[NFL] Week 12: Peterson mette in ginocchio Atlanta (Minnesota Vikings vs Atlanta Falcons 20-10)

I Vikings sbarcano ad Atlanta con l’intento di non fare prigionieri e, con un Adrian Peterson in vesti da condottiero, espugnano il Georgia Dome, derubando i falchi di quel posto ai playoff che era loro dalla prima giornata di questa regular season.

I ragazzi di Minneapolis, malgrado il sorprendente record di 7-3, approdavano nella capitale georgiana con un po’ di scetticismo dopo che, nella scorsa giornata, sul proprio terreno, avevano lasciato il passo agli eterni rivali di Green Bay.

I successi del team messo su da coach Mike Zimmer, dipendevano innanzitutto dall’affidabilità di una difesa che si ergeva sul terzo gradino del podio per punti subiti e sulle corse della stella Peterson che, benchè reduce da un intervento per rimuovere l’ernia che, come 2 anni prima, lo aveva tenuto fuori tutta la scorsa stagione, era chiamato a sobbarcarsi il peso dell’intero attacco.

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Il 28 viola non ci aveva messo molto a spazzare via tutte le ombre che aleggiavano attorno al suo pieno recupero e, con 961 yards in 9 partite, si era subito riconquistato i gradi di fenomeno.
Contro i Packers però avevano steccato sia Peterson, che era riuscito a guadagnare appena 45 yards, che la difesa, colpevole di aver concesso 30 punti all’attacco rivale.

Un ulteriore punto nevralgico del gioco di Zimmer risiedeva nella linea offensiva che, oltre ad aprire i varchi per le corse di Peterson, aveva il compito di garantire al giovane Teddy Bridgewater, il tempo per lanciare senza eccessiva pressione; non a caso, nelle 7 partite vinte, i viola avevano concesso solo 13 sacks complessivi, mentre nelle 3 perse, il QB era stato placcato per ben 18 volte (6 solo nell’ultima partita contro Green Bay).

Peterson Vikings

Se ai Minnesota Vikings era servito un filotto di 5 vittorie consecutive per solidificare questi pilastri fondanti, a Rodgers e compagni sono bastati 60 minuti per sgretolarli facendo ripiombare la gente del Minnesota nel timore di essere, anche quest’anno, a cospetto di un roster potenzialmente tra i migliori ma non ancora pronto per il definitivo salto che li consacrerebbe tra i pretendenti al titolo.

Per i principali protagonisti giallo-viola, chiamati alla riscossa, questa partita aveva quindi una valenza maggiore e l’occasione era resa ancora più ghiotta dal regalo che i Chicago Bears avevano confezionato per loro nel Thanksgiving day, battendo proprio i Packers al Lambeau Field.

L’incognita più grande rimaneva quindi capire quale squadra avrebbe affrontato i Vikings; ovviamente, che questa fossero i Falcons, era noto da tempo; il dubbio risiedeva in quali Falcons sarebbero scesi in campo.
Mai come quest’anno infatti, i “dirty birds” hanno mostrato un duplice volto e quindi la domanda diventava lecita: avremmo visto quei falchi famelici che avevano sopraffatto senza distinzioni le prime 5 prede che erano capitate sotto i loro artigli, regalando sogni di vana gloria alla gente di Atlanta?
O avremmo rivisto la barzelletta che nelle ultime 5 aveva fatto ridere prima le città “nemiche” di New Orleans e Tampa Bay, poi i rimaneggiati Niners e Colts?

Tralasciando il pessimo momento dei ragazzi di Dan Quinn, le due squadre si spartivano equamente i favori del pronostico e i punti di forza di uno collimavano con quelli dell’altro rendendo quanto mai arduo sbilanciarsi da un lato piuttosto che dall’altro.
Dove infatti i Vikings schieravano il RB più forte, Atlanta opponeva la miglior difesa della lega contro le corse; dove i Falcons potevano contare sulle ricezioni di Julio Jones, Minnesota disponeva di una straordinaria combo difensiva composta dalle secondarie e dal pass rush e, ancora; se la OL poteva rappresentare il problema maggiore, dall’altro lato il pass rush dei padroni di casa risultava per distacco il peggiore dell’intera NFL.

In una situazione che sembrava essere di estremo equilibrio come questa, la chiave per prevalere diventava, a maggior ragione, ridurre al minimo i turnover.
I Falcons approcciavano la partita nei panni della classica squadra che è ormai giunta a un punto di non ritorno; presa coscienza di aver ormai sperperato il discreto vantaggio accumulato, era chiamata a resettare le ultime partite e tornare a vincere per riuscire a salvare la stagione.

La gente di Atlanta, dopo le delusioni trapelate sui social nelle ultime settimane, aveva capito che, quella contro i Vikings, poteva essere l’ultima chiamata per non perdere il treno playoff e aveva smorzato le critiche cercando di alleggerire la pressione a cui era sottoposta la squadra.

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Il bello del tifo è proprio che, per quanto una squadra possa essere in caduta libera, i suoi fan nutriranno sempre una speranza di ripresa e, il calore con cui il Georgia Dome ha accolto i suoi beniamini e li ha accompagnati durante l’inno, è la perfetta dimostrazione di come il popolo falconiano credesse fermamente nella rinascita dei suoi.

Atlanta Falcons

La fiducia dei supporters viene però minata già quando il rookie RB Tevin Coleman, chiamato a sostituire Devonta Freeman (costretto a guardare i compagni dalla panchina causa concussion), dopo aver sfruttato un paio di buoni blocchi, scappa esternamente e si invola verso la meta che avrebbe pareggiato quella segnata da Peterson nel gioco precedente ma, dopo 46 yard di corsa, il LB Anthony Barr rinviene e sferra un pugno alla palla lasciata colpevolmente scoperta che carambola nelle mani di Exum; fumble, tournover e stadio gelato.

Nel drive successivo Minnesota è infermabile; la difesa è disorientata, sempre in ritardo sui tackles così come sulle coperture e così Peterson e Bridgewater continuano a muovere la catena; l’attacco dei Vikings si ferma sulla linea delle 22 yard di Atlanta solo a causa della fine del primo quarto.
La sosta consente ai Falcons di serrare le fila e, sul primo gioco del secondo quarto, Ricardo Allen intercetta un difficile pallone nella end zone riportando l’entusiasmo tra le migliaia di maglie rosse presenti allo stadio.
Con un cambio di possesso per parte in poco più di un quarto giocato, l’imperativo di entrambi i coach è: basta tournover!

Quello che ne deriva è un susseguirsi di attacchi reciproci completamente sterili tra i quali, degno di nota, è solo il Field Goal realizzato dall’ex Saints Shayne Graham che riporta Atlanta sotto di 4 punti.
La sensazione di trovarsi nuovamente a cospetto del “lato oscuro” dei Falcons, quello perdente per intenderci, torna prepotente in chiusura di secondo quarto quando, essendo entrato in territorio avversario e con meno di 2 min da giocare, Ryan ricade nel trend delle ultime partite e lancia una palla pessima destinata a Nick Williams, Captain Munnerlyn capisce tutto e anticipa il rookie che, non lottando per la palla, consente un semplice intercetto all’ex Panthers.
Lo stadio ammutolisce come in occasione del fumble e iniziano ad alzarsi i primi fischi diretti al QB rosso.

L’errore di Blaire Walsh sul FG da 51 yard chiude la prima metà sul punteggio di 7 a 3.
Atlanta non brilla e, malgrado sia ancora pienamente in partita, tra il pubblico inizia ad avvertirsi una tensione in costante aumento.
Per assistere all’azione che decide la partita non occorre aspettare molto; i Falcons attaccano per primi in apertura di secondo tempo e dopo un ottimo drive vengono fermati sulla linea di 1 yard di Minnesota.
Sul 1st and goal che segue, dopo essere rimbalzato una prima volta contro il muro viola, Coleman ci riprova esternamente e chiude una discreta pitch a sinistra in TD.

L’esultanza viene subito smorzata dalla flag gialla presente a centro area; dopo un breve consulto gli altoparlanti strillano che la scorrettezza è dell’81 rosso; si tratta del TE Tony Moeaky reo di aver compiuto un blocco pericoloso; TD annullato e attacco ricacciato indietro di 15 yard; la palla ovviamente va nelle mani di Ryan che esce dalla tasca per evitare il sack e forza un passaggio centrale diretto a Jacob Tamme che però termina impietosamente nelle mani del CB Terence Newman.

7th tournover nella red zone per i Falcons con annesso record NFL ed ennesima occasione buttata via.
Alla moltitudine presente al Georgia Dome, che fino a quel momento aveva sorretto la squadra, non resta che lasciar esplodere tutta la frustrazione accumulata nell’ultimo periodo e sfogarsi in quello è stato definito come “perhaps the loudest boos from the home crowd” (probabilmente il più imponente “boo” da una folla di casa)

Quello che segue è un totale dominio Vikings che, non si concretizza in un massacro, solo perché gli ospiti, per 2 volte a ridosso della end zone avversaria, riescono a trasformare “solo” 3 punti.
I Falcons non riescono più a guadagnare una yard e subisce 2 sack sanguinosi; prima Everson Griffen costringe Atlanta a un 3 and out e poi, ancora Anthony Barr, colpisce il braccio di Ryan prima del lancio forzando il secondo fumble personale.

Peterson si conferma una perfetta macchina da guerra e, come se non sentisse la fatica, tiene fede all’assurda media di 8,1 yard per portata nei 4th quarti, convertendo in TD una corsa da 35 yard tra gli inermi difensori in maglia rossa.
L’attacco di Atlanta si riprende decisamente troppo tardi e, sul 20 a 3, il TD pass di Ryan per Williams con poco più di un 1 min da giocare serve solo a rendere meno amara una batosta che peserà come un macigno.
C’è ancora il tempo per assistere ad un pessimo on-side kick che chiude la partita sul 20-10.

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peterson-jones

Una Minnesota cinica che sfrutta tutti i momenti di debolezza degli avversari pur non riuscendo a mai a dilagare.
Peterson, dopo la deludente prova con i Packs, aveva detto “We took it personal, the loss last week”, e l’ha decisamente presa sul personale quella sconfitta; 2 TD in 29 corse per 158 yards, con le quali ha raggiunto 11354 yards in carriera, superando nomi del calibro di O.J.Simpson, Corey Dillon e John Riggins nella classifica di migliori RB di tutti i tempi.

Atlanta si dimostra caratterialmente fragilissima ed esce annientata nei matchup chiave di cui sopra.
Peterson ridimensiona drasticamente la difesa avversaria che passa dall’essere la 1° contro le corse al 10° posto in una sola partita.
Jones viene imbrigliato perfettamente dalla costante doppia marcatura della secondaria dei Vikings che gli concederà solo 5 ricezioni per 56 yard.

Pietoso anche il resoconto sul pass rush dei Falcons che, alla faccia di chi considerava la OL di Minnesota come possibile punto debole, chiudono un’altra partita senza concludere neanche un sack.
I tournover sono un problema ormai cronico e il discussissimo offensive coordinator Kyle Shanahan dovrà trovare una soluzione al più presto perché, se i Falcons dovessero mancare i playoff anche quest’anno, la prima testa a finire sulla forca sarebbe proprio la sua.

Matt Ryan nella conferenza stampa post-partita si è assunto tutte le colpe dello sciagurato passaggio che ha condannato i suoi e, parafrasando, ha dichiarato:

in questi momenti difficili, l’istinto porta ad essere aggressivi ma che quello non era il tempo né il luogo per rischiare e avrebbe dovuto lanciare via quella palla accontentandosi di un field goal.

Adesso, per i Falcons, si prospettano tre insidiosissime trasferte consecutive, che la vedranno volare prima a Tampa per affrontare i Bucs, che con una vittoria li aggancerebbero al secondo posto della NFC South, poi a Charlotte contro i fortissimi e ancora imbattuti Panthers ed infine a Jacksonville.

I Vikings, forti della nuova leadership nella NFC North, dovranno invece affrontare i sempre temibili Seattle Seahawks tra le mura amiche, per poi approdare in Arizona col fine di contendere il 2nd spot dei playoff ai Cardinals.

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Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

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