di Miami che inchioda Palmer e i suoi ad un 3-and-out e Moore si ritrova la palla in mano verso metà campo. Le condizioni ambientali sono eufemisticamente impegnative e il buon Andrew Franks non è proprio nella elite dei kicker fuori dalle 35. Ma arriva subito una chiusura di down in due giochi e in teoria il range del kicker è stato raggiunto, proprio con un passaggio di Matt Moore che finalmente pare entrato in partita. E nel gioco successivo possiamo anche togliere il “finalmente”, perchè Moore con un lancio sontuoso pesca Kenny Stills sulle 3 yard avversarie, per annullare nei limiti del possibile i margini di errore del suo kicker. Tempo di provocare qualche migliaio di infarti nell’Hard Rock Stadium per un hand off a Williams con inciampo incluso, tempo di chiamare l’ultimo timeout.

Franks entra in campo con la palla sulle due yard, un secondo sul cronometro.

Franks manda i titoli di coda

Dolphins 26, Cardinals 23. Le speranze di playoff dei cetacei restano vive, con un calendario non impossibile e con il momento di difficoltà dei Broncos, ma sarà tutt’altro che una passeggiata. I Cardinals, cui va dato atto di averci creduto quasi fino alla fine, sono ormai appesi alla matematica.

L’immagine più bella, che dà l’idea del lavoro fatto da Gase sulla sua squadra, è quella di Tannehill che abbraccia Matt Moore alla fine della partita. I Dolphins non saranno imbattibili, ma quest’anno sono una squadra.

Pubblicità
[clear] [graphiq id=”kfhrLQxkAux” title=”Game Recap” width=”800″ height=”740″ url=”https://w.graphiq.com/w/kfhrLQxkAux” ] [ad id=”29269″]
Merchandising Merchandising

Mauro Clementi

Curioso esempio di tifoso a polarità invertita: praticamente un lord inglese durante le partite della Roma, diventa un soggetto da Daspo non appena si trova ad assistere ad una partita di football. Ha da poco smesso lo stato di vedovanza da Marino. Viste le due squadre tifate, ha molta pazienza.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.