NFL Preview 2020: Chicago Bears

Windy City ai nastri di partenza per il terzo anno della gestione Nagy, il 2018 segna l’importante ritorno dei Bears sulla piazza, ma nel 2019 ritorna il disappunto; logorante la sconfitta contro i Chiefs futuri campioni perchè vedere Trubisky farsi umiliare in quel modo da Mahomes, sapendo che Patrick poteva essere schierato a favore, è parte del senso d’incompiutezza che attanaglia il football della terra madre in questo sport. Eppure, senza un attacco competitivo, il team di Chicago ha concretizzato un 8-8. Roba che solo pochi anni fa sarebbe stata considerata un successo, particolare da non tralasciare.

In un 2020 a dir poco bizzarro chissà che i sottovalutati Bears possano tornare a sorprendere. Più che sottovalutati, sottostimati. Le autorità della comunicazione sportiva non riconoscono Chicago tra le possibili formazioni che raggiungeranno i playoffs, ma forse non considerano un paio di fattori importanti: nel 2019 i Beras hanno vinto metà delle sfide giocando praticamente senza QB (Trubisky inesistente), il calendario era a dir poco ostico, e rispetto al 2020 non c’era lo spot playoffs addizionale che in una divisione come la NFC North significa ossigeno puro.

Tuttavia va bene così, la Chicago della domenica si trova più a suo agio indossando i panni dell’underdog.

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OFFENSE

robinson bears lions

Passo avanti in ottica QB con Nick Foles che guiderà, con ogni probabilità, la formazione. Magari non dall’inizio per questioni di facciata che tendenzialmente potrebbero essere camuffate in “motivi precauzionali” visto il rientro dall’infortunio. Passo in avanti anche per il reparto dei Tight End col primo atleta disponibile nella classe draft 2020 chiamato a bordo, Cole Kmet. Notre Dame ha grande tradizione di giocatori in questo ruolo di conseguenza c’è molta fiducia sul rookie, anche perchè l’esperienza di Jimmy Graham aiuterà. I Bears hanno puntato molto sui lanci nel 2019, giocando però senza Tight End, in un campionato dove i due team che hanno raggiunto il Super Bowl vantano i due migliori giocatori in questo ruolo. Giusto per sottolinearne l’importanza.

Allen Robinson II è il punto cardine dell’attacco, ma ai Bears mancano attualmente un secondo e un terzo violino. Javon Wims è chiamato al breakout year, Chicago non ne parla per non mettere pressioni particolari, ma i fatti dicono più delle parole specie considerando che Ryan Pace ha deciso di non selezionare un WR nella classe più ricca di ricevitori degli ultimi 10 anni. Certo ingolosito da quello che a livello di TE e CB era rimasto nel piatto.

Le corse: qui c’è qualcosa che non lascia del tutto convinti perchè se David Montgomery sicuramente migliorerà i numeri del 2019, il running back da Iowa State non sembra avere le caratteristiche per sostenere l’attacco da solo. Piange ancora il cuore a pensare ad un Jordan Howard regalato, e la risposta non risiede in Tarik Cohen. Imploso nelle sue corse laterali inefficaci. Meglio limitarlo ai ritorni per aiutare Cordarelle Patterson, certezza assoluta, che potrà essere impiegato a copertura di altre posizioni extra-contratto che non gli competono.

Gli almanacchi dicono che dopo un annata disastrosa, le linee offensive spesso si riprendono. Meglio che dicano il vero, altrimenti per Chicago si prospetta un disastro in OLine.

DEFENSE

Trevathan Goldman Bears vikings

Via le mele marce: Leonard Floyd, che ha totalmente deluso le aspettative non approfittando dell’inserimento del talento assoluto di Mack, e Prince Amukamara, non mela marcia ma ormai nemmeno più affidabile. Dentro due super potenze: Robert Quinn e Jaylon Johnson. Il primo, al fianco di Mack, sarà illegale. Il secondo, se sano, sarà lo steal of the draft.

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La difesa più spaventosa del campionato diventa ancor più impressionante aggiungendo un edge da 80.5 sack e 25 fumble forzati in carriera con quasi una decade di esperienza sul campo, principalmente in maglia Rams. Oltre a questo c’è Johnson, caratteristiche da primo round (parte medio-alta) e due volte first-team All-Pac-12 cornerback (2018-19), vera ragione per cui Ryan Pace ha optato nel non selezionare un ricevitore quando possibile.

Chuck Pagano, al suo secondo anno da defensive coordinator, conta già su Hicks, Trevatan, Khalil Mack, Roquan Smith, Nichols, Goldman, Kyle Fuller e Eddie Jackson. Non credo esista una difesa più forte di questa in circolazione, e se i Bears l’anno scorso hanno vinto 8 partite lo devono principalmente a questo reparto, sempre fortissimo nel tenere vive le partite nonostante le fatiche di Trubisky. Solo che nella NFL contemporanea non si vince più solo con le difese…

COACHING STAFF

Coaching Staff Bears

Nei primi due anni al timone della barca, Matt Nagy ha collezionato più vittorie di George Stanley Halas aka Papa Bear. Dato degno di nota. Al coach va riconosciuto il merito di aver ristabilito una mentalità competitiva all’interno dello spogliatoio, ma al Soldier Field dei club dub interessa relativamente poco; la città, parlando di sport, ha un solo ed unico desiderio. Il Super Bowl.

Nagy ha modificato lo staff allenatori riavvicinando alla sua persona figure come quelle di John DeFilippo e Bill Lazor, scelte funzionali allo sviluppo del gioco di Nick Foles, non Trubisky, per ragioni oggettivamente sostenibili come spiegato nell’articolo dello scorso 28 giugno all’interno dello speciale Bears di Huddle Magasine, Area 54.

Chris Tabor lo abbiamo conosciuto di persona insieme ad altri membri dello staff toccando con mano di che pasta è fatto, e l’allenatore dello special team non deluderà. Come non deluderà Pagano, il quale l’anno scorso al rientro è parso inizialmente disorientato ma una volta effettuato il rodaggio non ha fatto rimpiangere Vic Fangio nemmeno per un secondo.

Nagy ha una giustificazione dalla sua, molto semplice, il QB del team non lo ha scelto lui che sarebbe andato a colpo sicuro su Mahomes, di fatti al draft 2017 Nagy lavorava a Kansas City. Il coach ha provato a chiamare lo stesso gioco dei Chiefs di Andy Reid, spingendo Trubisky a lanciare oltre 40 volte in una partita e mandando il running game in cantina con dei pessimi risultati, ovviamente. Ora ha Foles, che un Super Bowl lo ha vinto da MVP, e che certo un pò più di talento rispetto a Trubisky lo vanta. Dovesse andar male il coach potrà rilanciare i suoi programmi selezionando un QB al draft 2021, quando Chicago tornerà ad avere una prima scelta dopo due anni di siccità causa Mack.

Matt Nagy ha subito un cambiamento visibile nel body language nell’arco di 12 mesi: prima, all’arrivo, vulcanico ed esplosivo, poi silenzioso e nascosto dietro al playbook quasi provasse vergogna. Ne aveva tutte le ragioni visti i 3&out continui di Mitchell, ma il suo compito non è quello di nascondersi, bensì di metterci la faccia! In questo senso servirà cambiare atteggiamento e tornare a caricare in maniera determinante i suoi ragazzi.

Record previsto: 10-6

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[review]

alex cavatton firma area 54

 

I nostri voti

Offense
Defense
Coaching Staff

10-6 non è utopico, non è nemmeno follia con le qualità di questa squadra che ha tutte le carte in regola per fare bene. Se giocando praticamente senza quarterback, i Bears del 2019 hanno vinto 8 partite, con un calendario leggermente più agevole e con un QB standard Chicago può vincerne un paio in più. E Nick Foles è senza dubbio molto meglio di un QB standard.

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