[NFL] Preview 2015: San Diego Chargers

Gli amici di “Quel che passa lo sport” hanno deciso di inaugurare il nuovo e bellissimo sito con le preview delle 32 squadre NFL. Abbiamo chiesto di poterle ripubblicare su Huddle Magazine aggiungendo i voti ad attacco, difesa, coaching staff e offrendo anche a voi la possibilità di votare.

Nessuno è profeta in patria, specie se vieni dopo il Messia che a San Diego ha sparso il verbo sotto il nome di LaDainian Tomlinson: è così che Ryan Mathews ha dovuto lasciare la Califorinia e trasferirsi in Pennsylvania per (ri?)lanciare la sua carriera tra i professionisti. Il suo “regno” ai Chargers è durato cinque stagioni, durante le quali non è mai riuscito a consolidarsi, troppo frenato da problemi fisici che ne hanno drasticamente ridotto la continuità.

Nei 5 anni d.T. (dopo Tomlinson) San Diego è oscillata tra le 7 e le 9 vittorie. Pur avendo nel frattempo cestinato l’ormai obsoleto Norv Turner, le cose in termini quantitativi non sono cambiate. Sotto la nuova gestione McCoy però s’è iniziata una rifondazione che si basa su una qualità del gioco decisamente diversa, molto più moderna che però ancora deve trovare un equilibrio in molti aspetti.

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OFFENSE

Il principale beneficiario di questo nuovo corso è stato senza dubbio Philip Rivers. Il QB che sotto la precedente gestione era sull’orlo di una crisi di nervi, ha vinto il premio di “comeback player of the year” nel 2013 ed è entrato prepotentemente nei discorsi per l’MVP di quella stagione. L’anno scorso le prestazioni personali sono leggermente calate (in particolar modo i 18 intercetti sono risultati francamente troppi), pur restando tra l’elite del ruolo nonostante un parco ricevitori di certo non all’altezza. In un attacco che in generale ha fatto un passo indietro rispetto a quanto visto l’anno precedente, lui però è quello che ha reagito in maniera più efficace.

I dubbi principali quindi vanno ricercati altrove, soprattutto andando a bussare alla porta di Keenan Allen. Il furetto ex California ha subito un brusco stop per quel che riguarda la produttività, rispetto a quanto visto nella sua stagione strabiliante di debutto tra i pro: pur giocando una partita in meno, i target sono aumentati (da 105 a 121), così come le ricezioni (da 71 a 77), ma è mancata quella esplosività che ne aveva contraddistinto il 2013, oltre ad una fisiologica riduzione dei TD. Pur restando all’interno dello stesso coaching staff, nel 2014 sembra lo abbiano coinvolto in situazioni in cui riesce a fare meno la differenza, è plausibile anche che le difese ne abbiano preso parzialmente le misure, ma se San Diego vuole tornare a giocare nei playoff necessita che il suo principale playmaker e giocatore di maggiore prospettiva torni su livelli da prima fascia della lega, anche perché attorno a lui di talento ce n’è poco.

Prima di iniziare Malcolm Floyd ha tenuto a precisare che questa sarà la sua ultima stagione: a 33 anni resta un secondo ricevitore solido, che anche l’anno scorso, di ritorno da un infortunio molto grave, non ha fatto mancare le sue 800 yard (risultando anche il migliore della squadra). È un discreto complemento al quale però non si può chiedere troppo. Sarà molto interessante vedere se Stevie Johnson potrò mettere da parte l’anno abbastanza incolore avuto ai 49ers, probabilmente anche lui non è (più) un WR da 1000 yard, ma nel giusto contesto può ancora essere valorizzato come spina nel fianco degli schemi difensivi avversari e se a San Diego l’anno scorso hanno fatto rendere Eddie Royal in questo ruolo, ci sono buone chance che Stevie possa anche far meglio. In sostanza tra un Allen involuto che deve ritrovare la possibilità di sfruttare le sue pur ottime qualità e due ricevitori onesti ma con ormai pochi margini di miglioramento, il reparto WR sembra stagnare un po’. Tra le seconde linee l’unico a poter intrigare è Dontrelle Inman: undrafted 2011 con esperienze in Canada, l’anno scorso ha avuto una buona preseason e se riconfermata quest’anno potrebbe iniziare a vedere molto di più il campo. Poche speranze invece attorno ad uno special teamer come Jacoby Jones ed un eterno incompreso come Austin Pettis.

Ritroviamoci
Ritroviamoci

In sostanza, passano gli anni, ma il miglior amico di Rivers resta costantemente Antonio Gates, autore nella passata stagione di ben 12 TD. Il problema per San Diego sarà dover fare a meno di lui nelle prime 4 partite a causa di un test antidoping non superato durante i mesi primaverili. Bisognerà fare di necessità virtù e quindi lanciare finalmente il giovaneLadarius Green, che ormai da tre stagioni aspetta l’occasione buona per mettersi in mostra in ottica dopo-Gates. Il talento fisico c’è tutto, per ora però non c’è stato modo di vederlo in maniera continuativa sul campo (solo 53 target nelle ultime 30 partite).

Tutto però parte dalla protezione che la linea riuscirà a dare al gioco guidato da Rivers. Una linea che negli ultimi anni è stata falcidiata da infortuni (come un po’ tutta la squadra) e che sta soffrendo nel ricambio generazionale. La riconferma di King Dunlap in questo senso è stata tanto necessaria quanto accolta con gaudio dai tifosi. Lui e D.J. Fluker dovranno occuparsi dei rushatori esterni avversari, con quest’ultimo che nelle prime due stagioni non ha rispettato del tutto le aspettative che obbligatoriamente ci sono attorno ad una prima scelta. Il vero upgrade questo reparto ed in generale questo attacco l’ha fatto andando a firmare in free agency Orlando Franklin: il 27enne fino all’anno scorso rivale divisionale con i Broncos oltre ad essere una guardia dal valore assoluto non criticabile, si trova a dover sostituire il principale punto debole del quintetto dei Chargers, quel Chad Rinehart che dopo aver giocato (male) praticamente tutti gli snap dell’anno passato, è stato rilasciato ad inizio marzo ed è tutt’ora a spasso.

Dietro a questa linea, che ha dovuto dire addio a Nick Hardwick (ritiratosi) e che spera in qualche miracolo per completarsi nei ruoli appunto di centro e di guardia destra, dovrà correre il nuovo RB: Melvin Gordon è stato scelto al primo giro e già di per sé questo potrebbe far discutere, stando alla tendenza di ritardare spesso la scelta di giocatori nel suo ruolo. Personalmente non trova la scelta così sbagliata né per una questione di talento (e Gordon ha mostrato di averne a Wisconsin), né per una questione strategica: è pur vero che i RB hanno una “vita sportiva” media molto breve da qualche anno a questa parte ed è altresì vero che un buon running game inizia cronologicamente prima con una buona linea offensiva, ma allo stesso tempo vita sportiva breve significa appunto prendere RB giovani dal draft e con una linea offensiva di valore medio o basso, qualche castagna dal fuoco te la può togliere un giocatore di conclamato talento come può essere un RB scelto al primo giro. Questa classe era molto profonda nel ruolo e si poteva aspettare, ma Gordon potenzialmente ha qualcosa di più rispetto a tutti gli altri (opinione personale e probabilmente anche dell’entourage dei Chargers) e quindi perché non prenderlo?

Dietro a lui Branden Oliver s’è conquistato l’anno scorso i gradi di ottimo backup, con Donald Brown leggermente più indietro, mentre il recupero del coltellino svizzero, Danny Woodhead, potrà far molto comodo. La sua assenza nel 2014 è uno dei principali motivi per cui l’attacco ha fatto molta più fatica rispetto all’anno precedente. Poter correre o poter far finta di farlo per coinvolgere poi anche i RB in fase di ricezione è una degli aspetti fondamentali del football moderno e in quest’ottica fa ben sperare il fatto che nonostante abbia subito molti intercetti, nessuno di questi Rivers l’ha lanciato successivamente ad una play action (unico in NFL nel 2014 assieme a Brees e Derek Carr).

DEFENSE

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Ad inizio preview si parlava di ricerca di equilibrio, l’andamento generale della difesa tra le due annate sotto McCoy paragonato a quello dell’attacco ne è un chiaro esempio: attacco esplosivo nel 2013 ed asfittico nel 2014, difesa colabrodo nel primo anno a fronte di un reparto molto più disciplinato e presente l’anno scorso.

Cool
Cool

I maggiori cambiamenti sono arrivati tra le secondarie: innanzitutto sono stati lasciati andare Marcus Gilchrist e Shareece Wright, in sostanza i due che avevano peggio giocato nella passata stagione. Tra i CB s’è fatto di tutto a livello economico per convincere Brandon Flowers a restare in bassa California. L’ex Chiefs veniva da una stagione, quella del 2013, leggermente sotto al par ed io ero tra quelli che lo vedeva in fase calante, dopo aver firmato un annuale a tre milioni la passata stagione ha dimostrato anche ai più scettici di poter essere ancora determinante in questa lega, una stagione che appunto gli è valsa un rinnovo quadriennale a 36 milioni totali.

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Dopo che avrai letto tutto il preview guarda i voti che abbiamo assegnato ad offense, defense e coaching staff ed esprimi la tua valutazione sui San Diego Chargers 2015.

[review]

I voti di Gabriele Balzarotti

Offense - 65%
Defense - 60%
Special Team - 65%

63%

Quella che vedete a destra è la media matematica dei due reparti più coaching staff. Dopo aver letto tutto l'articolo votate anche voi, da 1 a 10 decimali inclusi, per dirci qual'è il valore dei Chargers 2015 oppure lasciate un commento.

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“Datemi un divano e vi racconterò il mondo (sportivo)” o ancor meglio “un corpo immerso in un evento sportivo riceve una forza uguale e contraria che lo spinge a dire necessariamente la sua opinione a riguardo”.

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