[NFL] Week 10: i vergognosi Bears si arrendono prima di combattere (Chicago Bears Vs. Green Bay Packers 14 – 55)

Dopo tredici stagioni di Brian Urlacher, l’organizzazione dei Chicago Bears lo ringraziò scrivendo sul sito della squadra dell’Illinois “Pochi giocano per una franchigia storica, ancora meno scrivono il proprio capitolo”. Dopo un record di 81-63 in nove anni sulla panchina del Soldier Field, nel 2012 Lovie Smith venne scaricato dai Bears. Due anni dopo questi due avvenimenti, una franchigia giustamente considerata storica, una tra le più antiche e più temute, è una barzelletta che si accartoccia su sè stessa, e non fa nemmeno troppo ridere.
La difesa di Marc Trestman, nuovo head coach alla guida dall’anno passato, si è garantita l’ultima piazza in NFL in questo anno e mezzo, risultando la trentaduesima in questo 2014 in quanto a punti concessi a partita. Tutto ciò anche prima che Aaron Rodgers la distruggesse nel Sunday Night che vi stiamo per raccontare.

I Packers arrivano dalla settimana di bye rigenerati nel corpo e nella mente dopo aver assorbito la lezione dei Saints nell’ottava settimana, che si erano imposti rifilando 44 punti ai campioni della NFC North. I Bears dal canto loro speravano di dimenticare le umiliazioni contro Dolphins, Patriots e proprio Green Bay maturate nella prima parte di stagione.
Il primo quarto parte con il primo dei sei touchdown di Rodgers: palla per Brian Bostick su un quarto down dalla linea delle 1 yard. La decisione di giocare il quarto tentativo la dice lunga su quanto il coaching staff fosse fiducioso di poter vincere questa partita. Subito dopo, Jay Cutler, con tutto il tempo del Mondo a disposizione, lancia una palla soporifera per Martellus Bennett, che Micah Hyde riceve al posto del TE in maglia bianca. Palla a Rodgers, da lui a un altro tight end, Andrew Quarless. Ha inizio la festa, di Lambeau Leap in Lambeau Leap, che porterà i padroni di casa a registrare la peggiore sconfitta degli orsi nella storia.

Il secondo quarto è anche troppo ridicolo: le test di formaggio segnano quattro volte. Le prime due sono talmente inguardabili da un punto di vista difensivo che giova fare nomi e cognomi di una secondaria ripetutamente umiliata dai padroni di casa.
Jordy Nelson supera il cornerback di sinistra Tim Jennings, che si ferma non si sa bene per quale motivo visto che il linebacker centrale sta coprendo Quarless nello slot. Sopra di lui Brock Vereen, rookie da Minnesota, non chiude sul lato aperto di Rodgers, in cui Nelson sta pascolando. Lasciando un rookie solo (cover-1 con una sola safety) contro un giocatore lanciato Trestman si assicura che i suoi subiscano i punti del 21 – 0.
Poco dopo il 12 in verde chiude la partita con il secondo lancio per Nelson. In questo caso, Jeremiah Ratliff e Willie Young, deputati di correre incontro a Rodgers, cascano per terra, lasciando che il quarterback avversario prenda lo spazio che si crea a destra per correre. Presso la linea di scrimmage egli può trovare ancora Nelson direttamente in zona di meta, con Ryan Mundy e Kyle Fuller che lasciano tutto lo spazio possibile al ricevitore avversario.
Si potrebbe andare avanti con l’imbarazzo generato del touchdown seguente, uno screen per Eddie Lacy per un guadagno di 56 yard, figlio di almeno tre uno contro uno persi dagli uomini di linea di Chicago, o narrando l’altra decina di ricezioni che i Packers effettuano senza la compagnia di avversari nelle immediate vicinanze.

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Finisce 55-14 dopo un secondo tempo del tutto didascalico in cui gli uomini di McCarthy tirano il freno a mano per manifesta superiorità. Intendiamoci, non siamo del tutto contrari a Trestman e al suo staff; diciamo solo che guardar giocare la difesa dei Bears, tra un placcaggio sbagliato e uno nemmeno tentato, una marcatura errrata e una pressione non portata a termine, fa male alla NFL, luogo in cui le dinastie hanno precise caratteristiche e devono rispettarle per aumentare ancora di più il fascino stesso dello sport che rappresenta. Qualsiasi allenatore merita tempo, ma un Sunday Night così, ridicolizzati dagli avversari di una vita, non può passare inosservato per la dirigenza dell’Illinois.

E l’altra parte, quella dei Packers che banchettano sui resti di una franchigia storica? C’è da dire che nel primo quarto uno spaventoso Clay Matthews ha ucciso le velleità offensive dei Bears; a lasciare il vantaggio al linebacker di casa è Jermon Bushrod, distrutto all’interno quanto all’esterno, costretto a una falsa partenza e a guardare il dirimpettaio passargli di fianco più di una volta. La partita del 52 in verde si chiude con un solo sack ma con un numero imprecisato di giocate che hanno tenuto a bada l’attacco dei Bears, che ha sofferto sia sulle corse che sui passaggi anche nei primi equilibrati momenti di gioco.
I zero sack e zero intercetti subiti sono però forse la migliore notizia per Green Bay. I problemi sono quindi arginati, consegnando alla NFC una contender. Inoltre, la coscia di Rodgers sembra guarita: le movenze mostrare ieri notte hanno tolto gli ultimi dubbi sulle condizioni del miglior giocatore in giallo-verde. Mobile, letale, con un lancio che ricorda il meglio fatto in carriera. Questi Packers hanno tutte le carte in regole per fermare i Lions e ripresentarsi ai Playoff da trionfatori della division.
Le sette partite rimanenti sono equamente divise tra avversari abbordabili e competizioni complicate. Non disperino però i tifosi: le meno facili sono in casa, compresa l’ultima in cui ospiteranno Detroit. Se niente di strano succederà nel frattempo, sarà quella la partita dell’anno per i Packers.

Altro che la rivalità, ormai sbiadita, con una squadra allo sbando…

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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