[NFL] Caccia a Ottobre Rosa

Guardi il calendario appeso al muro e speri che quest’anno ci sia qualcosa di diverso, magari è un anno bisestile… lo so, è assurdo, non è mai successo… ma magari quest’anno Settembre ha 31 giorni… E invece non c’è niente da fare, ti devi rassegnare e strappar la pagina per passare al mese successivo.

E’ arrivato Ottobre e sappiamo bene cosa questo voglia dire nella NFL: ROSA… ROSA OVUNQUE!

Pink-MerchandiseDal 2009, anno in cui è stata introdotta questa usanza, nel mese di Ottobre la NFL si tinge di rosa. Nel retro del casco dei giocatori viene applicato un adesivo rappresentante un fiocco rosa, lo stesso fiocco viene riportato sui palloni usati durante la partita e sull’erba dei campi da gioco, le imbottiture dei goalpost diventano rosa, le toppe con la C usate da alcune squadre per identificare i capitani mutano anch’esse colore… ma, soprattutto, i giocatori vengono lasciati liberi di “esprimersi” in accordo col tema, e il risultato è terrificante! Polsini, scarpe, calzettoni, fasciature, guanti, paradenti, asciugamani… tutto diventa rosa.

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Ovviamente dietro a questa apparente follia c’è un significato: Ottobre è il mese della prevenzione per il cancro al seno.

Sia chiaro, attirare l’attenzione su un problema tanto grave è cosa buona e giusta, quello che non posso accettare è il mezzo scelto dalla NFL per veicolare l’importante messaggio “Donne, fatevi un controllo periodico perché è importante e può salvarvi la vita”. Gli accessori rosa non solo sono un pugno nell’occhio e rendono le partite difficili da guardare, ma vanno in contrasto con il significato stesso delle uniformi di gioco: l’uniformità, l’essere tutti uguali, il rappresentare la squadra e non l’individuo.

ROOTING FOR LAUNDRY

La divisa da gioco è sacra: rappresenta la squadra, è un omaggio alla storia stessa della società, ai giocatori del passato, rappresenta la tifoseria… solo i colori sociali dovrebbero comparire sull’uniforme di gioco.

I giocatori vanno e vengono, li adoriamo quando giocano per la nostra squadra e li insultiamo quando vanno ad indossare i colori di un altro team;  poniamo di essere tifosi della “squadra A” e di disprezzare profondamente la “squadra B”, i nostri eroi sono simpatici e aiutano le vecchiette ad attraversare la strada mentre i loro giocatori sono degli arroganti bastardi… ma se nottetempo le due squadre si scambiassero tutti i giocatori, la mattina dopo noi continueremmo a supportare la “squadra A” e ad odiare la “squadra B”, perché come dice Jerry Seinfeld… noi tifiamo per dei vestiti! 

Ecco perché, da amante della storia e delle tradizioni, sono contrario a tutto quello che “deturpa” l’aspetto della mia squadra; che sia il marchio di grosse e avide aziende che fanno da sponsor o che sia un messaggio sociale e a tutti gli effetti apprezzabile. Ci sono altri modi per mandare il messaggio, lasciamo stare le divise. E soprattutto evitiamo di dare carta bianca ai giocatori per quanto riguarda la personalizzazione degli accessori, perché sappiamo che queste dive spesso amano esagerare e farsi notare. Capisco e accetto i fiocchi rosa disegnati sul campo e sui palloni, l’adesivo dietro al casco, le pubblicità e le decorazioni allo stadio ma la mia squadra deve sembrare la mia squadra da agosto a febbraio (magari la mia squadra arrivasse a giocare a gennaio e febbraio, ma questa è un’altra triste storia…)

MESI A TEMA

Purtroppo quando le cose diventano di moda si fa presto a esagerare, e così si è partiti da Pinktober e si è arrivati ad aggiungere G.I. Joevember (per usare i nomi dati da Paul Lukas di ESPN e creatore del blog UniWatch dedicato allo “studio ossessivo dell’estetica nello sport”), trasformando Novembre nel mese dedicato all’apologia delle forze armate americane.

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Anche in questo caso la NFL cambia aspetto, indossando la mimetica. Le toppe dei capitani, i fiocchi sul campo, sugli adesivi nei caschi e sui palloni, le protezioni dei pali, gli asciugamani, i polsini, i guanti, le scarpe e chi più ne ha più ne metta, tutto è a tema camouflage.

UN PASSO VERSO LA SALVEZZA, UN PASSO VERSO IL BARATRO

nfl_breast_cancer2_mPer alcuni anni la NFL ha perso il senso delle proporzioni e la situazione è presto andata fuori controllo, con la trasformazione completa di October in Pinktober. Per l’intero mese, fino ad un paio di anni fa, era impossibile trovare una sola partita dove il rosa non la facesse da padrone. Negli ultimi anni si è vista una inversione di tendenza, e la maggior parte dei team ha selezionato solo alcune partite da dedicare alla Breast Cancer Awareness; quest’anno dovrebbe andare ancora meglio e ci si dovrebbe limitare ad una partita per squadra.

La mossa era già prevista e non è quindi legata in alcuna maniera ai casi di violenza domestica venuti alla luce in questo primo quarto di stagione, c’è però da dire che proprio a seguito del polverone che si è alzato nella NFL alcuni sponsor legati all’iniziativa della prevenzione del cancro al seno si sono tirati indietro ed hanno preferito non venire associati alla NFL finché questa non sistemerà in maniera seria la faccenda.

Secondo quanto ha riportato Paul Lukas alcune settimane fa sul suo blog, la presenza del rosa sarà notevolmente ridotta e, per esempio, non comparirà quel terribile colore durante le partite a copertura nazionale (Thursday, Sunday e Monday Night Football per intenderci). Purtroppo, a fare da contraltare a questo passo avanti, la NFL ha previsto di dare maggiore enfasi al mese di Novembre e al tema camo. La sua fonte non è entrata nei dettagli ma, fidatevi, non ci può essere niente di buono all’orizzonte.

BUSINESS O BENEFICENZA?

Nel mese di Ottobre, la NFL lancia campagne di marketing martellanti per convincere i tifosi a comprare magliette, cappellini e accessori vari legati alla Breast Cancer Awareness. “sostieni anche tu la battaglia contro il cancro al seno” ci dicono. “Contribuisci a finanziare la ricerca per arrivare a sconfiggere questo male”.

Ma il dubbio viene… Che percentuale di quello che spendiamo in oggetti rosa va effettivamente a finanziare la ricerca sul cancro? La NFL ha ricevuto molte critiche al riguardo, venendo accusata di sfruttare un male che sconvolge le vite di tante famiglie per lucrare senza vergogna.

L’anno scorso Darren Rovell, giornalista di ESPN, ha ottenuto dalla lega questi dati:

Quindi, su ogni prodotto a tema BCA venduto, la lega incasserebbe dai produttori il 25% del prezzo all’ingrosso (che equivale alla metà del prezzo di vendita) come royalty per lo sfruttamento del marchio NFL. Di questo 25%, destinerebbe all’American Cancer Society il 90%.

money cancerPartendo da questi dati Business Insider ha fatto qualche rapido calcolo, arrivando a questi stupefacenti risultati:

Per ogni 100$ incassati per merchandising rosa la NFL riceve, come royalty, 12.50$. Di questi 11.25$ (il 90%) vanno alla American Cancer Society. E i restanti soldi che fine fanno? Vengono divisi in questo modo: la ditta produttrice del merchandising venduto prende il 37.5% del prezzo di vendita, mentre chi vende il prodotto (può essere la NFL stessa con NFLShop.com o i vari team con i loro negozi ufficiali) prende il restante 50% del totale.

Ovviamente la American Cancer Society non utilizza il 100% dei fondi che riceve per finanziare la ricerca, perché deve sostenere altre spese (personale, materiale, attività, pubblicità, ecc…). Secondo i dati disponibili al momento della pubblicazione dell’articolo (2013), la ACS destinava, per finanziare effettivamente la ricerca, il 71,2% delle somme ricevute.

Spendendo 100$ per una buona causa, nel 2013 stavamo dunque donando solo 8 miseri dollari e un centesimo per la ricerca sul cancro. Probabilmente c’è qualcosa da rivedere, no? In definitiva, il messaggio è importante, la gestione dell’iniziativa è, però, per lo meno discutibile.

Per correttezza è giusto segnalare che qualcosa (poco) potrebbe essere cambiato. Nel sito dedicato alla Breast Cancer Awareness quest’anno sono state inserite le seguenti informazioni:

  1. NFL Auction: il 100% del ricavato della vendita di prodotti rosa messi all’asta su NFL.com/Auction va alla American Cancer Society (ACS) [OK, quindi se l’asta arriva a 1000$ questi soldi vanno tutti alla ACS, brava NFL!] 2. At Retail: il 100% di ciò che spetta alla NFL dalla vendita al dettaglio dei prodotti rosa va alla American Cancer Society. [quindi non più 11.25$ ogni 100$ che spendiamo, ma ben 12.50$]

La NFL poi ci tiene a precisare questo: tutti i prodotti rosa NFL vengono realizzati da società che hanno la licenza ufficiale NFL. Queste aziende devono quindi  pagare delle royalty (in percentuale sul prezzo all’ingrosso) alla NFL quando vendono i loro prodotti ufficiali NFL ai negozi di tutto il mondo. La NFL riceve il pagamento di queste royalty sul prezzo all’ingrosso quando l’azienda produttrice vende i suoi prodotti ufficiali NFL ai negozi al dettaglio (quindi, la percentuale incassata dalla NFL non è legata al prezzo con cui questi prodotti sono messi effettivamente in vendita al consumatore finale). [in pratica con questo stanno dicendo che non è detto che il prezzo all’ingrosso equivalga esattamente alla metà del prezzo di vendita come invece riportato da Rovell nel suo tweet del 2013]

NON E’ LA ROSA, NON E’ IL TULIPANO…

PoppyVisto che stiamo parlando di uniformi di gioco ne approfitto per segnalare una notizia che è venuta fuori in questi giorni. Dato che la NFL ha in programma una partita a Londra a Novembre (i Jacksonville Jaguars giocheranno contro i Dallas Cowboys il 9 Novembre), le due squadre onoreranno la Remembrance Sunday indossando sui caschi e sulle divise i poppies (i papaveri simbolo del ricordo dei caduti in guerra) che siamo abituati a vedere sulle maglie delle squadre del campionato di calcio inglese.

Citando wikipedia:

Remembrance Sunday is held on the second Sunday in November, which is the Sunday nearest to 11 November, Armistice Day, the anniversary of the end of hostilities in the First World War at 11 a.m. in 1918. Remembrance Sunday is held “to commemorate the contribution of British and Commonwealth military and civilian servicemen and women in the two World Wars and later conflicts”.

L’articolo dice anche che le uniformi di gioco usate nella partita da Jaguars e Cowboys verranno poi messe all’asta e i fondi ricavati verranno devoluti in beneficenza alla Poppy Appeal.

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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