[NFL] Preview 2014: Minnesota Vikings
L’aria è fresca nel Minnesota. E non solo perché dopo oltre trent’anni i Minnesota Vikings nella stagione che sta per cominciare torneranno a giocare all’aperto. Il Metrodome (o Mall of America se preferite), infatti, è passato a miglior vita. Nel 2014 e nel 2015, aspettando il loro nuovo impianto, i gialloviola giocheranno al Tcf Bank Stadium, ospiti paganti della University of Minnesota. A portare una ventata di rinnovamento però è stato soprattutto Mike Zimmer, il nuovo capo allenatore che ha sostituito Leslie Frazier.
Al netto della “petersoniana” qualificazione ai playoff 2012 la parentesi gialloviola con l’ex linebacker dei Chicago Bears al timone non è stata memorabile. La stima di cui gode Zimmer è considerevole nella Nfl. Eppure nessuno finora aveva mai pensato di offrirgli un posto da capo allenatore. Pausa di riflessione numero uno. Pensando positivo ci si può concentrare sulla sua reputazione. Eccellente. Detto questo va sottolineato come sia il ritorno a uno stadio scoperto, sia la prima volta di coach Zimmer siano due incognite che fluttuano sulla stagione dei Vikings. Entrambe però sfigurano al cospetto della terza: cosa accadrà quest’anno dietro il centro?
OFFENSE
Definirlo il nodo cruciale è riduttivo. Lo scorso anno la gestione dei quarterback fu disastrosa e l’annata ne pagò le conseguenze. Rilasciato senza rimpianti Josh Freeman, scommessa che ha fatto felici i detrattori e non certo chi gli ha versato lo stipendio sul conto, a giocarsi il posto è tornato Matt Cassel. Il rivale è il rookie Teddy Bridgewater. Quotatissimo nell’estate 2013, meno al draft, dove è scivolato alla 32esima chiamata. L’ultima utile per considerarsi “uno da primo giro”. Partirà il veterano. Al rookie verrà data l’occasione di migliorarsi con pazienza. Tuttavia per far sì che non abbia una chance da titolare Cassel dovrà sfoderare un campionato di primo livello. Il futuro è Bridgewater. Scriverlo è superfluo. Il terzo del lotto non è incomodo. Cristian Ponder è in riva al fiume, in attesa non tanto di cadaveri che passano quanto di essere ceduto. O di cambiare aria una volta soffiato via il resto del suo contratto.
Tempo per dirimere la questione QB ce n’è poco. La finestra di Adrian Peterson sta per chiudersi. All Day ha 29 anni e al massimo un paio di stagioni ad altissimo livello da giocarsi. La sua carriera è evaporata alle spalle di pregevoli quarterback da hand-off (al netto di Brett Favre). Meriterebbe un ultimo fuoco d’artificio. La linea d’attacco, limitata nella guardia sinistra Charlie Johnson ma per il resto composta da validi elementi (da destra Phil Loadholt, Brandon Fusco, John Sullivan e left tackle Matt Kalil), può ancora garantirgli spazi. Lo stesso vale per Jerome Felton. In soccorso del numero 28 quest’anno è arrivata l’esperienza di Norv Turner. Deludente come capo allenatore, è comunque una mente offensiva di qualità, tanto che proprio Peterson l’ha osannato durante il camp segnalando quanto più imprevedibili saranno i Vikings il prossimo anno.
Imprevedibilità che potrà contare anche sull’altra stella in fieri dei gialloviola. Cordarelle Patterson. Il ricevitore da Tennessee al suo secondo anno è chiamato ad imporsi come freccia numero due all’arco di Turner. “Un giorno racconterò ai miei nipotini di aver giocato con lui” ha sorriso Greg Jennings, la terza punta. Il gioco di passaggio potrà contare anche sulle mani del tight end Kyle Rudolph, fresco di quinquennale. A dare respiro non c’è più Toby Gerhart. Il rookie Jerick McKinnon comunque sembra essere un complemento ancor migliore per Peterson, specie se sommato a Matt Asiata. Attacco completato da Jerome Simpson e Jarius Wright, con quest’ultimo in ascesa rispetto all’ex Bengal. Nelle note c’è l’enfant du pays Adam Thielen che cercherà un posto nel roster facendo a botte negli special team. Non sono certo le riserve però che faranno fare strada a Zimmer rendendo felice Peterson. La chiave di volta è nei numeri 16 e 5. Qualora uno dei due dia un gioco aereo, i Vikings potranno iniziare la risalita. Difesa permettendo.
DEFENSE
Se nel 2013, infatti, i quarterback hanno affossato la stagione, non meno responsabili si devono considerare i difensori. Troppe le partite buttate al vento nel finale, specie a inizio anno. Ed ecco perché la scelta del general manager Rick Spielman di chiamare Zimmer ad allenare i Vikes è corretta. Quanto meno scorrendo il manuale.
Il nuovo head coach sul curriculum vitae ha sempre defensive coordinator scritto di fianco alla squadra in cui lavorava. Non un caso. Non un dettaglio. Il reparto ha subito una profonda trasformazione. I leader dello spogliatoio Jared Allen e Kevin Williams non sono più residenti da queste parti.
Zimmer ha puntato forte sulle motivazioni e sull’esplosione di un paio di elementi del roster che avranno molte più responsabilità. Brian Robison ed Everson Griffen devono ancora farsi un nome e gli si presenta un’occasione d’oro. La stessa che dovrà sfruttare Sharrif Floyd, dopo un anno da rookie appena sufficiente. La linea di difesa si è arricchita dell’ex Giants Linval Joseph. Un tackle da cui ci si aspetta molto. E gioca tackle anche il miglior “panchinaro” Fred Evans.
Se la linea è una scommessa i linebacker sono un gradino sotto e finiscono tra i sospetti. Il rookie Anthony Barr al training camp si è guadagnato i gradi di titolare. Incursore, per la precisione. Chad Greenway, sebbene sia uno dei leader rimasti, e il ritorno di Jasper Brinkley non fanno dormire sonni tranquilli, in un reparto che da troppi anni è l’anello debole della catena anche se sempre meno criticato delle secondarie. È immaginabile che nel corso del campionato venga data l’occasione di spodestare i titolari a Gerald Hodges (ora però dietro Barr nella depth chart), ai rookie Brandon Watts e Michael Mauti e soprattutto ad Audie Cole, positivo nel finale della scorso torneo.
Un salto di qualità è atteso dai defensive back. Il rientro di Harrison Smith al cento per cento. Un anno in più di esperienza sotto il casco di Xavier Rhodes. L’arrivo da Carolina di Captain Munnerlyn. Tre fonti di ottimismo. La free safety Robert Blanton rimane invece un “ruscello” interrogativo e su di lui si stendono le ombre di Jamarca Sanford (non proprio Ed Reed) e dell’ex Philadelphia Kurt Coleman. Josh Robinson è l’altra riserva presentabile. Sta di fatto che la mano di Zimmer servirà eccome per dare una forma a un lato della palla ai limiti dell’imbarazzante lo scorso anno.
SPECIAL TEAM
Chi cercherà di aiutare gli equilibri della squadra sono gli special team, che possono contare sul jolly Patterson, un potenziale touchdown ogni volta che tocca palla su un ritorno di kickoff, e sull’affidabilità e il raggio di Blair Walsh. Maggior efficacia invece è attesa dal secondo anno di Jeff Locke.
CONCLUSIONE
Ed è l’auspicio dei tifosi dei Vikings in generale: essere più efficaci per provare a tenere testa a tre rivali di division attualmente in netto vantaggio sui gialloviola. Green Bay, Chicago e Detroit sono tutte formazioni che puntano, almeno in partenza, al bersaglio grosso. Minnesota, a meno che l’effetto Tcf Bank non si faccia sentire più del previsto e i guantini che Bridgewater sta usando anche in estate non lo aiutino a sorprende i rivali quando il gelo dell’inverno striglierà il campo, pare destinata a un ruolo di comprimario.
Un ruolo che Peterson non merita ma che nemmeno l’aria frizzante portata da Zimmer pare in grado di spazzare via in fretta. Di sicuro non prima di aver trovato un quarterback che quell’aria riesca a metterla sotto la palla per non limitarsi a consegnarla al 28.
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