[NFL] International Series 2013 – Minnesota Vikings vs Pittsburgh Steelers 34-27

Dal nostro inviato a Londra (il racconto di martedìmercoledìgiovedì e venerdì)

Sono i Vikings a rispondere alla chiamata di Londra. Minnesota trascinata dalle sue stelle più luminose Adrian Peterson, Jared Allen e Greg Jennings, trova nella lontana Inghilterra il suo primo sorriso stagionale. I Pittsburgh Steelers ce l’hanno messa tutta per non incappare nella peggior partenza dal 1968 ad oggi ma le loro lacune sono troppo evidenti e la tattica del blitz (arrivo al sabato mattina e ripartenza la domenica sera) non è bastata per cancellare quell’orrido zero nella casella delle vittorie dopo un mese di partite.

Soprattutto Ben Roethlisberger ne ha provate di ogni per evitare di perdere il derby delle deluse (club che annovera anche i New York Giants). Ed il quarterback è arrivato a una manciata di yard dal pareggio negli ultimi istanti della partita, prima che il sack di Everson Griffen chiudesse la contesa procurando il fumble ricoperto dai vichinghi.
Loro, i vincitori, hanno avuto i sudori freddi durante quell’ultimo drive dei gialloneri. L’incubo di rivivere le partite perse sinora, quando ormai sul rettilineo d’arrivo vedevano lo striscione “traguardo” con gli avversari alle spalle, ha gelato il sangue di giocatori, staff e tifosi.

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Le’Veon Bell al suo primo TD nella NFL

Freddo che deve aver percorso la schiena di parecchi dirigenti NFL prima di gustarsi il gradevole 34-27 che ha entusiasmato gli oltre ottantatremila spettatori arrivati da tutta Europa. Sì, perché quando sono state scelte le squadre di questa settima International Series sembrava proprio di portare a Londra due formazioni dalla grande storia e quanto meno da playoff anche in questo 2013, con i padroni di casa gialloviola reduci dalla post season della scorsa stagione e i ragazzi di coach Mike Tomlin comunque capaci di giocare in gennaio quattro volte negli ultimi sei anni.
Il tempo però passa per tutti e gli Steelers devono pensare a un robusto ringiovanimento. Da fare in fretta, per sfruttare la finestra di Roethlisberger. Un Big Ben che nel primo tempo è stato suonato e risuonato dalla difesa di Minnesota, in grado di piombargli addosso ad ogni azione (2,5 sack per Jared Allen), costringendolo agli straordinari per tenere in partita i suoi.

L’avvio dei Vikings, che in regia hanno per la prima volta Matt Cassel anziché l’infortunato Christian Ponder (costola rotta troppo vicino al cuore per rischiare, stando alle parole di coach Leslie Frazier), è in grande stile. Prima tre punti con Blair Walsh. Poi lo stop agli Steelers e la successiva invenzione di Greg Jennings. Due tagli puntuali dopo un passaggino ricevuto da Cassel e i defensive back di Pittsburgh incapaci di intervenire. Un touchdown da 70 yard, come primo con la nuova maglia non è niente male davvero. È stato atteso a lungo ma ne è valsa la pena. La replica di Pittsburgh è affidata al rookie Le’Veon Bell. Il running back da Michigan State è all’esordio assoluto nella NFL dopo l’infortunio al piede che l’ha tenuto fermo nelle prime tre gare. Ci sono voluti 21 giorni prima di vederlo in campo, il tempo che impiega per trovare la strada per la end zone è vertiginosamente inferiore. Entra dalle 8 yard e mette il fiato sul collo dei Vikings.
Il gioco chiave però è il passaggio profondo sulla destra di Big Ben per Emmanuel Sanders. Sfruttato a dovere il cambio punitivo di Leslie Frazier a Xavier Rhodes. Il cornerback rookie perde l’uomo nell’azione precedente. Sostituzione immediata con Josh Robinson, scovato e beffato subito dagli avversari. E i fuochi d’artificio per quanto riguarda il primo quarto finiscono qui.

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Adrian Peterson festeggia il suo TD

Poco male, l’avvio di seconda frazione è da ricordare. Puntaccio di Zoltan Mesko. Trenta yard che lasciano i Vikings sulle loro 40. Palla tra le braccia dell’Mvp 2012, Peterson, ed epica volata fino alla meta. Sessanta yard di velocità e potenza. Roethlisberger fatica non poco a tenere lontani i difensori. Quando ce la fa trova il modo di convertire terzi down con percentuali insospettabili viste le premesse (3/5 nei secondi 15’). Ne nasce un field goal che “elide” Blair Walsh in chiusura di quarto. Alla pausa lunga i Vikings hanno un margine di dieci punti e sfoggiano un Cassel dal buonissimo feeling con Jerome Simpson, sebbene il tocco sia un po’ arrugginito.

Il botta e risposta è da sette punti quando si ricomincia a giocare. I protagonisti sono gli stessi del primo tempo. Bell e Peterson raddoppiano il bottino personale e tengono immutate le distanze nei primi due drive del periodo numero tre. A scombinare l’equilibrio creatosi è chi non ti immagineresti. Su un primo down che poteva tranquillamente mangiarsi Roethlisberger forza un passaggio che non ha motivo di esistere e finisce dritto tra le braccia di Chad Greenway.
Una ghiotta occasione per mettersi sul treno della fuga senza dover costruire i binari. Detto, fatto. Cassel pesca di nuovo Jennings.

Chi non ha visto le prime tre partite dei Vikings considera la gara chiusa. Forse se ne va pure dallo stadio. Errore. Il “braccino” da quarto periodo colpisce di nuovo. La pressione su Roethlisberger è decisamente inferiore rispetto ai primi trenta minuti. La difesa gialloviola concede un cuscino maggiore. Quasi credesse di poter controllare.
Alternando i suoi bersagli – Antonio Brown, Emmanuel Sanders (due incompleti), Marcus Wheaton e Jerrico Cotchery – va a segno, esattamente con quest’ultimo. L’attacco dei Vikings vive sui big play. Se non li trova stenta. Aggiungete così al mix di Roethlisberger un paio di passaggi a Bell e qualche palletta al suo compagno di lungo corso Heath Miller ed il field goal del 27-34 che riapre il ballgame (gli americani si sono “lamentati” di aver sentito troppo spesso match) è a referto.

Minnesota è inceppata. Manca un down per rispedire Pittsburgh sull’aereo all’asciutto. Down che non arriva. Resta un minuto e quarantatré alla truppa di Mike Tomlin per evitare il disastro. Antonio Brown è il braccio destro di Roethlisberger nell’avvicinamento alla end zone gialloviola. Una ricezione in particolare, in due tempi cadendo sulla schiena, resta nella memoria.
Sei yard dividono gli Steelers dal supplementare a ventiquattro secondi dalla fine. Il cronometro ne segna diciannove quando sul terzo tentativo per segnare, quel terzo tentativo che spesso durante la serata Roethlisberger ha saputo capitalizzare, Everson Griffen manda i titoli di coda.
A controllare l’ovale è Kevin Williams. La superstar che fu e che ora ha lasciato i riflettori agli altri compagni.

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Jared Allen festeggia un sack

È Minnesota a rispondere alla chiamata di Londra, ed ora dopo la settimana di riposo coach Frazier dovrà decidere se rimettere al timone della barca Ponder o lasciarci Cassel.
Chi ha trovato la linea occupata sono gli Steelers. Per loro tornerebbe bene proprio la copertina di London Calling. Sul disco dei Clash il bassista Simonon è nell’atto di sfasciare il suo strumento. L’annata di Pittsburgh rischia di fare la stessa fine. Tomlin deve scegliere il sentiero da percorrere. Sarà in salita. Come non sarà una passeggiata di salute il resto della stagione dei Vikings.
A Londra possono aver trovato un’iniezione di fiducia importante ma sono tanti i passi avanti da compiere (a partire dal far tornare in salute Cook e Sanford per le secondarie) per pensare di recuperare il terreno perduto dalle rivali divisionali.

Guarda avanti anche Londra, che dopo la scorpacciata di football e colori del weekend dà l’appuntamento agli europei per ottobre, quando arriveranno i Jacksonville Jaguars e i San Francisco 49ers.
Anche la NFL non avrà vita facile. Tenere alto l’entusiasmo per una partita dei Jags è impresa ardua quest’anno. Un’altra abbuffata da oltre ottantamila biglietti farebbe sobbalzare anche il Tamigi.

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A pagina 2 le chicche della settimana, a pagina 3 i video dallo stadio e tante interviste dallo spogliatoio Vikings

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