[NFL] Week 12: Super Difesa (Seattle Seahawks vs Tampa Bay Buccaneers 5-14)

Una super difesa trascina i Tampa Bay Buccaneers ad una sorprendente quanto preziosa vittoria con l’insolito punteggio di 14-5 sui lanciatissimi Seattle Seahawks e grazie a questo successo, il terzo consecutivo, gli uomini di Koetter hanno ora lo stesso record dei Minnesota Vikings, a quota 6 vittorie e 5 sconfitte e sono ad appena mezza gara di distacco dai Washington Redskins che a oggi sarebbero l’ultimo team a disputare i playoff della NFC.

Per una sera invece Seattle è tornata ad essere un team con un attacco inguardabile, come nelle prime giornate, anche se il k.o. in Florida non pregiudica certo le chance di conquistare il trono in una NFC West che è nuovamente la peggior division dell’intera NFL.

La sfida di domenica al Raymond James Stadium era la tredicesima fra le due franchigie che arrivarono nella NFL come expansion team nel 1976, e Tampa Bay, che aveva perso sette dei primi otto incontri, si è confermata bestia nera di quei Seahawks che delle ultime cinque gare sono riusciti a vincerne solo una, in overtime, nel 2013.

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Un po’ tutta la difesa di Tampa Bay ha giocato alla grande, ma il cuore del reparto è stata una linea che ha dominato per tutta la gara, complice però va ricordato, anche il fatto che Seattle si è trovata costretta per la prima volta nella sua storia, a schierare ben tre rookie in linea di attacco.

Il defensive end Noah Spence pur partendo dalla panchina, ha messo a segno due sack e quattro hurries, il collega Ayers ha aggiunto un altro sack e quattro hits su Wilson mentre anche il tackle McCoy ha vissuto una grande giornata con altri due sack e due hurries.

La gara con Seattle ha visto per altro una grande prestazione anche del secondario in maglia arancione: il rookie Hargreaves è stato battuto 3 volte dai receiver avversari ma per sole 11 yard, mentre il collega Verner, in campo nonostante la scomparsa del papà appena due giorni prima del match, ha concesso pure lui tre soli completi per 38 yard ma ha anche all’attivo un intercetto.

Da sottolineare inoltre i tre turnover causati dal reparto difensivo di Tampa Bay, un bottino notevole visto che nelle precedenti sette gare i Seahawks avevano perso appena un pallone.

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In attacco i Buccaneers sono partiti fortissimo, con due touchdown nei primi due drive, poi nel resto del primo tempo hanno continuato a macinare yard, ma l’ennesimo errore di Aguayo su un field goal non impossibile ed una brutta gestione dell’orologio da parte del coaching staff, hanno impedito ai padroni di casa di mettere a segno altri punti.

In tutto il secondo tempo invece i Bucs hanno collezionato appena quattro primi down e, soprattutto, sono arrivate due palle perse, una delle quali nella red zone ospite per un pessimo lancio di Winston. Il regista da Florida State è stato comunque protagonista di un buon match che lo ha visto completare 21 passaggi sui 28 tentati per 220 yard con due mete ed un intercetto.

Winston è stato soprattutto letale nelle play action, con 10 completi su 11 per 76 yard e una meta. Il bersaglio preferito del regista di casa è stato naturalmente Mike Evans che ha vinto la battaglia contro l’altro fenomeno, il cornerback Richard Sherman, ed ha ricevuto otto palloni per 104 yard e due touchdown.

Oltre alla prestazione di Evans, ci sono da registrare le quattro ricezioni per 43 yard del tight end Brate, ma poi è il deserto, visto che altri 7 giocatori di Tampa hanno portato a casa una o due ricezioni ma nulla più. Contro Seattle il coaching staff di Tampa ha cercato di sfruttare il rushing game (l’attacco di coach Todd Monken ha corso 35 volte e passato per 28) ma i risultati sono stati onestamente deludenti, visto che i Bucs sono andati oltre le 100 yard di corsa ma, appunto, in 35 corse con una media di nemmeno 3 yard e mezzo a portata.  

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Seattle ha sì pagato il fatto di avere tre rookie in linea offensiva (il centro Hunt, la guardia Ifedi e il tackle Fant), ma sarebbe errato addossare la colpa del k.o. solo a questo. Anche perchè in difesa i Seahawks lamentavano assenze altrettanto importanti, visto che erano fuori Earl Thomas e Michael Bennett, cioè due dei migliori atleti dell’intera NFL nei propri ruoli, e il reparto, dopo i primi due drive, ha giocato una signora gara .

Wilson è stato braccato dalla difesa dei Bucs per tutta la sera, ma in ogni caso la performance del regista col numero 3 è stata deficitaria, con poco più del 50% di completi (17 su 33), per appena 151 yard. Wilson è stato veramente in difficoltà quando i Bucs sono riusciti, ed è successo spesso, a metterlo sotto pressione, visto che in tali situazioni il quarterback ospite ha completato due soli passaggi su 13.

Fra i ricevitori hanno dato segni di vita solo Graham (6 ricezioni per 67 yard) e Baldwin, il quale però pur con sette palle catturate ha portato a casa appena 34 yard. E il rushing game non ha fatto molto meglio: Wilson è stato di gran lunga il miglior runner con 8 portate per 80 yard, mentre la prestazione di Rawls è di quelle da dimenticare al più presto (12 corse, 38 yard). E la mancanza di un minimo di ritmo ha messo naturalmente ancor più in difficoltà una linea offensiva che già stava faticando di suo.

La difesa dei Seahawks è sembrata sorpresa dal grande avvio di Winston e soci ed ha concesso molte yard, poi però con l’andare dei minuti si è aggiustata e Tampa ha faticato a conquistare terreno soprattutto nel secondo tempo. Chancellor ha sfoderato una grande prestazione (nessuna ricezione concessa ed un intercetto) aiutato in questo dal collega Terrell che ha sostituito egregiamente Thomas ed ha concesso appena 20 yard nei lanci nella sua direzione. Ancora da sottolineare in difesa per Seattle le prove di KJ Wright, ottimo in copertura sui passaggi, e di Bobby Wagner, il migliore dei suoi contro il gioco sulla terra dei Bucs.     

E alla fine, nonostante la buona prova generale della difesa ospite, è stato decisivo il primo quarto del match in cui Tampa Bay ha messo a segno un uno-due cui Seattle non è riuscita a rispondere. Winston è stato il protagonista in avvio del primo drive, con i Bucs che hanno chiuso ben tre primi down grazie al loro quarterback, uno di corsa e due su passaggio, entrambi a Evans, per 10 e 26 yard.

Sulle 30 di Seattle i padroni di casa si sono poi affidati al gioco sulla terra che con Martin e Barber ha fruttato altre 23 yard. Quindi dalle 3 dei Seahawks ancora l’asse Winston-Evans ha messo a segno il primo touchdown della serata.

Un sack in coabitazione fra McCoy e Spence ha invece fatto naufragare la serie di apertura di Seattle, mentre l’attacco di Tampa teneva il piede sull’acceleratore e passava ancora: una bella corsa di Martin da 10 yard su un terzo e otto faceva approdare i Pirati a metà campo, e da qui Winston pescava prima Brate con un passaggio da 27 yard, poi direttamente in meta Evans che eludeva la guardia di sua maestà Richard Sherman.

In avvio di secondo quarto arrivavano i primi punti anche per Seattle, grazie… all’attacco di Tampa Bay: il tight end Stocker veniva punito per holding all’interno della sua end zone, il che voleva dire safety e palla nuovamente a Seattle. L’attacco dei Seahawks faceva però una gran fatica a muovere il pallone e infatti i due guadagni principali della serie seguente venivano grazie ad una corsa di Wilson da 17 yard e da una penalità di pass interference fischiata a McDougald da 29.

Sulle 30 di Tampa Bay, Rawls guadagnava altre cinque yard ma il passaggio seguente di Wilson a Lockett cadeva incompleto. Seattle era così costretta a ricorrere ad Hauschka che da 43 yard non sbagliava e fissava il punteggio sul 14-5. Nel drive seguente i Bucs non riuscivano a chiudere un down nonostante avessero a disposizione due giochi per guadagnare appena due yard, ma sul rovesciamento di fronte Wilson veniva messo a terra da Kwon Alexander ed arrivava l’ennesimo punt.

Tampa Bay riceveva poi un regalo da Clark sotto forma di 15 yard per unnecessary roughness, ma Aguayo proseguiva in questa sua difficilissima annata da rookie (in stagione sui field goal il prodotto da Florida State è 13 su 19, cioè nemmeno il 70%) sbagliando un calcio da 48 yard. Seattle partiva così da una buona posizione di campo, però sulle 15 di Tampa Bay, come in un perfetto copione hollywoodiano, il cornerback Verner intercettava Wilson e sulla sideline veniva abbracciato da molti suoi compagni mentre non riusciva a trattenere le lacrime.

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Il primo tempo virtualmente si chiudeva qui, con Wilson che terminava i primi 30 minuti di football con un terribile 3 su 8 per 20 yard che, a causa dei sack subiti, trasformava il total offense di passaggio di Seattle in 1 yard, prestazione peggiore dal 1998 (allora, in quel di Kansas City, dopo il primo tempo le yard su passaggio dei Seahawks furono un bello 0).

In avvio di secondo tempo Wilson cercava di dare una scossa ai suoi con un long pass a Lockett che però era leggermente fuori misura, mentre sull’altro fronte un grande intervento di K J Wright impediva a Martin di chiudere il down su un terzo e uno già nella metà campo ospite.

Il drive seguente di Seattle partiva dalle 4 yard, e dopo un paio di primi down, i Seahawks erano nuovamente costretti al punt. Ormai però la difesa ospite aveva preso le misure a Winston e compagni e anche l’attacco di Tampa Bay faticava. La serie seguente infatti veniva tenuta in vita da due ricezioni di Evans, la seconda delle quali da urlo in mezzo ad un traffico stile festività natalizie, ma poco dopo metà campo anche i Bucs si arenavano.

 Si arrivava così all’avvio dell’ultimo quarto con Seattle che cercava disperatamente di mettere punti sul tabellone e di invertire una statistica terrible che diceva 0 su 7 ai terzi down, anche perchè finalmente la linea offensiva iniziava a dare un po’ più di tempo a Wilson per  lanciare. P

erò per l’attacco di coach Bevell di muovere palla non c’era verso: per il terzo drive consecutivo Seattle partiva da dentro le sue dieci con 14 minuti da giocare, e grazie a due buoni passaggi di Wilson gli ospiti arrivavano fin sulle 33, ma sul terzo e dieci un grande intervento della safety McDougald separava il receiver Lockett dall’ovale e la palla tornava a Tampa.

Il Thanksgiving era passato da poco e i Bucs erano ancora in vena di regali, così dopo sole tre azioni ridavano palla agli avversari grazie al fumble di Martin. Per Seattle però non era giornata ed il drive seguente ne era la prova: una corsa di Wilson da 13 yard ed un buon passaggio a Graham li portavano fin sulle 27 avversarie, dove ancora Graham riceveva un pallone ma sul placcaggio di David lo perdeva grazie ad un fortuito colpo di ginocchio sull’ovale del linebacker di casa. Lo stesso David recuperava la palla e veniva fermato solo sulle 25 di Seattle.

Con quattro minuti da giocare Tampa sembrava chiudere definitivamente la pratica allorquando Winston trovava Brate in meta, ma una inutile penalità di Dotson vanificava lo sforzo. Non solo, ma nell’azione seguente Chancellor intercettava in end zone un pallone troppo pigro di Winston ridando speranza agli ospiti. In mezzo a mille fatiche (Wilson subiva altri due sack ed era costretto a giocare, convertendolo, un quarto e 14), i Seahawks arrivavano fino a metà campo con Wilson che all’undicesimo tentativo chiudeva finalmente il primo “terzo down” della partita con un bel passaggio a Richardson per 17 yard.

Appena entrati nel two minutes warning però, il quarterback ospite cercava sul lungo Lockett ma McDougald saltava davanti al receiver dei Falchi intercettando per la seconda volta in giornata un Wilson che era stato “pizzicato” due volte ma nelle dieci partite precedenti. Seattle aveva solo più un timeout e i Bucs facevano scorrere l’orologio fino a zero sigillando un 14-5 che nella storia NFL si era registrato solo un’altra volta, nel 1984 con i 49ers targati Joe Montana che avevano sconfitto con quel punteggio gli Atlanta Falcons.              

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