NFL, non solo cose negative: il caso Devon Still

YES!

Con un post su Instagram Devon Still ha dato la stupenda notizia: l’oncologo di sua figlia Leah ha comunicato che il cancro è ufficialmente in remissione.

https://instagram.com/p/0qgNthp6qr/

Pubblicità

Articolo originale (Aggiornamento 26/09/2014)

Ultimamente il mondo della NFL è stato scosso da casi di violenza eclatanti che hanno provocato sdegno nella comunità degli appassionati di football ma anche nella società civile.

Due stelle della NFL hanno conquistato, in rapida successione, le prime pagine dei giornali: prima il running back dei Ravens Ray Rice con l’accusa di violenza domestica e la diffusione delle immagini che lo mostrano mentre colpisce la futura moglie e che hanno portato al suo licenziamento da parte dei Ravens, poi la star dei Vikings Adrian Peterson, accusato di aver frustato per punizione il figlio di soli quattro anni. Le foto del bambino ferito hanno fatto il giro di internet scatenando un acceso dibattito. Peterson si è presentato volontariamente alla polizia ed è fuori su cauzione in attesa della conclusione delle indagini.

Sono stati tanti i giocatori di spicco che negli ultimi anni sono stati coinvolti in procedimenti giudiziari. Dall’arresto di Michael Vick a quello di Aaron Hernandez, dai problemi legali di Rolando McClain a quelli di un’altra stella dei Ravens, l’ormai ritirato Ray Lewis.

Proprio ieri pomeriggio avevo pubblicato sulla mia pagina twitter un ottimo articolo scritto da Neil Irwin del New York Times dove venivano analizzati i dati relativi agli “incidenti” con la legge registrati fra i giocatori NFL. Diverse categorie di crimini sono rappresentate, anche se il reato più comune è la guida in stato di ebbrezza (di alcol o di droghe). Preoccupante è però il numero di accuse per aggressione e minacce e per violenza domestica.

Il punto è semplice: per quanto questi giocatori siano ricchi e famosi, spesso il loro background culturale e le loro origini hanno il sopravvento. Questi eroi dei nostri giorni, idolatrati dai fan e dai media, sono uomini come tutti noi e spesso i soldi non cambiano le vecchie abitudini, non li allontanano dalle cattive compagnie ma, anzi, spesso favoriscono la nascita di ulteriori problemi.

LA NFL NON E’ SOLO VIOLENZA E AVIDITA’

devon still bengalsTutto il baccano mediatico nato intorno a questi casi di violenza ha però fatto passare sotto silenzio una notizia di tutt’altro genere: il toccante caso di Devon Still.
Devon Still è un defensive tackle cresciuto alla Penn State University e selezionato dai Bengals nel secondo round del Draft 2012. La sua carriera da professionista non è mai decollata e nei primi due anni ha giocato 18 partite da backup e ha fatto registrare 21 tackle e solamente 0.5 sack.

La preseason 2014 doveva essere per lui l’occasione per dimostrare di meritare il posto in squadra, ma una notizia terribile ha sconvolto la sua vita. A giugno a sua figlia Leah, di soli 4 anni, è stato diagnosticato il neuroblastoma, uno dei tipi di cancro più comuni nei bambini, allo stadio 4.
Leah si è sottoposta a trattamenti di chemioterapia al Children’s Hospital di Filadelfia durante l’estate e, ovviamente, Devon non riusciva a concentrarsi sul football. Un infortunio al bicipite femorale aveva poi complicato la situazione e ridotto notevolmente le sue chance di entrare nel 53-men roster per la stagione regolare. Infatti i Bengals hanno deciso di tagliarlo alla fine della preseason.

Pubblicità

Poteva essere l’ennesima testimonianza dell’avidità e dell’assenza di cuore delle squadre NFL, concentrate sugli affari e capaci solo di sfruttare i giocatori e poi abbandonarli a bordo strada quando questi non rendono più.

Non questa volta, non questi Bengals.

Il venticinquenne Still, il giorno dopo essere stato tagliato, è stato richiamato nella practice squad, in modo che potesse continuare a godere dell’assistenza medica e ricevere uno stipendio settimanale di 6300 dollari. Un gesto di classe da parte della franchigia, e importante ossigeno per un ragazzo così giovane colpito da una tragedia così grande.
Nel mentre Still è guarito dall’infortunio, e questa settimana i Bengals lo hanno promosso nell’active roster, assicurandogli comunque che potrà dedicare del tempo per andare a trovare la figlia a Filadelfia.

UN ACQUISTO PER UNA BUONA CAUSA

Devon_StillI Bengals non si sono fermati qui. La squadra ha annunciato che il ricavato della vendita della maglia di Still sarebbe stato devoluto completamente in beneficienza all’ospedale pediatrico di Cincinnati e al fondo per la ricerca e la cura di quei tumori che più comunemente colpiscono i bambini.

“I’m not going to lie, I thought just like everybody else: This is a business,” Still said. “For them to be behind me this much is amazing to me and it’s definitely changed my perspective on the world of sports.”

Secondo quanto riportato da un portavoce della squadra, in sole 48 ore sono state vendute più di 1.000 maglie col numero 75, al prezzo di 100 dollari l’una. Sean Payton, l’head coach dei New Orleans Saints, ha contribuito alla causa comprandone ben 100.

Successivamente Still, sul suo profilo twitter, ha aggiornato i numeri, comunicando che erano già state vendute 4.000 maglie per un ricavato di 400.000 dollari, davvero niente male per una causa che non ha avuto il supporto mediatico che avrebbe meritato.

Chi volesse contribuire comprando una maglia di Still può andare nel negozio ufficiale dei Bengals.

 

Aggiornamento 26/09/2014

La vendita delle maglie di Still è proceduta a buon ritmo, superata quota 10.000 e il milione di dollari raccolti per la ricerca sul cancro.
Leah è entrata in ospedale per la rimozione del tumore e papà Devon le ha fatto un bel discorsetto mentre andavano in macchina in ospedale.

Dopo circa sei ore di intervento tumore e linfoma sono stati rimossi e Still ha postato una foto di Leah con gli aggiornamenti e ringraziando tutti per il supporto.

Pubblicità
Merchandising Merchandising

Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

Articoli collegati

13 Commenti

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.