[NFL] Divisional: Il pagellone NFL

Ogni giornata in NFL porta con sé una serie infinita di informazioni. Di settimana in settimana cercheremo di ordinarle e dar loro un voto, per orientarci meglio tra di esse. Tra chi ha brillato e chi invece ha deluso, tra chi merita un bel 10 e chi una bocciatura; tentando di non scordarci di nessuno tra coloro che, in un modo o nell’altro, meritano l’attenzione del pubblico. E’ il nostro pagellone NFL!

Voto 10: Larry Fitzgerald

Quello a cui abbiamo assistito nelle prime ore dell’alba di domenica è stato forse il più grande spettacolo della stagione. Tra un quarterback in cerca disperata la vittoria, un altro che tirava fuori conigli dai 10cilindri a profusione e una serie infinita di comparse che placcavano, scappavano, deviavano il pallone, lo ricevevano, lo trattavano male una persona su quel campo è uscito vincitore quasi da solo. Niente di più naturale per Larry Fitzgerald, che dopo aver guidato i suoi Cardinals a un primo Superbowl nel 2008 ha scelto coscientemente di rimanere nel deserto. Ha scelto coscientemente di non ascoltare coloro che la davano per finito. Ha avuto il coraggio di riciclarsi, di abbandonare velleità personali e l’ego, di aspettare pazientemente l’occasione di vincere. Con Bruce Arians l’ha trovata. Quella corsa da 75 yard dopo aver ricevuto un passaggio dagli dei del football che avevano momentaneamente abitato il corpo di Carson Palmer è forse la singola giocata più emozionante di questi Playoff. Nel suo incedere Fitzgerald si lascia dietro tutti i dubbi, tutte le critiche, tutti coloro che si sarebbero seduti sul contratto faraonico ottenuto o avrebbero pensato a cambiare casa. No, la casa di Larry è a Glendale, ed è lì che ha scritto la storia del football domenica mattina all’alba mentre tutti lo spingevamo verso quella end zone.

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Voto 9: James Harrison

“Palla a C.J. Anderson… placcaggio di James Harrison!” Quante volte abbiamo sentito questa frase domenica? Il 37enne di Akron (ma cosa c’è in quel paese? La fontana del talento?) gioca come faceva 9dieci anni fa. Alla fine il box score registra sette placcaggi con 3 per perdita di yard, e un sack. Un mostro che stava per ritirarsi e invece può giocare un Divisional e, quasi, portare gli Steelers alla vittoria fuori casa. Non è un mistero i motivi per cui Pittsburgh l’ha riportato a mettersi gli scarpini: ha scelto lui per guidare gli altri. Guardate Ryan Shazier e ditemi che non ci vedete la filosofia della ‘steel curtain’ scorrere nelle vene. Vincere è così banale: forma, responsabilizza, lascia che la vecchia generazione ripeta il processo per te. Gli Steelers, infatti, sono sempre lì. E quasi quasi arrivano al Championship con un quarterback rotto, senza il migliore ricevitore e due runningback.

Voto 8: Aaron Rodgers

Un altro modo per essere una squadra vincente è avere dei fenomeni in rosa. Nel caso di Green Bay ne è bastato uno, ed è sempre il quarterback da California. Rodgers, lo sappiamo, era l’unica speranza dei 8suoi, e ha giocato la partita che pensavamo dovesse giocare. Scappando dai difensori dei Cardinals, lanciando sulla corsa, velocizzando la rimessa in gioco del pallone, completando. Nella notte del University of Phoenix Stadium però egli esagera. Su un quarto down completa un passaggio quasi impossibile, poi mentre il tempo si esaurisce lancia il secondo Hail Mary vincente della sua stagione. C’è chi sta una carriera intera a sognare di completarne uno, lui ne fa due nel giro di un mese e mezzo. E se pensate sia casuale avrete una brutta sorpresa, perché Aaron Rodgers vincerà ancora, e se il front office farà il suo lavoro l’anno prossimo potete prenotare il volo per il Superbowl 51 ed essere sicuri di trovarcelo lì.

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Voto 7: Julian Edelman

Inizia malissimo la partita del ricevitore di New England. Sappiamo quanto egli sia imprescindibile nel gioco di Tom Brady, quanto i suoi precisi cambi di direzione facciano la differenza  nei corti lanci del 7numero 12. Dopo i primi 3 o 4 drop, il disastro sembra farsi largo a Foxborough. Fortunatamente per i campioni del Mondo, Edelman si riprende. Forse la caviglia si scalda, forse semplicemente riprende il ritmo dopo non aver giocato per qualche settimana in modo continuo. Finisce con 100 yard, e le ultime 12 sono le più fortunate forse del turno di Playoff appena trascorso. I Patriots dovrebbero correre, invece Brady lancia pessimamente per Gronkowski, la palla viene deviata da un gomito e, quasi incomprensibilmente, ricevuto proprio da Edelman prima che un difensore di Kansas City prenda la palla e la riporti probabilmente in End Zone per il pareggio. Edelman è la dimostrazione che i Pats non possono perdere.

Voto 6: Kawann Short

Di più ai Carolina Panthers non si può proprio dare. Fino al 31-0 Kawann Short e compagni avevano mangiato i grandi Seahawks, demolendo una linea offensiva sospetta ma soprattutto costringendo 6Russell Wilson alla fuga, o peggio all’errore. E Short, di questo dominio, ne era il simbolo. Peccato che poi i Panthers si ritirino, crepino di paura, arretrino di qualche metro ed espongano il fianco al ritorno spavaldo dei campioni della NFC che quasi quasi tornano al Championship anche quest’anno. Serva di lezione per le prossime due partite. 6 non basterà per avere il Vince Lombardi Trophy.

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Voto 5: Peyton Manning

In attesa dell’ultima partita nella straordinaria carriera di uno dei migliori di sempre, che con ogni probabilità arriverà tra quattro giorni, bisogna annotare l’ennesimo capitolo di una stagione mediocre. 5Nella notte di Denver Peyton Manning dimostra un’intelligenza clamorosa e una fiducia forse mai mostrate in questo modo durante gli ultimi vent’anni. Evita qualsiasi intercetto (cosa non così ovvia), lancia un paio di centinaia di yard sbagliando come deve sbagliare e colpendo il bersaglio quando riesce. In una sola occasione, con Emmanuel Sanders nel quarto periodo, viene salvato da uno dei suoi ricevitori. Per il resto viene affossato da questi, che sembrano avere il sapone sulle mani per tutto il primo tempo. È il crepuscolo di un enorme giocatore: come se togliessimo due ruote alla più splendida Ferrari mai concepita e le chiedessimo di arrivare al traguardo dopo una ventina di curve. Le ultime due sono davanti al numero 18, mentre il sole tramonta definitivamente davanti a lui. Nella penombra continua a dire: “La difesa ci porta avanti!” Ha semplicemente ragione, come sempre, e alla fine è ancora lì, al Championship delle AFC. Vedremo se la sua nuova maturità basterà a fare il compitino da qui in avanti.

Voto 4: Bruce Arians

A 2:34 dalla fine della partita, i Cardinals sono avanti di 4, in raggio da field goal e hanno un secondo tentativo. Chiamare un passaggio lungo la linea laterale in single coverage, oltre il cornerback, è una 4follia. Ma è esattamente ciò che Arians fa, sprecando la possibilità di mandare avanti il cronometro e guadagnare quei secondi preziosi che gli farebbero vincere la partita. Quei secondi in cui Rodgers fa il fenomeno e porta tutti in overtime. Pensate, quei secondi non sarebbero dovuti esistere. Forse meglio così, grazie Bruce!

Bruce+Arians+Minnesota+Vikings+v+Arizona+Cardinals+pgsLZfB3IiBx

Voto 3: Marshawn Lynch

Nelle ultime settimane non è stato facile essere Beast Mode. Prima gli infortuni, l’operazione, il recupero. Poi Thomas Rawls che, detto sinceramente, gli frega il posto. Se non fosse finita qui una 3partita, forse l’ultima con i suoi Seahawks, che non lo può vedere tra i protagonisti per ovvi motivi di punteggio. Infine, la prospettiva di ritirarsi, dato per scontato che i Seahawks non gli faranno nessuna offerta per rimanere anche l’anno prossimo. È il punto più basso della carriera di Marshawn Lynch, forse l’inizio di una rinascita come altrettanto probabilmente la fine di tutto.

Voto 2: gli orologi di Kansas City

Ma sono fermi? Mentre tutti vedono il tempo passare, i Chiefs fanno passare i secondi sulla linea delle 1 yard avversaria senza rimettere il pallone in gioco, sotto di 14 a tre minuti dal termine. Fate pure con 2comodo! La differenza con i grandi Patriots è stata tutta (e diciamo poco…) nella gestione del cronometro, o meglio nella possibilità e varietà tattica di ingannarlo. Gli orologi a Kansas City evidentemente non sono un problema, ci si allena con calma. Basta per vincerne undici di fila, ma non per uscire vittoriosa da Foxborough.

Voto 1: Fitzgerald Toussaint

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Ci spiace molto, ma questo posto non può che essere per lui. Cioè per chi ha vanificato uno sforzo di squadra maestoso, per chi ha annullato gli effetti di una solidità magnifica che aveva spinto gli Steelers, 1acciaccati e sfiduciati, al limite della qualificazione al Championship della AFC. Dispiace perché Toussaint si era comportato bene fino al fumble finale, e anche per quello ha più meriti il difensore che demeriti lui. Alla fine è solo un ragazzo al secondo anno che si ritrova una patata bollente tra le mani. Che continui ad allenarsi e mantenga il suo posto, ci sarà ancora bisogno di lui.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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