[NFL] Tampa Bay Buccaneers 2013

Grazie agli amici di “Quel che passa il convento”  ecco la presentazione della stagione NFL 2013 squadra per squadra.
Sedicesima squadra analizzata i Tampa Bay Buccaneers.

Iniziamo il percorso attraverso la NFC South partendo dal basso: l’anno scorso i Tampa Bay Buccaneers sono arrivati ultimi in division, pur concludendola con un per nulla disgraziato 7-9 che li accomunava alle altre due avversarie divisionali, condannati però dal tie-break. Ma non tutte le condanne vengono per nuocere e lo diciamo per due motivi: il primo pratico, teoricamente essendosi qualificati per quarti avranno una schedule “più facile” rispetto agli altri rivali della South. Il secondo motivo è prettamente cabalistico: dal 2003 ad oggi almeno una squadra che ha concluso all’ultimo posto divisionale l’anno precedente, ha poi vinto la division stessa. La cosa di per sé è sorprendente (e meriterebbe un articolo a parte): nel 2012 c’hanno pensato i Redskins a mantenere la striscia aperta, nel 2005 e nel 2007 era stato il turno proprio dei Tampa Bay Buccaneers.

I tifosi possono sognare ancora? Se sarà un sogno o l’ennesimo incubo molto passerà dalla difesa sui passaggi: parliamo infatti, numero alla mano, di quella che è stata la peggior secondaria della NFL nel 2012, sì, ancor peggio che i Tennessee Titans, quasi 300 yard a partita e quando ti trovi di fronte due volte all’anno Ryan e Brees a cui quest’anno si aggiungeranno Brady e Stafford, direi che la situazione è alquanto limitante. L’anno scorso nessuno correva contro di loro e non mi riferisco al numero di yard concesse (dove peraltro sono stati i migliori), ma proprio al numero di tentativi di corsa degli avversari (377, solo Seattle e Washington ne hanno dovuti affrontare di meno), non ce ne era bisogno, bastava lanciare.

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Se vorranno passare dall’ultimo posto al primo della division, od almeno qualificarsi per i playoff (ultima apparizione 2007) e tornare a vincere quando più conta (la vittoria in postseason manca proprio dall’anno di grazia 2002, quello del Super Bowl vinto), la contrarea dovrà migliorare e la dirigenza ha operato proprio in questo senso: l’isola di Revis si è trasferita in Florida, è costata una prima scelta (ed un’altra scelta del prossimo draft che ballerà tra terzo e quarto giro) e la franchigia dei “pirati” ha reso l’ex jets il defensive back più pagato della storia della NFL (96 milioni nei prossimi 6 anni) pur essendo tutti valori ipotetici, avendo il contratto 0 $ di garantito. Questa particolarità dovrebbe fugare ogni dubbio che Darrelle sia andato a svernare al caldo, avranno un giocatore che deve sì recuperare da un problema fisico importante, ma che ha tutte le motivazioni (economiche e quindi anche sportive) che possano garantire un impegno proficuo.

Non sarà l’unica aggiunta 5 stelle per far fronte al problema principale della passata stagione, in safety è arrivato Dashon Goldson che assieme a Mark Barron rappresenta una delle coppie nel ruolo più affascinanti e più alibi dell’intera lega. Il resto è completato da tanta gioventù, Leonard Johnson e Jonathan Banks hanno 23 anni: il primo lo conosco sin dai tempi collegiali ad Iowa State dove mi aveva favorevolmente colpito nelle sue doti di man-to-man coverage, pur scontrandosi costantemente con attacchi come quelli di Baylor, Oklahoma ed Oklahoma State, ma che aveva (ed ha) una stazza un po’ limitante (175cm ufficiosi, 178cm ufficiali) che avrebbe potuto penalizzarlo: l’hanno pensata allo stesso modo tutti e 32 GM della NFL l’anno scorso che non l’hanno ritenuto meritavole di nessuna scelta, pur essendo in fase di pre draft uno dei CB più considerati dai media. Partendo dal fondo però si è già conquistato i galloni del titolare e si accoppia alla grande con Johnathan Banks (secondo giro di quest’anno), che se mantenesse le promesse andrebbe a formare un terzetto che lascia ben sperare, forse addiritura più sul medio lungo periodo che sul breve. E devono averla pensata allo stesso modo in dirigenza se (anche dopo uno dei più classici DUI) hanno deciso di liberarsi del veterano, piuttosto sopravvalutato, Eric Wright.

Avendo detto delle due acquisizioni da copertina, più in generale i Bucs quest’anno, per fare il salto di qualità, sperano nei miglioramenti dei tanti giovani scelti nei passati draft, dopo aver sfruttato qualche free agency a fare incetta di “figurine”: Doug Martinha dominato nella sua stagione da rookie (1454 yard corsa, 5° overall, secondo tra i debuttanti, dietro ad Alfred Morris), permettendo ai Bucs di liberarsi in questa offseason del controverso LaGarrette Blount;Mike Williams è ormai un target solido dei lanci di Freeman, ma ha solo 26 anni e con Vincent Jackson (lui si veterano sul serio) rappresenta un duo di ricevitori forti tanto sulla carta quanto sul campo; la linea difensiva (Gerald McCoy, Akeem Spence, Adrian Clayborn, Da’Quan Bowers) è composta da giocatori che arrivano dagli ultimi draft ed anzi, si registra qui il fallimento di Brian Price, secondo giro 2010 e scambiato per una scarpa vecchia l’anno scorso e ora nel mix dei giocatori che girano l’NFL alla ricerca di un posto. Chi è rimasto dovrà però iniziare a dimostrare con più continuità il proprio valore sin qui emerso a corrente alternate (se vogliamo essere buoni). La linea verde si completa con Lavonte David e Mason Foster, due LB tanto buoni ora quanto possano esserlo tra una decina d’anni, con il primo che nell’anno da rookie, quello scorso, ha collezionato 112 solo tackle, secondo in NFL solo a Laurinaitis dei Rams (117).

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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