[NFL] SB 50: Denver Broncos Preview
Domenica finalmente scoccherà l’ora del kickoff più atteso dell’anno, quello che aprirà le danze del 50imo Superbowl.
Gli onori del caso spetteranno al nuovissimo Levi’s Stadium di Santa Clara nel quale, i (quasi) imbattuti Carolina Panthers, affronteranno i Denver Broncos che, aggiudicandosi l’ennesimo scontro Manning-Brady, si sono imposti come neo campioni AFC.
Precedenti presenze al Superbowl
Per i Broncos si tratta dell’8° apparizione alla finalissima NFL ma, malgrado questo dato rappresenti il maggior numero di presenze a questo evento (record condiviso con i New England Patriots, Pittsburgh Steelers e Dallas Cowboys), la gente del Colorado ha più volte visto stagioni dominate dai suoi beniamini, concludersi poi con finali da incubo.
Per trovare un chiaro esempio di tutto ciò basta fare un piccolo salto indietro a 2 anni fa, quando Peyton Manning aveva guidato i suoi in una stagione formidabile, nella quale avevano sbriciolato quasi tutti i record di total offense, terminata poi contro il muro eretto dalla formidabile “legion of boom” di Seattle in un clamoroso 43-8.
Quel misero bottino era stato annoverato come la terza peggior sconfitta nella storia del Vince Lombardi Trophy, ma il primato in quella speciale classifica non si era mosso da Denver.
I blue-orange erano infatti riusciti a fare di peggio nel Superbowl XXIV nel quale i fenomenali 49ers di Joe Montana si erano imposti per 55-10 in un match senza storia.
Anche i primi 3 Superbowl a cui i Broncos hanno partecipato rappresentano un amaro ricordo per i fan:
Superbowl XII (1978), Dallas Cowboys – Denver Broncos 27-10
Superbowl XXI (1987), New York Giants – Denver Broncos 39-20
Superbowl XXII (1988), Washington Redskins – Denver Broncos 42-10
La storia dei “mustangs” annovera anche 2 grandi trionfi risalenti al biennio d’oro (1998-99) che ha visto prima i favoritissimi Packers soccombere 31-24 nel Superbowl XXXII e poi, l’anno dopo, è toccato ai Falcons arrendersi 34-19, nel match che ha permesso al leggendario John Elway, MVP della finale, di chiudere la sua spettacolare carriera conquistando il secondo titolo consecutivo.
Fattore chiave
Difesa
Se avessi citato tutti i giocatori chiave di questo team probabilmente avrei dovuto scomodare quasi tutto il roster difensivo ma, anche esaltando singolarmente tutti i “big”, non avrei centrato il punto, perché la forza di questi Denver Broncos non risiede soltanto nelle qualità individuali, ma nella perfetta amalgama dell’intero reparto difensivo.
Gary Kubiak ha reso il suo gruppo la massima esaltazione della celebre frase “l’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite”.
Von Miller e DeMarcus Ware anche quest’anno si sono rivelati una combo devastante (11 sack e 4 forced fumble il primo, 7,5 sack il veterano), ma nell’insieme sono stati 2 prestigiose pedine perfettamente integrate in un concetto di pass rush molto più profondo che ha prodotto ben 52 sack complessivi (miglior risultato stagionale).
A coadiuvare un front seven che si è rivelato quanto mai solido e roccioso, si è imposta una secondaria di assoluto livello sia in tackling che in coverage che ha reso il passing game avversario un vero incubo per i quarterback.
Tradotto in numeri, i Broncos hanno chiuso l’anno come miglior difesa per yard totali concesse (283.1/partita), miglior difesa per yard concesse su passaggio (199.6/ partita), miglior difesa per yard concesse su corsa (3.3/corsa), 4th miglior difesa per punti concessi (18.5/partita).
Come direbbe George davanti a un caffè fumante: “What else?”
Punti Nevralgici
Offensive line
La pass protection sarà una delle chiavi di questa partita perché Manning, come noto, non fa della mobilità la sua arma migliore e, specialmente dopo un’annata così controversa e contro una difesa aggressiva come quella dei Panthers, dovrà avere il tempo di selezionare il miglior target, o gli orange rischiano di fare la fine di 2 anni fa.
La OL, di per sé, non sarebbe certo l’anello debole della catena di Kubiak ma le condizioni non ottimali dei giocatori più rappresentativi di questo reparto pongono un enorme punto interrogativo.
Ad oggi, stando al rapporto ufficiale dell’infermeria, risultano tutti recuperabili per domenica (a parte il lungodegente Ryan Clady).
A preoccupare maggiormente sono le condizioni delle due guardie titolari.
Louis Vasquez è sempre alle prese con il fastidio al ginocchio e, dall’incontro vinto con i Patriots, non ha ancora rimesso piede in campo, anche se va detto che, già durante la stagione, lo si era più volte dato per spacciato, per poi vederlo in campo pronto a giocare ogni snap.
C’è ottimismo maggiore invece per quanto riguarda Evan Mathis; l’ex Eagles ha ripreso ad allenarsi a parte e salvo imprevisti sarà al suo posto per il big match.
Dal loro pieno recupero dipenderanno molte delle dinamiche della partita.
Qui il discorso non si distacca molto da quello fatto per la OL.
Sia la strong safety T.J.Ward che la free safety Darian Stewart hanno ben figurato in stagione ma entrambi risultano indisponibili per la finale; il primo causa infortunio alla caviglia mentre il secondo alle prese con problemi a un ginocchio.
Il loro recupero è indispensabile visto l’apporto cruciale nel murare i tentativi di corsa avversari e in quanto spetterà loro il compito fondamentale di arginare Greg Olsen, che con 1104 yard in 77 ricezioni rappresenta il bersaglio preferito da Newton.
Se entrambi dovessero dare forfait, considerata anche la mancanza di sostituti di livello, Kubiak dovrà compiere un autentico miracolo per contrastare l’attacco delle pantere.
Osservato speciale
Questo punto è interamente dedicato al 18 in maglia orange che, per i novizi di questo sport, risponde al nome di Peyton Manning.
Un’analisi su come lui potrà incidere sulla partita è quanto mai complicata.
Da un lato ci sono i dati stagionali che descrivono una delle sue peggiori annate in assoluto, conclusa con una percentuale di completamento inferiore a 60%, appena 9 TD pass a fronte di ben 17 intercetti lanciati e un QB rate di 67.9.
Dall’altro c’è la sua storia. Non serve sapere altro, la sua carriera parla per lui: quasi 72000 yard lanciate con una precisione superiore a 65%, 539 TD e un QB rate medio di 96.5.
Bob Sutton, defensive coordinator dei Kansas City Chiefs, essendo rivale di divisione con i Denver Broncos, si è dovuto misurare con Manning più di ogni altro e, qualche giorno fa, in occasione del Pro Bowl, ha parlato di come si può affrontare un attacco guidato dal 18.
Tralasciando le frasi di cerimonia, che non si sono scostate molto dalle ovvietà proferite da Belichick e Brady un paio di settimane fa, il riassunto del suo discorso ha esaltato la principale caratteristica del QB in questione; ovvero la capacità di leggere perfettamente le difese avversarie per poi adattare l’attacco in modo da trarre il massimo vantaggio.
Per spiegare più chiaramente il concetto, Sutton ha citato l’Arte della guerra di Sun Tzu, sua grande passione e ispirazione, paragonando Manning a un generale che, avendo combattuto centinaia di battaglie, più invecchia e più acquisisce quell’esperienza che gli permetterà di non perdere lo scontro cruciale, quello che determina le sorti del conflitto e pone fine alle ostilità.
Il trattato di Sun Tzu impone che, più un comandante avanza con l’età, più la sua posizione sul campo di battaglia dev’essere arretrata per non esporlo eccessivamente agli attacchi nemici.
La partita di domenica sarà certamente più simile ad uno spettacolare evento che non a una guerra ma, proprio come lo scontro che decide il conflitto di cui sopra, sarà il capitolo finale di questa stagione.
Il buon vecchio Peyton però non potrà dirigere le sue truppe dalle retrovie, ma dovrà necessariamente ovviare alla sua ridotta mobilità e combattere in prima linea quello che, anche se non c’è ancora un comunicato ufficialmente, sarà l’ultimo incontro della sua carriera.
Per ora un record l’ha già messo agli annali; con 39 anni e 10 mesi è il QB più vecchio a partecipare ad un Superbowl.
Il record precedentemente apparteneva a quel John Elway che ha consegnato ai Broncos gli unici 2 titoli.
Elway conserva ancora l’alloro di QB più vecchio ad aver vinto una finalissima ma chissà che Manning non gli strappi via anche questo record tra qualche giorno.
Per riuscire in tutto ciò, la sua esperienza dovrà prevalere sui “superpoteri” del QB rivale; impresa resa estremamente difficile dallo splendido stato di forma di Cam Newton e soci, ma tutt’altro che impossibile per un campione che meriterebbe di concludere la sua meravigliosa carriera da vincitore e, perché no, per imitare fino in fondo il suo predecessore, da MVP.
[clear] [ad id=”29269″]