NFL Preview 2016: Miami Dolphins

Venghino siore e siori, si ricomincia! Altro giro, altro anno, altra corsa! Quest’anno abbiamo di nuovo tutto nuovo: nuovo allenatore, nuovo general manager, nuovo stadio, nuovi obiettivi (perché ai playoffs non si va più da così tanto tempo che quando ci arriveremo, per qualcuno sarà sicuramente una sensazione nuova).

Non abbiamo cambiato tutto, ma abbiamo cambiato abbastanza, ergo, siamo in una nuova era, ma siamo competitivi! E Tom Brady non può durare per sempre! Accorrete, signore e signori, venite ad ammirare coi vostri occhi la nuova nuova nuova nuova era dei Miami Dolphins!!!.

OFFENSE

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Lo si diceva alla fine della scorsa stagione e lo si ripete pari pari adesso: questi Miami Dolphins vivranno e moriranno con Ryan Tannehill al timone. Al suo quinto anno nella NFL il ragazzo texano è – stavolta davvero – di fronte al bivio (al “make or break” come dicono gli americani): o dimostra di fare davvero il salto di qualità oppure dovrà con ogni probabilità scordarsi il resto del ricco contratto firmato lo scorso anno.

Deve iniziare a vincere le partite, a produrre risultati quando conta, in red zone e nei quarti quarti, a comandare la squadra e ad esserne il leader in campo e fuori. Se nemmeno il supporto totale che gli sta dando il nuovo coach Adam Gase con tutto il suo staff servirà a qualcosa, allora è difficile cosa possa far scattare permanentemente in Tannehill la scintilla che ogni tanto si intravvede.

Tannehill-dallas-cowboys-at-miami-dolphins

Attorno a lui è cambiato abbastanza. Non fra i ricevitori, che sono l’unico vero punto di forza della squadra (il partente Mathews è stato sostituito dal rookie Carroo ma il trio Parker-Landry-Stills rimane sempre in pole position) né fra i tight end che, viceversa, sono uno dei punti interrogativi maggiori (ritornano Jordan Cameron e Deon Sims, con tutti i dubbi intatti sul loro conto).

Però non c’è più Lamar Miller e sarà interessante vedere se il secondo anno ex-Boise State Jay Ajayi saprà cogliere l’opportunità che gli viene offerta o se Arian Foster (arrivato a Miami dopo il draft, in un curioso scambio di casacche proprio con Lamar Miller) ha ancora qualcosa rimasto nelle gambe.

E poi c’è la line ad’attacco, eterna croce e …ehm… croce per la franchigia di Miami. Quest’anno è arrivata una nuova prima scelta, Laremy Tunsil, a rimpinguare un reparto che di prime scelte ne aveva già tre (il LT Brandon Albert, il C Mike Pouncey e il RT JaWuan James). Nella seconda partita di preseason Tunsil ha finalmente esordito come guardia a sinistra, quello che sembrerebbe dover essere il suo ruolo primario per il momento.

E la linea Albert-Tunsil-Pouncey-Bushrod-James, finchè è stata in campo, non è andata neanche male, iniziando ad alimentare qualche timido ottimismo. Poi però è arrivato l’infortunio di Mike Pouncey che, a questo momento, sembra lo debba tener fuori fino alla prima giornata. Insomma, per il reparto non c’è pace; e siccome – come diceva Madden – “It all start with the offensive line”, anche se qualche timido passo in avanti sembra intravvedersi, per l’attacco i conti non possono ancora essere fatti fino in fondo.

DEFENSE

Molto più pessimistica sembra essere la situazione in difesa. La linea difensiva, pur con tutto il talento che contiene (e i soldi su di essa investiti…), non pare ancora essere in palla se è vero che, sempre nella seconda partita di preseason contro Dallas, l’attacco dei Cowboys nella sua formazione titolare ha fatto più o meno quello che ha voluto senza trovare grossa resistenza.

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Suh, Williams, Wake e compagnia non hanno grossi margini di errore: il vecchio – e vero – adagio per cui il miglior amico di un cornerback è nella sua linea di difesa in questo caso rischia di tradursi in grossi problemi per i Dolphins, perché la secondaria è sicuramente il maggior punto debole di tutto il roster.

Cameron Wake Miami Dolphins

A parte la safety Pro-bowler Reshad Jones (che già non è molto contento di suo per dispute contrattuali) non si vedono certezze negli altri spot e, soprattutto, nel ruolo di cornerback l’unco giocatore di esperienza è Byron Maxwell, scambiato dagli Eagles quasi come mancia e i cui giorni di gloria nella difesa dei Seahawks sembrano lontani anni luce.

Se Maxwell non dovesse ritornare su quei livelli di rendimento ma rimanesse il giocatore enigmatico visto lo scorso anno a Phila, allora la situazione sarebbe seria, perché il rookie seconda scelta Xavien Howard (destinato, sulla carta, a un posto da titolare) è in grosso ritardo per un infortunio che gli ha fatto saltare quasi tutto il training camp e gli altri giocatori “esperti” sono Tony Lippett e Bobby McCain, entrambi al secondo anno ed entrambi reduci da un primo anno senza infamia e senza lode, al meglio.

Lo staff ha volutamente rinunciato ad aggiungere nomi esperti in free agency (Leon Hall, Antonio Cromartie) per cui, a meno di occasioni che si presentassero nei tagli di fine stagione, il roster sembra questo. Il che non lascia dormire granchè tranquilli…

E poi ci sono i linebacker. La speranza è che Kiko Alonso 1) rimanga sano 2) torni se non proprio l’iradiddio del suo primo anno a Buffalo almeno qualcosa di simile; in caso contrario il reparto è esattamente lo stesso che lo scorso anno veniva allegramente bucherellato da ogni tight end della lega (e senza scomodare il Gronkowsi da affrontare due volte).

Sommando il tutto, a metà preseason sembra facile pronosticare che quest’anno a Miami l’(ennesimo) anno di transizione sarà vissuto più sui dolori difensivi che su altro. Sempre che, in uno dei tanti modi che possono capitare nella NFL, le cose non cambino rapidamente.

COACHING STAFF

E, per ultima, la vera e grossa novità dei Dolphins 2016. Joe Philbin e il suo “vanilla-approach” è storia passata, come è ormai andato anche Dan “Oklahoma Drill” Campbell. Stephen Ross, che è uno a cui in primavera piace dimostrare di avere i soldi, quest’anno è andato all-in sul giovane allenatore indicato da tutti come una futura star e ha ingaggiato Adam Gase con una missione e un compito. La missione è breve, riportare i Dolphins in alto, e il compito è ancora più breve: “Fix him”, dove “him” è – ovviamente – Ryan Tannehill.

Miami Dolphins mini camp

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Gase è un coach molto diverso da Philbin, con il quale ha in comune solo il background offensivo. I report parlano di una persona che, ancorchè giovane, ha personalità e sa farsi rispettare ma che, proprio perché giovane, riesce a rapportarsi bene con i giocatori. Soprattutto, a differenza di Philbin, ha manifestato fin dal suo primo giorno piena fiducia in Tannehill, requisito base del resto per il compito che lo attende

Al suo fianco Gase ha chiamato un offensive coordinator esperto, Clyde Christensen e un defensive coordinator alla prima esperienza, Vance Joseph, ex coach della secondaria ai Bengals. Con questa squadra si lancerà nella missione che lo attende, ben più ardua del compito di “aggiustare” un quarterback.

E, mai come quest’anno, gli occhi dei numerosi tifosi di Miami sono puntati sulla sideline, sperando di veder sbocciare una nuova stella che dia ai Dolphins quella stabilità che da tempo inseguono. In una division che da troppo tempo vive sotto il dominio di un’altra stella della sideline, è una novità non da poco.

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I nostri voti

Offense - 6.5
Defense - 5.5
Coaching Staff - 6

6

Adam Gase e Ryan Tannehill saranno, com’è ovvio, quelli più sotto i riflettori. Ma le possibilità dei Dolphins dipenderanno soprattutto dalla difesa. Se Vance Joseph (magari con l’aiuto di Tannebaum) troverà la quadratura del cerchio, allora si potrà forse parlare di giocare a gennaio. Altrimenti ci si rivedrà nel 2017. Ma a settembre.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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