[CFL] Week 18: La difesa ritrovata di Montreal

Grazie alla collaborazione con Le100yard.it, oggi possiamo dare il benvenuto ad una scrittrice di grande valore che si occuperà per noi di un argomento di nicchia del football americano: la CFL. Parliamo di Isabella Rampini, scrittrice già conosciuta nel panorama nostrano del football per aver scritto “Una stagione in provincia” e della quale in questi ultimi mesi, proprio su Le100yard, avete potuto leggere diversi articoli.

Nel week 18 della CFL le vittorie a sorpresa di Montreal e Vancouver riaccendono la corsa verso l’ultimo posto ancora disponibile ai playoff.

Montreal Alouettes vs Toronto Argonauts 34-2

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Sono due anni tormentati, quelli che la franchigia di Montreal si è lasciata alle spalle. Dal momento del ritiro di Anthony Calvillo, tuttora considerato il più grande QB della storia della CFL, la squadra è entrata in uno stato di fibrillazione, caratterizzato dalla ricerca spasmodica di un sostituto all’altezza. Il grande pivot, che ha guidato gli Alouettes alla conquista di tre Grey Cup, abbandona improvvisamente il campo nel corso del 2013. A 41 anni compiuti, da un momento all’altro egli si ritrova incapace di assorbire i normali colpi, che un QB riceve ad ogni partita, senza pesanti conseguenze.

Costretto a ritirarsi in piena regular season, lascia alla franchigia l’onere di recuperare con urgenza un uomo capace di rimpiazzarlo. Ma gli Alouettes forse non vogliono soltanto un ottimo QB, probabilmente vogliono una star. Perciò il primo, a ricevere le attenzioni di Montreal, è Tim Tebow, che declina. Gli Alouettes ci riprovano con Troy Smith e, dopo qualche insistenza, riescono a convincere l’ex 49ers ad abbandonare il lavoro da impiegato nell’Ohio, per ritornare in campo.

Costretto a un debutto repentino nel corso dei playoff 2013, egli si rende protagonista di una prestazione eccellente. Ma fin dall’inizio della stagione 2014, Smith si rivela una grande delusione. Troppi incompleti, troppi intercetti e troppe sconfitte, inducono gli Alouettes a licenziarlo. Mettono al suo posto Crompton, la riserva, che guida l’attacco di Montreal nel corso di 8 vittorie consecutive, fino ai playoff.
Ma i tifosi, che nutrivano simpatia per Troy Smith, non sono disposti a credere alla spiegazione: “tutta colpa di Smith, tutto merito di Crompton”. Dalle chiacchiere della tifoseria emerge il sospetto che in seno alla squadra si nascondano problemi ben più gravi e che l’ex 49ers ne sia stato una vittima.

Durante la prima partita del 2015, Crompton, il vincente, si infortuna. Lo sostituisce la seconda riserva, LeFevour, che si infortuna a sua volta prima del termine dell’incontro. Nella seconda giornata esordisce il rookie Rakeem Cato ed è un esordio stellare, qualcuno dice il migliore della storia della CFL. Nel corso delle partite successive, l’ex QB della Marshall University, scartato dalla NFL perché troppo leggero (81kg per 1,83m), si ridimensiona, alternando ottime azioni a vistosi errori.

Finché a fine agosto, nemmeno 24 ore dopo la storica vittoria sui B.C. Lions a Vancouver, la direzione degli Alouettes annuncia, senza alcun segnale premonitore né alcuna logica evidente, il licenziamento dell’head coach Tom Higgins. Il general manager Jim Popp ne assumerà il ruolo. I tifosi non apprezzano il rimpiazzo; preferivano l’onesto 61enne Higgins a Jim Popp, giudicato uomo senza scrupoli. I risultati in effetti danno torto a quest’ultimo, che arriva venerdì 23 ottobre sul campo di Hamilton con un record di 2-5, peggiore di quello del suo predecessore e con alle spalle una vera e propria disfatta, quella subita nella settimana 15 a Ottawa.

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Nel frattempo è accaduto quello che prima o poi era inevitabile: Rakeem Cato, che in quasi 5 mesi da professionista non ha acquistato nemmeno un etto, si è infortunato a sua volta. La settimana 16 gli Alouettes schierano Marsh, la quarta riserva, che delude.

Ancora in corsa per la qualifica ai playoff, dove è tuttora vacante il sesto e ultimo posto, la direzione degli Alouettes prende contatto con la franchigia dei Saskatchewan Roughriders, ormai matematicamente esclusa dal proseguimento di stagione. Le due squadre raggiungono rapidamente un accordo. In cambio della scelta al quinto giro di draft, i Riders cedono il 36enne Kevin Glenn, il numero uno dei numeri due, la riserva eccellente della lega.
Subentrato al titolare Darian Durant, anche lui vittima di un infortunio semestrale nel corso della prima giornata di regular season, Glenn ha dovuto ben presto affrontare la realtà di una squadra completamente diversa da quella che nel 2013 ha vinto la Grey Cup. Con 2 sole vittorie e 14 sconfitte, i Saska stanno affrontando una delle peggiori annate della loro storia. Ma Montreal decide di dargli fiducia lo stesso. Le due squadre siglano l’accordo il 14 ottobre. Kevin Glenn fa le valige, lascia Regina, arriva a Montreal e dopo 3 giorni è già in campo a guidare l’attacco della squadra del Quebec.

Un cronista canadese commenta che non ha avuto nemmeno il tempo di sfogliare il play-book; forse nemmeno di adeguare l’orologio al diverso fuso orario, aggiungo io.
Contro Hamilton, come ormai è consuetudine, Montreal perde, ma Kevin Glenn figura bene.

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Poi arriva la settimana 18, quando gli Alouettes devono affrontare la franchigia vincente dei Toronto Argonauts, sul campo neutro di Hamilton (gli Argo sono stati sfrattati dal dome di Toronto a causa dei playoff di baseball). Gli Argonauts sono al secondo posto della classifica della East Division, gli Alouettes all’ultimo. Gli Argo hanno un record positivo di 9-6, gli Alouettes uno negativo di 5-10. Gli Argonauts hanno già ottenuto la qualifica ai playoff; gli Als, dopo l’ultima sconfitta, vedono ridotte al lumicino le loro speranze di agguantare il sesto e ultimo posto.

Invece, contro ogni pronostico, dominano l’incontro dall’inizio alla fine, umiliando i favoriti avversari. La difesa di Montreal, che pareva sparita nel nulla nel corso delle ultime, pesanti sconfitte, non lascia spazio agli Argonauts. Per quasi tutta la partita, questi si vedono costretti ad uno snervante susseguirsi di “two and out” (“due e fuori”: nel football canadese i down a disposizione sono 3 anziché 4). Mentre l’attacco di Montreal, guidato da Glenn, che in due settimane ha avuto il tempo di ambientarsi, segna 4 touchdown, 2 field goal e un single point.
Grande protagonista il RB Tyrell Sutton, autore di 2 touchdown, uno su ricezione e l’ultimo, molto spettacolare, su corsa; ma anche il DE John Bowmann, che con i 2 sack di venerdì raggiunge l’undicesimo posto nella classifica di tutti i tempi.

Alla fine del terzo quarto gli Argonauts tentano la mossa di cambiare il QB. Mandano in panchina il ventinovenne Trevor Harris, al suo primo anno in Canada dopo alcune stagioni nell’Arena Football e rispolverano l’ex titolare Ricky Ray. Questi, ad inizio stagione, era convalescente per un intervento alla spalla; Harris avrebbe dovuto sostituirlo fino alla completa guarigione, ma gli eccellenti risultati gli hanno consegnato un posto da starter definitivo.

Ray, quando entra in campo, può contare sulla calma di chi non ha più niente da perdere e riesce a guadagnare qualche primo down. Finché all’ultimo drive, per la prima volta dall’inizio partita, gli Argo raggiungono la red zone.

Con un campo lungo 110 yard anziché 100 e 3 down a disposizione anziché 4, nel football canadese il raggiungimento della red zone è un’impresa più difficile che in quello americano. Ma una volta arrivati qui, con il campo largo 65 yard e un ricevitore in più (nel football canadese gli uomini in campo sono 12 per ogni squadra) l’esecuzione di un touchdown diventa più probabile.

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Venerdì notte, a meno di un minuto dalla fine, gli Argonauts ci provano 4 volte.

Il primo tentativo è un lancio corto al ricevitore Kevin Elliott, che viene immediatamente placcato dal LB Cox, senza alcun guadagno di yard. Al secondo tentativo, Ray lancia direttamente dentro la end zone, il suo bersaglio è ancora Elliot; il CB Mitchell White lo ostacola, Elliot lo afferra per la gabbia del casco e White lo strattona. Gli arbitri giudicano ricevitore e cornerback ugualmente colpevoli e ordinano la ripetizione del down. Elliot è ancora il bersaglio, questa volta sulla goal line. Il CB Billy Parker si tuffa dinanzi a lui e deflette la palla, prima che il ricevitore possa toccarla.
A questo punto, sul filo dello scadere dell’ultimo tempo, gli Argonauts decidono di rinunciare a un facile field goal e fanno l’ultimo tentativo di andare in touchdown. Ray lancia centrale, verso Hazelton, ma ancora una volta Parker lo precede, deviando la palla.

Con soli 332 punti concessi da inizio stagione, la difesa di Montreal, finalmente ritrovata, si conferma al terzo posto della lega.

“Quando giochiamo in questo modo, siamo davvero una squadra da playoff” dichiarerà l’head coach Jim Popp, al termine della partita. Se giocassero sempre in questo modo, sarebbero una squadra da Grey Cup. Perché non lo fanno ogni week-end?

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Hamilton Tiger-Cats vs B.C. Lions 13 – 40

Se c’è una squadra che, nel 2015, non ha ottenuto i risultati che meritava, questi sono certamente I B.C. Lions. Squadra solida, con molte eccellenze tra le proprie fila, ad oggi ha un record negativo di 6-10 che non corrisponde al suo reale valore.

In lizza per il sesto e ultimo posto ai playoff, venerdì notte hanno incontrato, di fronte al loro pubblico di Vancouver, gli Hamilton Tiger-Cats, in testa alla East Division e ovviamente già qualificati per playoff, dove appaiono tra i più probabili candidati al raggiungimento della finale.

Ma venerdì notte i Lions hanno saputo dimostrare il loro valore e, a dispetto dei pronostici, hanno dominato sugli avversari dall’inizio alla fine dell’incontro; grande partita del RB canadese Andrew Harris, il migliore della lega; grande partita dell’ILB Adam Bighill, di cui si perde facilmente il conto di sack e placcaggi, grande partita del DB Ryan Philips, autore di due intercetti strategici e ovviamente grande partita del rookie Jonathon Jennings, QB rivelazione del 2015.

Ottawa Redblacks vs Winnipeg Blue Bombers 27-20

Scott Milanovich, head coach dei Toronto Argonauts, ha tentato di giustificare la pesante sconfitta di venerdì sera esprimendo più o meno questo concetto:
“I nostri erano meno motivati, perché già qualificati per i playoff, mentre gli avversari, ancora in corsa, avevano maggiore necessità del risultato”. Anche i Tiger-Cats potrebbero spiegare la loro sconfitta contro i Lions con queste ragioni.

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Ma gli Ottawa Redblacks, anche loro già qualificati e anche loro alle prese con una squadra in corsa per il sesto posto, non adottano questa logica.
La più giovane delle franchigie della CFL, nata solo nel 2013 e reduce da due primi anni disastrosi, quest’anno ha conseguito 10 vittorie in 16 partite e sembra ancora capace di migliorare settimana dopo settimana.

La partita di sabato era il replay dell’incontro della settimana precedente, svoltosi a Ottawa, che già aveva visto vincenti i rossoneri. Dinanzi al pubblico di Winnipeg, i Redblacks si impongono ancora sui Blue Bomber, per la seconda volta consecutiva.

Edmonton Eskimos – Saskatchewan Roughriders 35-24

Si poteva prevedere un incontro senza storia, tra i primi della West Division e gli ultimi. Invece prima dell’intervallo i Riders conducevano 21-3 sulla capolista. Ma è a questo punto che gli Eskimos dimostrano la loro stoffa; con una decisa rimonta la squadra di Edmonton guadagna la sua settima vittoria di fila, lasciando gli avversari alle prese con la loro quattordicesima sconfitta stagionale.

Turno di riposo per i Calgary Stampeders, superfavoriti insieme agli Edmonton Eskimos per la conquista della 103a Grey Cup.

cfl week 18

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x = qualificati ai playoff

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Isabella Rampini

Ha scoperto il football quando cercava uno sport in cui ambientare il suo primo romanzo ufficiale, “Una stagione in provincia”. Da allora non ha più smesso di seguirlo. Avendo una passione insensata per i vice e i numeri due, ama la Canadian Football League ancora più che la NFL.

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