[NFL] Week 2: ombre grosse a Denver (Denver Broncos Vs. Indianapolis Colts 34-20)

La storia di Denver contro Indianapolis ha subito negli ultimi anni un’impennata sportiva ed emozionale imponente. Oltre all’ovvio legame tra queste due franchigie dato dalla militanza di Peyton Manning in entrambe, la situazione di classifica recente le ha viste spesso incontrarsi, anche ai Playoff. Come vedremo, la sensazione è che le cose, per quanto cambino, rimangano sempre le stesse per Colts e Broncos.

Inizio di partita che sembra premiare le difese. Ci si scambia un paio di field goal, mentre l’impressione è che il ritorno di Jack Mewhort possa stabilizzare la linea offensiva di Indy e proteggerla dall’uragano Von Miller. Dall’altra parte accento su Trevor Siemian, alla seconda da titolare. Quando utilizza il bubble screen per Demaryius Thomas che guadagna 44 yard, sembra di vedere Manning qualche anno fa, quando quel gioco gli salvò la carriera. Il coaching staff è cambiato ma l’utilizzo di quel gioco funziona sempre.

Così come funzionano ancora le corse di C.J. Anderson. L’abbiamo detto settimana scorsa in “ScusateIlDisturbo”: la linea offensiva di Denver è migliorata, riesce a stabilire le corse molto prima nella partita e di questo, oltre a Anderson, ne beneficia anche Siemian. Il primo touchdown è proprio di C.J.: 10-3.

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Demaryius Thomas (88) of the Denver Broncos

I migliori giocatori dei Broncos secondo ProFootballFocus (oltre a Miller)? Matt Paradis e Russell Okung.

Purtroppo per i campioni però ci deve essere almeno un errore fisiologico di Siemian a partita: su uno screen affretta troppo la lettura e “passa” l’ovale a Darius Butler (fu lui a intercettare anche Peyton l’anno passato, nella stessa partita) che non segna solo perché si strappa appena ricevuto il pallone, accasciandosi al suolo. Non esce nulla, se non tre punti, da questa palla recuperata, perché nel frattempo Miller, DeMarcus Ware – si rompe un braccio e salterà le prossime cinque partite – e amici hanno preso residenza nei pressi del QB con il numero 12 da Stanford, e lo terrorizzano. Ovviamente inutile contare troppo su Frank Gore, parso davvero prevedibile e stanco.

Ritroviamo Andrew Luck disorientato dalle crescenti prestazioni della difesa di casa a inizio secondo tempo. Chuck Pagano si vede costretto a dire al suo quarterback di tenere la palla e correre. I tackle ormai scricchiolano notevolmente, facendo collassare la tasca per evidente differenza tecnica con i dirimpettai dei Broncos. Qui Luck trova forse le uniche gioie di un pomeriggio da dimenticare: due corse, la seconda di 20 yard su un terzo e 20, consentono ai suoi di ripresentarsi in red zone, con Robert Turbin che guida la palla in meta poco dopo. Un momento di parità che non riflette i valori in campo: 13-13.

“Ho visto che per l’ennesima volta gli erano in faccia, allora ho anticipato la traccia del mio ricevitore”, queste le parole di Aqib Talib, che descrive a Deion Sanders il suo intercetto risolutivo. Il quarto parziale è iniziato da una manciata di secondi quando l’ex Patriots sembra chiudere finalmente i conti ritornando in meta l’intercetto del 23-13.

A quel punto Denver abbassa un po’ le secondarie e si espone: Andrew Luck è sempre Andrew Luck, e per quanto bistrattato e impaurito sia, non aspetta altro per trovare T.Y. Hilton e Jack Doyle sulla corta distanza. I guadagni arrivano e Gore riceve un bel pallone (meglio fuori dal backfield il vecchio Frank) per un nuovo -3.

Denver tiene il pallone a lungo sul possesso successivo (ricordate che le corse non sono un grosso problema e che Siemian è poco spettacolare ma preciso?) e ne esce con tre punti. Con un minuto e cinquanta da giocare il successore di Manning a Indianapolis ha palla in mano e 75 yard da fare per vincere la partita.

frank-gore-colts

Non è il momento però di una rimonta alla Manning, ma è ancora il momento di Von Miller: sack, fumble, touchdown con il recupero di Shane Ray. Tutto cambia per non cambiare. Visto che avanza tempo Luck va giù anche nell’inutile possesso successivo, e sempre grazie al prodotto di Texas A&M. A quel punto i Colts si ritirano con ordine, lasciano sfumare il cronometro e scorrere un bel velo pietoso su uno 0-2 meritatissimo per iniziare questo 2016.

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Vi abbiamo raccontato una partita equilibrata solo nella successione temporale delle segnature, ma che di equilibrato non ha avuto quasi nulla. I Colts soffrono molto in linea offensiva e, come da pronostici, nelle secondarie. Hanno un gioco di corse poco affidabile e, con Donte Moncrief fuori per commozione cerebrale, un gruppo di ricevitori ridotto a Hilton e Dorsett, cioè poco diversificato a livello di caratteristiche.

Colpisce come le ombre che esistono su questi Colts siano simili a quelle che gravitavano sui Colts di Peyton Manning e Jim Mora quindici anni fa. Allora una decisione repentina del management, che stabilì senza se e senza ma di investire sul suo giovane QB, portò a un dominio di cui ancora c’è un ricordo vivo. Non abbiamo dubbi che presto arriverà qualcosa di simile da parte di Jim Irsay; alla fine, come visto, tutto cambia per non cambiare.

I Denver Broncos, per quanto li riguarda, se lo augurano. Battuti Panthers e Colts, guardano con fiducia al futuro prossimo. La difesa ha ripreso esattamente da dove aveva lasciato a febbraio, e l’attacco ha più corse e un QB migliore. Ironicamente l’ombra del numero 18, che lega le due squadre di cui vi abbiamo scritto oggi, è grossa ma non determina un rimpianto imponente in Colorado. In Indiana, invece, sembra lo spauracchio di un tempo andato e che non tornerà più.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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