[NCAA] Visita guidata al College Football
Prendiamo il caso di Jonathan Paul Manziel, quarterback dell’Università Texas A&M, soprannominato emblematicamente Johnny Football, tanto determinante in campo quanto scapestrato fuori. Dopo essere stato reclutato da Texas A&M ha ben presto dimostrato il proprio talento guadagnandosi il posto da titolare grazie soprattutto alla capacità di improvvisazione che scombinava puntualmente i piani difensivi degli avversari. Un capolavoro in tal senso, mischiando corse improvvise e touchdown pass, lo ha compiuto quando ha guidato da freshman (allievo del secondo anno) gli Aggies al vittorioso exploit contro Alabama, la #1 del ranking nell’ottobre del 2012.
Da quel punto in poi tanto più Johnny giocava bene e batteva record altrettanto la sua popolarità cresceva. A fine stagione Texas A&M ha vinto il Cotton Bowl contro Oklahoma e Johnny, prima volta di una matricola nella storia del college football, è stato premiato come miglior giocatore della stagione ricevendo il prestigioso Heisman Trophy. Il fatto di essersi ritrovato in così breve tempo con il mondo ai suoi piedi evidentemente non deve avergli fatto benissimo, visto il modo decisamente sopra le righe con cui Manziel ha affrontato l’off-season. Fregandosene dell’understatement e di tutti i cliché a cui un atleta dovrebbe far riferimento Johnny ha scelto – quanto volontariamente non si sa- di inondare i media con la sue gesta che ben presto sono diventate per tutti gli episodi della ‘Johnny Football Saga’. In ordine di tempo sono comparse foto che lo ritraevano in un casinò ed in un nightclub- in mezzo a fiumi di champagne e con in bocca una stella filante – sulla scena del rutilante Mardì Gras a New Orleans, in Messico durante le vacanze di primavera, in compagnia del rapper Drake e di Lebron James; insomma dappertutto tranne che sui i banchi di scuola a cui ha preferito- a sua detta- i corsi online. Non contento ha collezionato una serie di figuracce venendo espulso – dopo essersi presentato alticcio – dal Manning Passing Camp – una scuola di specializzazione tenuta dai celebri fratelli- e da un fraternity party della rivale Texas University con tanto di lancio di lattine di birra.
Ma la prodezza che sarebbe potuta costargli carissima si è verificata a seguito delle accuse di aver autografato una serie di gadget sportivi ricevendo denaro in cambio. Se la NCAA avesse accertato la violazione della sacra regola Johnny avrebbe rischiato una lunga squalifica, considerato che in passato l’Associazione ha usato il pugno di ferro anche per molto meno.
Ma evidentemente le tesi difensive di Manziel hanno tenuto e alla fine la sospensione è arrivata soltanto per i primi due quarti della prima partita stagionale. Il lieto fine ha disinnescato un ordigno che rischiava di scuotere la NCAA dalle sue fondamenta nell’eventualità in cui avesse privato i tifosi di Johnny Football. Rimane, però, sul tavolo la questione riguardante gli emolumenti degli atleti e i divieti a cui sono sottoposti che, considerato il contesto che li circonda, rasenta l’assurdità.
Se Johnny Football è la variabile impazzita capace di oscurare con la sua ingombrante presenza tutto il resto della sua scuola e della sua squadra altrove non è proprio esattamente lo stesso, perché il ruolo dei protagonisti assoluti spetta agli allenatori. Taluni, veri e propri padri-padroni con tanto di stipendi multimilionari, sono dei guru che catalizzano intorno alla propria figura l’attenzione dei media risultando a tutti gli effetti i principali artefici dei successi di una scuola.
La figura emblema di questa categoria è senza dubbio Nick Saban, celebratissimo, nonché vincente, coach di Alabama. Saban, che ha un passato alla guida di Louisiana State e dei Miami Dolphins, ha messo a punto un sistema alla base del programma sportivo di Alabama chiamato ‘the process’, che partendo dal sistema di reclutamento – dei cui potenziale giocatori analizza non solo le peculiarità tecniche e atletiche ma anche quelle caratteriali e comportamentali – gestisce tutti gli aspetti della vita di un giocatore dall’alimentazione al sostegno psicologico passando per gli alloggi e naturalmente l’allenamento, per il quale pretende palestre e strutture sempre all’avanguardia.
Saban e l’enorme staff che lo assiste non solo allenano ma educano i propri uomini con principi e regole precise. Tutto ciò in campo si traduce in una squadra i cui atleti interpretano alla perfezione il credo del proprio mentore affidandosi in primis e senza troppi svolazzi alla solidità della difesa.
Nelle squadre di Saban, perciò, difficilmente troverà posto il talento e l’imprevedibilità di un quarterback come Manziel ma piuttosto la regolarità, la sagacia tattica, la capacità di fare sempre la cosa giusta di un A.J. McCarron, leader nel 2012 del quarterback rating, la statistica che misura l’efficienza delle prestazioni del quarterback.
Il risultato è una squadra imbattibile: 49 vinte 5 perse e tre titoli BCS Championship nelle ultime 4 stagioni con la miseria di 10.9 punti subiti di media lo scorso anno. Anche questa stagione, che è partita ufficialmente il 29 agosto, Alabama sarà la squadra da battere ma nessuno le lascerà vita facile a cominciare da Johnny Manziel.
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@huddlemag fantastico! mi serviva proprio un articolo sul college football, che purtroppo non conosco! grazie!
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perché il college football è bellissimo. ve lo spiego nel mio articolo uscito adesso anche su @huddlemag http://t.co/eq3zfVbY9H