[NFL] Week 11: Vincere non è facile (Philadelphia Eagles vs Seattle Seahawks 15-26)

I Philadelphia Eagles sono stati più volte puniti in questa stagione per errori di inesperienza. Quando si va a Seattle, pur avendo tutte le carte per fare bella figura, tale inesperienza si trasforma in lesa maestà, e si torna a casa con pochissime ragioni per le quali festeggiare.

Nell’undicesima settimana succede proprio questo: gli Eagles preparano bene la partita, commettono un grave errore, scivolano fuori dalla contesa, i Seahawks vincono.

Il primo protagonista è lo stesso della partita precedente dei Seahawks, e cioè C.J. Prosise. Il rookie corre per 76 yard in 4 portate, di cui una per 72 e il primo TD dell’incontro, prima di infortunarsi alla spalla. Big play inverosimile, sia perché Thomas Rawls doveva essere il lead back in questo scontro, sia perché rimasto il solo acuto di una partita sfortunata per il prodotto di Notre Dame.

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Dopo qualche punt che evidenzia come le difese siano destinate a essere protagoniste della contesa, e per caratteristiche delle due squadre non vi erano molti dubbi, Carson Wentz sale in cattedra guidando al meglio il suo attacco.

Su questo momento dello scontro pesa la presenza di Darrenn Sproles, la possibilità di alternarlo a Ryan Mathews e quindi sfruttare gli spazi concessi dagli ‘Hawks una volta accreditata la probabilità di corsa. Il possesso che porta al 7-6 segnato da Zach Ertz è emblematico: 5 corse, 5 passaggi; l’equilibrio che può farti competere con Seattle.

Prosise si è già fatto male, e Carroll è costretto a mettere Rawls. Buon affare se è vero che il secondo anno da Central Michigan ha cinque portate consecutive e due primi down mostrando tutto il suo ritrovato atletismo. A riportare avanti i padroni di casa ci pensa una giocata, l’ennesima, pazzesca di Russell Wilson: tasca collassata (si fa male anche George Fant a proposito), fuga sulla sinistra e passaggio per Jimmy Graham, che travolge tutti e va in End Zone. Per un destrorso è un mezzo miracolo riuscire a lanciare in quella situazione, ma se rimanete sintonizzati sul canale Wilson dovete aspettare un solo quarto di gioco per un altro puntata della serie dell’anno.

Philadelphia Eagles v Seattle Seahawks

Il secondo quarto, che già vi stiamo narrando, consta degli infortuni di Sproles e Mathews, proprio ciò che Philadelphia avrebbe voluto evitare. Il modo di ovviare Doug Pederson lo trova, però, in quella che sarà la giocata della partita nel bene e nel male.

Il coach chiama tre ricevitori esterni in bunch a sinistra sul lato debole, Wentz finta il lancio a uno dei tre e invece esegue uno screen centrale per Ertz, che si invola, protetto da un uomo di linea fino in touchdown. 57 yard, quelle che permetterebbero agli Eagles di tornare avanti, probabilmente di due punti calcolando l’extra-point.

Condizionale d’obbligo, però, perché gli arbitri vedono una illegal formation che annulla l’incredibile azione degli ospiti. Illegal formation che non è in dubbio: almeno un giocatore sul lato debole deve stare alla stessa altezza del tackle, mentre nell’azione il ricevitore più avanzato degli Eagles ha il piede qualche centimetro indietro. Centimetri fatali, che faranno la differenza tra vittoria, mai facile, e sconfitta.

Da questo episodio in avanti le assenze nel backfield di Phila si faranno sentire, l’attacco diventerà prevedibile e i Seahawks banchetteranno sul povero Wentz.

Richard Sherman lo dirà a fine partita: “Sei un giovane, non hai mai giocato contro qualcuno forte come noi, poi vieni qui e fai questi errori. È comprensibile!”

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L’errore che si fa più frequentemente con Sherman e compagni è essere impazienti. I due intercetti che chiudono il primo tempo e aprono il secondo sono di questo tipo, soprattutto il secondo, recapitato proprio nelle mani del prodotto di Stanford. Wentz vede la partita che se ne va, affretta cercando il primo down, pensa di poter sorprendere la secondaria. È la ricetta per tanti intercetti, nessuno scappa alla regola, tantomeno una matricola che a Seattle non ci ha mai giocato.

I Seahawks la mettono in ghiaccio nel modo più imprevedibile invece: con un touchdown su ricezione di Russell Wilson. End around per Doug Baldwin che si ferma nel backfield e aspetta che il suo quarterback sia solo sulla zona destra della Red Zone. Wilson riceve e si butta sul piloncino per il 23-7, poi rettificato a 26-7 da Caleb Sturgis all’inizio dell’ultima frazione di gioco, quando ormai tutti sanno benissimo dove finirà la W.

russell-wilson-seahawks

L’incontro finisce 26-15 per un ultimo touchdown ricevuto da Dorial Green-Beckham.

I Philadelphia Eagles hanno esclusivamente perso per immaturità contro i Giants, a esempio, e i Redskins. A Seattle invece la situazione era differente: partivano già in difetto e anche se la difesa continua a far vedere buone cose soprattutto in copertura, l’attacco non aveva un piano B una volta persi Mathews e Sproles.

Se si vuole vincere in NFL bisogna prendere in considerazione qualsiasi avversità, e il tempo farà la sua parte nello sviluppo sia della squadra che del suo allenatore. Pederson ci ha tentato, con quel famoso screen (che vi raccontiamo meglio nel tab “Questione di centimetri”) riuscito così bene. Peccato per gli Eagles che poi si è tornati indietro. La Wild Card e le altre della NFC East si allontanano nonostante un 5-5 che lascerebbe filtrare qualche ottimismo.

Troppo ottimismo sarà ciò che a Seattle dovranno temere. La squadra marcia indefessa fino al bye al primo turno di Playoff: l’attacco funziona meglio degli anni scorsi e la difesa rimane un baluardo. Quello che sembra essere cambiato è proprio il controllo sullo svolgimento della partita: fino all’anno scorso bastava una giocata di Wilson a vincerla quando la difesa non subiva.

Ora, anche qualora dovesse subire, il gioco aereo sembra avere sempre una carta da giocare. E nell’attesa che il backfield si assesti (Rawls bene ma a chilometraggio limitato, Alex Collins e Christine Michael inferiori all’ora infortunato Prosise), una bella schedule morbida si pone all’orizzonte.

La domanda “Chi fermerà i Seahawks?” è una delle più sensate da porsi alla fine di questa giornata.

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Abbiamo visto settimana scorsa come la difesa dei Seahawks conceda agli attacchi avversari solo le prime 5 yard dalla linea di scrimmage, e di come il gioco di corsa sia strumentale per farsi temere da loro.
Ecco la classica ricezione che funziona contro Seattle: tight end centrale, linebacker battuto, safety lontana, primo down.

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La presenza dei due uomini di linea in basso evidenzia la linea di scrimmage
La presenza dei due uomini di linea in basso evidenzia la linea di scrimmage

Succede che però Philadelphia, per ragioni descritte in cronaca, debba rinunciare a gran parte del suo gioco di corsa. A questo punto Doug Pederson, forse immaturo ma sicuramente fantasioso, tira fuori questo mezzo capolavoro.

Linea difensiva con shift a sinistra, pass rush arginabile e solo due linebacker da fermare sullo screen centrale
Linea difensiva con shift a sinistra, pass rush arginabile e solo due linebacker da fermare sullo screen centrale

Triplo ricevitore da una parte, finta di passaggio a sinistra, screen al centro per il tight end.
I Seahawks, da prassi, coprono tutti i ricevitori. Come notate, la difesa è sbilanciata tanto quanto l’attacco, e inoltre la safety profonda è pronto al classico raddoppio proprio dal lato dei tre ricevitori (nominalmente debole in quanto il tight end è a destra).
Touchdown e vantaggio. Peccato che gli arbitri, per i centimetri menzionati in cronaca, richiamino giustamente tutti indietro.
A seguito di quell’episodio Seattle andrà in vantaggio, riuscendo a tornare alla sua difesa base.

Ogni ricevitore è coperto, la safety è vicina ai linebacker. Arriverà il raddoppio sul ricevente e un incompleto. Quarto down.
Ogni ricevitore è coperto, la safety è vicina ai linebacker. Arriverà il raddoppio sul ricevente e un incompleto. Quarto down.

Eccola qui, inattaccabile come al solito. Backfield vuoto, situazione di passaggio ovvia e tanti saluti alla possibilità di coglierla impreparata.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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