Eric LeGrand, icona di vita

Molta gente pensa che quello che succede nel football americano sia esattamente uguale a quello che accade nei film come Any Given Sunday, Le Riserve o Rudy, ovvero protagonisti che in un modo o nell’altro riescono a diventare eroi vincenti davanti agli occhi di tutto. Eppure non è sempre così e la storia che andrò a narrarvi qui di seguito è la conferma.

Il protagonista è Eric LeGrand, defensive tackle di Rudgers. Molto probabilmente il nome non vi dirà nulla ma a qualche esperto del mondo collegiale sì.

Eric era destinato ad una ottima carriera. Inizia come middle linebacker e runningback alla Colonia High School del New Jersey dove parte titolare nei suoi 4 anni di permanenza. Nel 2007 vive la sua migliore stagione combinando ben 115 tackles e 980 yards cu corsa con 12 TD, aiutando la squadra ad arrivare a vincere la propria division da imbattuta. A fine anno riesce a rientrare nella “First Team All-Area” secondo il “The Home News Tribune” e nel “Second Team All-State” secondo “Associated Press”, riconoscenze di prim’ordine.

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eric legrand 2Grazie a questa stagione il suo nome tra i reclutatori si fa strada, è considerato tra i migliori 15 prodotti del New Jersey e 21° prospetto tra i middle linebacker di tutta la nazione. Le proposte fioccano e sono di primo piano: Rutgers, Maryland, Notre Dame, Michigan e Virginia. Eric decide di stare a casa, ovvero scegliendo Rutgers di Coach Schiano (ora in NFL ai Buccaneers) che diventerà il suo mentore e punto di riferimento.

Schiano osservando i suoi punti di forza ovvero la velocità e la forza decide di spostarlo come defensive end anche se nelle prime partite da freshman gioca come fullback facendo soprattutto special team. Nel suo nuovo ruolo in linea si trova subito a suo agio diventando uno dei cardini della difesa dei Skarlett Knights.

Nel 2009 Schiano lo fa passare all’interno della linea facendogli fare la transizione da defensive end a tackle e i risultati sono ottimi registrando il record di “tackle for loss” nelle prime 7 gare e mettendo a segno anche molti sack. Insomma Eric pare che partita dopo partita possa scalare le posizioni dei defensive tackle di tutta la nazione.
Arriva il 2010 ed entro nell’anno da Junior, la stagione parte come era finita lo scorso anno ma il 16 ottobre la sua stagione finisce e soprattutto la sua vita cambia.

La partita è quella con Army in un palcoscenico importante come quello del MetLife Stadium di New York. Su un ritorno di Kickoff, Eric va a placcare il ritornatore Malcom Brown in maniera violenta e rimane disteso immobile al suolo. Rimane a terra per minuti muovendo solo la testa. Quando lo portarono fuori dal campo Eric provò a muovere il pollice verso l’alto come dire “Sto bene” ma non ci riuscì e lui dopo disse “It felt like a thousand pounds”.
Arrivato in ospedale purtroppo la diagnosi fu impietosa: frattura della 3° e 4° vertebra cervicale con conseguente paralisi dal collo in giù con difficoltà respiratorie. I medici per aiutarlo lo attaccarono ad un respiratore e confidarono alla madre che Eric avrebbe avuto al massimo il 5% di possibilità per tornare a camminare. Al suo primo risveglio dopo l’incidente dichiarò alla madre “I will back”. Questa frase dà l’idea della forza del ragazzo.

Qua inizia LA Partita di Eric LeGrand.

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Il primo obiettivo di Eric era respirare senza aiuti e dopo un mese riuscì a stare senza respiratore per ben un’ora e mezza quando i medici gli dissero che non sarebbe sopravvissuto senza oltre i 5 minuti. LeGrand continuò nel suo recupero e il giorno del Ringraziamento dello stesso anno riuscì a tornare a respirare autonomamente. Un’altra grande vittoria arriva il 6 di Gennaio quando riacquista l’uso delle spalle e le sensazioni lungo tutto il corpo. Con il suo spirito vincente, la sua convinzione stava vincendo un male che nessuno avrebbe mai voluto e che in pochissimi han sconfitto.

Giorno dopo giorno Eric migliora e il 29 ottobre 2011 torna in campo sulla sedia a rotelle nel match tra Rutgers e Syracuse sotto una tempesta di neve lasciando le impronte delle ruote lungo il campo. Quel momento fu nominato come “Sports Illustrated’s Fans Choice Best Moment of 2011”. Rutgers creò un fondo denominato “BElieve” per aiutare la famiglia LeGrand nelle cure vendendo abbigliamento sportivo con il nome di Eric o col suo numero #52 e promuovendo eventi sportivi.

Nel 2011 torna a studiare tramite Skype, vuole diventare un giornalista sportivo televisivo. Nonostante tutto riesce ad essere presente a tutti gli allenamenti della sua squadra di football a cui dà il suo massimo appoggio da fuori cercando di non mancare mai ad una partita casalinga.
Eric da quel punto in poi diventa il punto di riferimento per molte persone con paralisi e non a caso gli vengono riconosciute diverse onorificenze, sia a livello locale che nazionale diventando una vera e propria icona.

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10940512-largeIl 2 Maggio 2012 viene firmato simbolicamente dai Tampa Bay Buccaners del suo ex coach Greg Schiano, una delle persone più importanti per lui, e il 26 luglio dello stesso anno annuncia il ritiro ufficiale dal football giocato.

La NFL cambia pure la regola sui kickoff dopo il suo incidente, il calcio avviene dalle 35 yard e non dalle 30 eliminando 5 yard di distanza tra i due team per evitare infortuni. Eric non fu d’accordo col cambiamento dato che secondo lui eliminava l’adrenalina del gioco e non avrebbe dato la possibilità ad alcuni giocatori di costruirsi una carriera negli special team.
Intanto Eric in due libri autobiografici racconta del suo infortunio e di come la sua vita è cambiata, del suo nuovo sogno di voler diventare un commentatore sportivo televisivo.

L’altro giorno, il 14 settembre, Rutgers nell’intervallo con Estern Michigan ritira la maglia di Eric, la numero 52, la prima in 144 di storia dell’ateneo.
Questa è la storia di un predestinato, di uno che poteva diventare un professionista NFL, fermato, stroncato all’improvviso da un infortunio che nessuno augura nemmeno al suo peggior nemico. Ma lui è stato più forte di questo e ha affrontato questo “malore” come una partita di football, yard dopo yard, tornando a vivere una vita quasi normale riuscendo persino a muovere leggermente le gambe quando nessuno pensava potesse tornare nemmeno a respirare autonomamente.

Molte persone avrebbero preferito la morte piuttosto alla paralisi ma lui no, ogni giorno spende ore e ore in palestra per cercare di vincere questa sfida, ovvero tornare a camminare. Eric dovrebbe essere un’icona per tutti, un icona di carisma, voglia di vivere, voglia di lottare, voglia di non mollare mai sapendo che c’è sempre una possibilità di un futuro migliore, soprattutto non perdendo mai il sorriso.

Le icone di vita non dovrebbero essere i Justin Bieber della situazione ma gente come Eric LeGrand, che per un attimo ha perso tutto ma pian piano si sta riprendendo quello che ha perso quel maledetto sabato. Non avrà una vita milionaria come molti suo colleghi hanno, ma potrà dire un giorno “Io ho sconfitto questa pu****a di paralisi” e penso che questa vittoria non si possa paragonare a nessun anello del Super Bowl o a nessuna cifra di soldi.

In bocca al lupo Eric, io tiferò sempre per te.

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Luca Domenighini

24 anni, amante dello sport a stelle e strisce. Appassionato fino al midollo di football, sia quello NFL che quello NCAA. Tifoso dei Denver Broncos da una calda mattina di Agosto di metà anni 2000 quando ESPN Classic ripropose il primo Super Bowl di Elway. Tifo sfegatato per i Duke Blue Devils, sì esiste una squadra di football a Durham.

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