Il Metric Game: quando la NCAA provò la conversione in metri

In uno sport come il football, dove la misura del terreno è parte fondante e fondamentale del gioco stesso, la yard è l’unità di misura universalmente riconosciuta, nonostante il gioco sia stato esportato praticamente in tutto il mondo, dove invece si utilizza il sistema metrico decimale.

Se ci pensate, persino il calcio, nato in Gran Bretagna ai tempi del sistema di misura imperiale, ha convertito le proprie misure in metri: i 9,15 metri della distanza della barriera, del cerchio di centrocampo e della lunetta dell’area dal dischetto del rigore, altro non sono che la trasposizione metrica della misura originale di dieci yard, ed anche negli USA i campi vengono normalmente convertiti in metri. Lo stesso dicasi per il rugby, il basket e tanti altri sport che hanno convertito le misure originali nel sistema metrico decimale in vigore nella maggior parte del mondo.

Il football no. Il football ha mantenuto le yard ed i pollici, ed il motivo è abbastanza semplice. Se volessimo convertire tutto in sistema metrico, non avremo più un “primo tentativo e dieci”, ma un “primo e 9,15”, non proprio il massimo. E le statistiche? Pensate alle distanze classiche che definiscono le buone prestazioni: “Ha lanciato per 274 metri e mezzo (300 yd)”, oppure “ha superato i 91,5 metri in partita per tre volte in stagione”, e via andare. Beh, semplice, direte voi, basta fare una conversione 1:1, riportando tutto in base 100: 100 metri il campo, 10 metri le end zone e così via.
Peccato che con questo sistema si dovrebbero gettare via le statistiche storiche finora accumulate e ripartire da zero. Avremmo così un libro delle statistiche in yard ed uno in metri: impensabile.
Ci teniamo le nostre amate misure in yard e non ci pensiamo più, quindi.

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Nel 1977, però, qualcuno pensò seriamente a questo argomento. A metà degli anni ’70, il movimento di opinione che, periodicamente, cerca di convincere gli Stati Uniti che adeguarsi al sistema metrico decimale sarebbe un vantaggio per tutti, viveva un momento di particolare fulgore, sulla scorta del processo di “metrificazione” che stava avvenendo in Gran Bretagna proprio in quegli anni.

metric game

Il professor Jerry Mohrig, che insegnava chimica al Carleton College di Northfield, Minnesota, parlando con il figlio, il quale si chiedeva come mai tutti gli sport avevano convertito le misurazioni in metri ed il football continuava a misurare in yard, ebbe l’idea di proporre una partita di football “metrica”.

Il professore convinse il dipartimento sportivo del college a prendere in esame la proposta, e dopo averne parlato con la NCAA, venne deciso di tentare questo esperimento. Per testare il “football a metri” venne scelta nientemeno che una delle più antiche rivalry del College Football: quella tra Carleton e St.Olaf, l’altro college di Northfield.
La tradizione di questa partita era già ricca di storia, essendo iniziata ufficialmente nel 1919 (ma i primi tre incontri si disputarono nel 1918). Fin dal 1931 aveva il suo trofeo, il “Goat Trophy” che si aggiudicava il vincitore della sfida annuale tra le due università, che oggi militano nella MIAC (Minnesota Intercollegiate Athletic Conference), una delle più antiche Conference di Division III della NCAA.

Carleton, dopo aver dominato i primi anni di queste sfide, stava vivendo un periodo abbastanza buio, e St.Olaf stava riguadagnando terreno nella serie storica. Le 12 vittorie conseguite negli ultimi 13 incontri avevano portato St.Olaf a sole due vittorie di distanza da Carleton (28-26-1).
Il 17 settembre 1977, quindi, 10mila persone gremirono gli spalti del Laird Stadium di Northfield nell’unico sold-out della storia di questo piccolo college, per assistere alla stracittadina tra i Carleton Kinghts ed i St.Olaf Oles, denominata per l’occasione “1st Metric Football Game”.

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Il campo venne tracciato in metri, usando una conversione 1:1, per cui la partita si giocò su un campo lungo 100 metri (109,36 yard) e largo 50 metri (54,90 yard) con le end zone profonde 10 metri (10,94 yard), e la catena venne conseguentemente adattata per misurare dieci metri.[clear]

Più che la partita in sé, un netto 43-0 in favore di St.Olaf, fu interessante tutto il contorno.
Lo spettacolo di metà tempo venne affidato ad una band che si chiamava “Misty Meters and her Hectoliters”, e vennero presentati tre ospiti speciali: il Generale Ulysses S. Gram, lo sciatore Jean Claude Kilo e la leggenda del baseball Harmon Kilogram, tre improbabili personaggi che con un pessimo gioco di parole interpretavano la parodia del Generale Grant, di Jean Claude Killy e di Harmon Killebrew.

Al termine della partita la NCAA, il cui maggior cruccio era che qualcuno facesse un’azione che, dopo la conversione, superasse le canoniche 100 yard, il che avrebbe costituito un precedente difficile da spiegare, oltre che un record imbattibile, operò la conversione in yard delle statistiche dell’incontro, ed i 106 metri di total offense di Carleton divennero 116 yard, mentre i 302 metri di St.Olafs divennero 329 yard.

Il pubblico reagì molto bene alla novità. La grande preoccupazione di dover costantemente convertire i metri in yard per “capirci qualcosa” svanì abbastanza in fretta, una volta verificato che tra dieci metri e dieci yard la differenza era sostanziale nella misura ma ininfluente nella comprensione e nello sviluppo del gioco.

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Per un po’ Carleton e St.Olaf contemplarono di mantenere la tradizione della loro partita annuale unendola ad una nuova tradizione: quella di giocarla con il sistema metrico decimale. La NCAA, però, non vedeva di buon occhio questa soluzione, e complice anche l’improvviso sopirsi della spinta “metrica” anche a seguito dell’elezione di Reagan avvenuta nel 1980, che portò una nuova ventata di patriottismo (come disse il professor Mohrig: “d’un tratto utilizzare il sistema metrico decimale divenne poco “americano” e l’idea venne abbandonata”), non si parlò più di convertire le yard in metri.

Il “Liter Bow”, come venne anche denominato, fu quindi l’unica partita ufficiale nella storia NCAA ad essere giocata su un campo in metri anziché in yard, ma qualche mese prima, esattamente il 2 Giugno 1977, un’altra partita venne giocata in condizioni simili, sebbene per errore.
All’inizio della seconda tournèe europea della Intercontinental Football League di Bob Kap, infatti, i Newton Nite Hawks ed i Chicago Lions scesero in campo sul terreno dello Stade de Montbauron di Versailles per iniziare la serie di cinque partite che li portò in giro per l’Europa a contendersi il titolo di “Campioni Europei della IFL”.

Già durante il riscaldamento, però, qualcosa non tornava a molti giocatori. Il campo sembrava più largo e più lungo, ed infatti, dopo una misurazione sommaria, venne fuori che i tecnici dello stadio di Versailles avevano tracciato il campo prendendo uno schema di un campo da football senza accorgersi che le misure erano yard e non metri, per cui replicarono il campo su cui venne giocato il “Liter Bowl” tre mesi prima in maniera assolutamente involontaria.
Per la cronaca, quella sera i Nite Hawks conquistarono la prima delle cinque vittorie con cui surclassarono i Chicago Lions per aggiudicarsi il trofeo IFL.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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