[NFL] Week 2: Tannehill e Luck ovvero Indianapolis Colts vs Miami Dolphins 20-24

Per una volta, semplifichiamo. Lasciamo perdere tutti i discorsi su due squadre che stanno vivendo due percorsi simili, una ricostruzione passata anche attraverso scelte dolorose (l’addio a Peyton Manning, per esempio), l’affidarsi a due allenatori giovani, ex coordinatori, una prima stagione di assestamento conclusa con buone promesse e qualche bella soddisfazione e una seconda iniziata con malcelate speranze di proseguire la crescita.

Andrew Luck, Philip Wheeler
Andrew Luck

Lasciamo perdere l’analisi delle cifre, che raccontano una bella partita, divertente e in sostanziale equilibrio, con due attacchi alla ricerca di un bilanciamento, due belle difese fondate su due ottime pass rush e un predominio leggero ma non decisivo dei padroni di casa (un minuto di tempo di possesso in più, 50 yards di attacco totale, un fumble contro tre, 5 sack contro tre ma anche due touchdown contro tre).
E glissiamo anche sulle ottime prestazioni di due ricevitori negli opposti schieramenti, il numero 13 dei Colts TY Hilton (6 ricezioni per 124 yards) e il numero 11 dei Dolphins Mike Wallace (9 ricezioni, 115 yards e 1 touchdown).
Semplifichiamo, per una volta. Perché per davvero, stavolta, la partita è nata, trascorsa e finita sul confronto fra due giocatori che, fra l’altro, non sono mai stati in campo nello stesso momento. E questi due, ovviamente, sono i due quarterback: Andrew Luck e Ryan Tannehill.

Assistendo alla gara è apparsa evidente la differenza fra i due giovani giocatori. E, avendo visto anche lo scorso anno il primo scontro che andò in scena fra il numero 1 e il numero 8 del draft 2012 (finito, quella volta, con esito opposto), è apparsa evidente anche la differenza fra un anno e l’altro.
Andrew Luck fra i due è quello che sembra più “esuberante”, in controllo totale della sua squadra ed evidentemente già ben calato nei panni del leader; la sua presenza in campo si vede e si sente sempre, quasi anche quando c’è in campo la difesa (e in questo è davvero un degno erede di Peyton Manning) ma si avverte soprattutto quando decide di correre, e la gente si accorge che è più grosso e veloce di quanto si penserebbe.
E l’anno scorso era già simile a quello che è oggi, anche se è palese una maggiore autorevolezza, evidente frutto dell’anno in più.

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Ryan Tannehill è quello più “riflessivo”, si vede che sta imparando a conoscere la sua squadra e a sfruttare le armi a disposizione, si capisce che pone una particolare attenzione a minimizzare gli errori e si intuisce un potenziale forse ancora inespresso quando scatena il braccione e riesce a piazzare lanci millimetrici fra le mani del ricevitore marcato (come nel caso del passaggio da 67 yards per Charles Clay che, nel primo quarto, ha propiziato il touchdown di Lamar Miller per il momentaneo 14-3).
L’anno scorso non era così, e in questa annotazione, in questa crescita visibile e palpabile del suo quarterback, sta tutta la differenza e, se vogliamo, anche la chiave di lettura del perchè i Dolphins sono partiti 2-0 con due vittorie esterne contro squadre non facili.

ryan tannehill dolphins
Ryan Tannehill

A fine partita Luck e Tannehill hanno chiuso con cifre simili. Il vincitore ha completato 23 passaggi su 34 tentativi per un totale di 319 yards, 1 touchdown (il passaggio da 18 yards per Wallace che ha aperto le marcature dopo circa cinque minuti di partita) e un ottimo rating di 107.4. Il quarterback di casa, invece, ha completato due passaggi in più (25) tentandone però 43, ha totalizzato due yards in più (321) ed ha lanciato un touchdown (il passaggino da 3 yards per il tight end Coby Fleener all’inizio del secondo tempo) chiudendo però con un rating di 79.7.
Su questo rating non entusiasmante ha ovviamente pesato l’episodio decisivo: a metà dell’ultimo quarto, tentando la rimonta, Luck ha forzato un passaggio lungo in end zone per Reggie Wayne rimanendo vittima di un grande anticipo del cornerback Brent Grimes. L’intercetto non è stato decisivo ma ha ‘messo le ali’ ai Dolphins: l’attacco aqua-arancio, anche senza segnare, è riuscito a mangiare quanto più tempo possibile e la difesa, nell’ultimo drive di attacco di Indianapolis, non ha concesso quasi nulla chiudendo con un sack nell’ultimo gioco.

Un errore ha quindi fatto la differenza, sia nella partita quanto nella “gara nella gara” fra i due astri nascenti della NFL. Allora, cosa significa? Che Tannehill è diventato più forte di Luck? No, non esageriamo.
In questo momento Andrew Luck è più forte e forse – chi lo sa – rimarrà tale anche in futuro. Ma Ryan Tannehill (che, prima di essere scelto fra i pro, aveva solo una stagione di esperienza come quarterback al college contro i 4 anni da titolare di Luck a Stanford) sta iniziando a far vedere che l’ottava scelta assoluta spesa su di lui non è stata un azzardo e che sulle sue spalle si può provare a costruire una squadra, come stanno facendo i Dolphins; per il futuro, si vedrà.
L’unica certezza è che di duelli Luck-Tannehill nel futuro ce ne saranno parecchi. E chissà che siano tutti divertenti come quello andato in scena domenica ad Indianapolis.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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