[NFL] Il Fattore C(oach)

Molti di noi, almeno una volta, da novizi del football americano, si saranno chiesti: “Ma cosa fa l’head coach?” In effetti la domanda non porta ad una risposta immediata, sia perché si tende a focalizzarsi sui giocatori e sul loro talento, sia perché il lavoro svolto dai coach si svolge in gran parte dietro le quinte.
Settimana scorsa, l’attenzione si è spostata sulla loro attività e sullo stress che questa comporta, a causa dei problemi cardiaci accusati da John Fox e Gary Kubiak. In generale, però, quest’anno stiamo assistendo ad un interesse nei loro confronti molto più elevato, perché stiamo osservando come un coach possa incidere su un team, nel bene o nel male.

ReidOvviamente, ogni anno, dagli albori della NFL, il ruolo rivestito dai coach è fondamentale nelle vittorie o nelle sconfitte, ma inquesta stagione ci sono alcuni chiarissimi esempi della differenza che un allenatore può fare a livello di impatto sulla squadra.
Il caso più lampante è rappresentato dai sorprendenti Kansas City Chiefs di Andy Reid (nella foto). La squadra ora in vetta alla lega con un record di 9-0 è sostanzialmente la stessa che l’anno scorso ha chiuso all’ultimo posto con un record di 2-14. I meriti di questo cambiamento possono essere divisi tra molti, ma tutto parte da Reid e dalla professionalità che ha portato nello spogliatoio. Ha stabilizzato una squadra con molto talento dandole una guida sicura e un gioco preciso, fatto di poche big plays, ma di tante azioni concrete e ha creato una difesa solidissima, capace di vincere le partite. Il merito di Reid è aver dato l’identità ai Chiefs e di essere il loro punto di riferimento.

Un altro esempio positivo è il ritorno di Sean Payton sulla panchina dei New Orleans Saints. Nella squadra della Louisiana c’è anche molto Rob Ryan e il lavoro che ha fatto sull’unità difensiva, da lungo tempo un tassello debole, ma la leadership portata da Peyton è il tassello che mancava per rendere questo team nuovamente competitivo, dopo un anno di purgatorio forzato.
Anche Rex Ryan a New York sta sorprendendo positivamente. Costretto a veder andar via il suo miglior giocatore (Darrelle Revis) e a draftare Geno Smith, sta riuscendo comunque a lasciare il suo segno sulla squadra, con quello che meglio sa fare: allenare la difesa. Questa sua abilità gli ha permesso di conservare il lavoro e soprattutto gli sta permettendo di dire la sua per i playoff e non bisogna sospendersi del record di 5-4. Il suo grande merito è quello di aver scovato al draft uno dei più promettenti defensive tackle del futuro, Sheldon Richardson, che, sotto la sua guida sta letteralmente stupendo la lega. In una lega dominata dal gioco aereo e dagli attacchi, i coach che sanno ancora puntare sulla difesa stanno ottenendo ottimi risultati.

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Tuttavia in questo 2013 non abbiamo solo esempi positivi, ci sono alcuni casi che ci fanno capire come l’anello debole di una squadra sia proprio l’allenatore, incapace per alcuni aspetti di tenere unito il gruppo. E’ questo il caso dei Miami Dolphins di Joe Philbin, responsabile, in quanto allenatore della squadra, del bruttissimo caso di bullismo tra Incognito e Martin che sta scuotendo tutta la lega.
E’ assolutamente impensabile che un coach non sappia quello che accada all’interno dello spogliatoio o che tacitamente accetti certi atteggiamenti, considerandoli parte della cultura del football americano, di uno sport duro, in cui il maschilismo è una componente forte. Philbin, dall’alto della sua esperienza di uomo, non di allenatore, doveva prevenire questi eventi o quantomeno limitarli e prendere lui per primo provvedimenti contro Incognito.

Greg SchianoUn’altra realtà nella quale, pur con un talento enorme in squadra, i risultati non arrivano e la colpa dell’allenatore è alta è Tampa Bay. I Buccaneers sono 0-8 e le premesse di inizio stagione di coach Greg Schiano (nella foto) sono tutt’altro che mantenute. Il suo modo di allenare, autocratico, che non tiene conto delle ragioni dei giocatori è inadatto alla NFL moderna e ai giocatori di oggi, sia che si vinca o che si perda. Senza le vittorie, si finisce sotto accusa inevitabilmente e il fatto che Schiano abbia perso 13 delle ultime 14 partite giocate non fa che peggiorare la sua situazione.
La vicenda Josh Freeman poi è un altro chiaro esempio della incapacità del coach. Molte delle colpe sono anche del neo quarterback dei Vikings, ma Schiano non ha mai avuto il controllo della situazione, cosa significa panchinare, mettere fuori squadra e poi rilasciare il quarterback a metà stagione? Non ha assolutamente senso, soprattutto perché era risaputo già dall’estate che la mancava la fiducia in Freeman.
La mancanza di rapporti interpersonali è alla base dei fallimenti in tanti ambiti lavorativi e in uno sport in cui ci si relaziona con un gruppo di 70-80 persone tra giocatori, membri dello staff e della dirigenza essere incapaci di comunicare e gestire le situazioni può solo portare più vicino al completo tracollo.

L’allenatore è un leader. Sul campo, ma soprattutto fuori. Deve dare l’esempio, essere un punto di riferimento autoritario, ma nello stesso momento vicino ai bisogni dei giocatori. Deve sempre avere la situazione nello spogliatoio sotto controllo e deve essere in grado di valorizzare i pregi della sua squadra, limitando i difetti.
Il coach è un solido sostegno anche per uomini grandi e grossi come i giocatori di football americano, sanno che se guardano verso la sideline troveranno un uomo capace di guidarli in ogni situazione e sanno che quello stesso uomo li può aiutare nei momenti di difficoltà fuori dal terreno di gioco. Per essere un buon coach non per forza bisogna essere in grado di disegnare schemi sensazionali, bisogna essere in grado di tirare fuori il meglio da ogni giocatore del roster, dal primo all’ultimo, dal più importante all’ultima delle riserve.
E quest’anno più che mai, la differenza tra vincere e perdere la stanno facendo proprio questi uomini, in piedi sulla sideline con le cuffie in testa e il libro degli schemi in mano, ma soprattutto con la leadership che trasmettono ai loro giocatori in ogni momento della giornata.

Gabriele Balzarotti per Ballin’

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Gabriele Balzarotti

Appassionato di USA e sport americani fin dall'adolescenza, le leggendarie imprese di Ray Lewis hanno reso la mia anima black and purple. Mente dietro alla "Strada verso il Draft", fucina di schede sui giovani talenti che arrivano in NFL, e conduttore di Podcast verso il Draft.

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