[NFL] Week 7: il sottile confine tra realtà ed eccellenza (San Francisco 49ers Vs. Denver Broncos 17 – 42)

Da un punto di vista prettamente teorico, non c’era molta differenza tra i Broncos e i 49ers questa domenica. I padroni di casa sarebbero stati impegnati solo quattro giorni dopo nella decisiva sfida di San Diego, mentre gli ospiti, attesi da un calendario meno frenetico, avrebbero sicuramente potuto dare filo da torcere alla capolista della AFC West.
Nel pomeriggio sia Seahawks che Chargers avevano perso, lasciando a tutte e due le compagini impegnate nel Sunday Night una autostrada da percorrere verso le zone alte della classifica. Come vedremo e come è ovvio che sia, solo una ne ha approfittato.
E se conoscete il risultato, o l’avete letto nel nostro titolo, sapete anche chi ne ha approfittato e assunto che Denver ha completamente dominato. Ed è quasi del tutto vero, ma oltre a celebrare le qualità dei vincitori penseremo anche ai vinti e alla loro strana stagione fatta, finora, di alti e bassi.

Demaryus Thomas BroncosLa cronaca del primo quarto è a senso unico: three and out di San Francisco, touchdown di Emmaneul Sanders, field goal sbagliato dai californiani e segnatura di Wes Welker: 14 a 0. Il gioco di passaggio dei Broncos gode della grandiosa pass protection garantita da una linea offensiva che non mostra mai difficoltà nel gestire la temuta difesa degli ospiti, mentre Colin Kapernick si scontra con la difficoltà dei suoi ricevitori di tenere la palla. Vernon Davis, Anquan Boldin, Michael Crabtree: tutti lasceranno cadere il pallone almeno una volta durante il match, di certo non aiutando una causa quasi persa in partenza.
Nel secondo periodo Denver continua a giocare e al tabellino si iscrive anche Demaryius Thomas: 21 a 10 perchè arriva anche la segnatura di Stevie Johnson, che potrebbe essere l’arma in più dei Niners da qui alla fine della stagione.

Orlando Franklin mette nei guai i suoi commettendo una penalità per unnecessary roughness e costringe Brandon Colquitt a un rarissimo punt.
Sul drive successivo l’innervosito Kaep tenta il passaggio profondo su Johnson quando forse chiudere il primo down avrebbe dato più garanzie: il risultato è l’intercetto di Aqib Talib e il successivo drive con immediato passaggio da sette punti per il 28 a 10 che chiude l’incontro a undici minuti dalla fine del terzo quarto.

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Quindi, avevate ragione: Denver ha dominato. L’ha fatto con due reparti, quelli più importanti. La linea offensiva e quella difensiva. Non è un caso che oltre alla penalità di Franklin l’altro drive non concluso da un touchdown dei blu-arancio sia a causa di un sack. Per il resto della contesa i pass rusher di San Francisco non sono riusciti a sorpassare la muraglia di John Fox, e quando l’hanno fatto c’era già qualcuno libero per ricevere. In questo senso, l’assenza di Patrick Willis ha determinato una mancanza di elasticità nei linebacker che ha facilitato le tracce dei vari Thomas, Welker, Sanders, e ha garantito discreti guadagni anche a Ronnie Hilman, runningback dei Broncos per l’occasione, e al suo sostituto Juwan Thompson.
Denver Broncos vs. San Francisco 49ersAltra mancanza chiave Mike Iupati, che ha visto i suoi andare spaventosamente sotto contro un DeMarcus Ware incredibile (da vedere la finta con cui ha depistato il tackle sul lato cieco per poi placcare Kaepernick). Tre sack per l’ex Cowboys, due per Von Miller, senza stare a sottolineare quante volte la coppia è volata incontro agli avversari.
Come detto, il calendario si fa più morbido per i Niners. Le notizie pessime arrivano però dalle squadre impegnate nella loro division. I Cardinals continuano a vincere, i Rams sembrano essere una squadra unita capace di qualsiasi impresa e i Seahawks rimangono sempre i campioni del Mondo. Al quadro aggiungiamo il brutto infortunio di Daniel Kilgore ma la possibilità di recuperare Aldon Smith, che nella brutta serata del Colorado sarebbe servito come l’acqua nel deserto.

Passando ai Broncos, la situazione divisionale non è dissimile rispetto a quella degli avversari di giornata. Con i Raiders a fungere da squadra materasso ci sono i Chiefs in grado di battere chiunque e i Chargers, forse la squadra parsa più in forma prima di domenica scorsa. Quantomeno Denver guarda dall’alto di un rassicurante 5-1.

Anche solo così, senza nemmeno nominare chi lancia per la squadra del Colorado, i Broncos sembrano una squadra eccellente. Ma la realtà è che il loro quarterback è Peyton Manning. Nella serata in diretta nazionale non poteva esimersi dal frantumare l’ennesimo record. Ma forse questo vale qualcosa in più delle decine di altri fatti registrare in carriera. Superando Brett Favre il 18 diventa il giocatore con il numero più alto di touchdown lanciati in carriera (510 ma aggiungetene pure voi un’altra novantina se egli onorerà il contratto attuale fino alla fine del 2016).
Al terzo TD della giornata, Peyton corre verso Thomas, il ricevitore che firma la meta del sorpasso su Favre. Non è solito farlo, vuole il pallone come un bambino che non ne ha mai visto uno. Il suo compagno lo lancia a un altro Broncos, che lo lancia a un altro in un “torello” che origina un siparietto abbastanza ridicolo per gli standard di classe del nativo di New Orleans, che caracollante insegue l’ovale tra i sorrisi dei suoi colleghi.

manning play catch

Quando riesce a ottenere il pigskin, se lo vede scippare da un funzionario della Hall of Fame, che lo mette in un sacchettino ed esce dalla porta sul retro del Mile High Stadium, direzione Ohio. Stato in cui, senza dubbio, tra qualche anno ci sarà addirittura una galleria dedicata al figlio di Archie. Quando Fox, nel post partita, arringa la sua fantastica squadra chiama anche Manning a parlare, lo addita come “il più grande quarterback della storia”. Lui accetta il complimento con un piccolo sorriso, è tornato umilmente in sé. Poche parole di circostanza, poi crea un capannello con i suoi: “Broncos al 3. 1, 2, 3, Broncos!”.
Sa che se nemmeno quest’anno finirà per lui con la rituale alzata del Vince Lombardi Trophy, altro inchiostro sporcherà la sua leggenda. E per evitare che ciò accada ha bisogno dei suoi, che nella notte del Sunday Night e del suo record gli hanno spianato la strada distruggendo una delle migliori squadre esistenti.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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