AFL – The Dream is Over

aflLo scorso 14 Dicembre, dopo l’ennesima conference call tra i proprietari delle squadre AFL, la temuta chiusura, seppur definita al momento solo ‘sospensione’, della lega indoor è divenuta realtà. Il rincorrersi di voci, tutte rigorosamente contrastanti, tipiche dei momenti difficili ed ancora maggiormente della Lega creata da Jim Foster, si sono susseguite ad un ritmo vertiginoso nelle ultime settimane, fino a concludersi con l’esito peggiore tra quelli che erano stati prospettati.
Intendiamoci, la posizione ufficiale degli owners è quella di una ‘pausa’ per una stagione, obbligata dalla terrificante situazione economica mondiale, che permetta ad un ‘gruppo di lavoro’ (parola tanto in voga nelle varie realtà lavorative ultimamente, non trovate ?), di ideare e sviluppare un nuovo modello economico che vada a sostituire quello ormai irrimediabilmente ‘broken’ dell’AFL. Queste potrebbero essere buone intenzioni, e sarò il primo ad esserne felice se si rivelassero tali, ma la realtà dei fatti è che l’AFL non è in grado di prendersi il ‘lusso’ di un anno di stop, tanto meno dopo essersi comportata in questa maniera sicuramente poco professionale, tagliando i posti di lavoro di giocatori, allenatori e staff vari, giusto un giorno prima del 15 dicembre, data dalla quale, secondo l’accordo collettivo tra Lega ed associazione giocatori citata tra gli altri da Kenny ‘the Glove’ McEntyre (leader all-time di intercetti), sarebbe scattata una sorta di clausola per cui le squadre avrebbero dovuto onorare tutti i contratti.
Per quanto possibile, cerchiamo di ripercorrere i fatti che hanno portato alla ‘morte’ dell’AFL, almeno per come l’abbiamo conosciuta: la cosa che irrita maggiormente credo risieda proprio nel fatto che i fautori della ‘sospensione’ avevano questa idea già, come minimo, dallo scorso Luglio quando, a soli 2 giorni dall’ArenaBowl, lo storico Commissioner C. David Baker, nella sua conferenza di fine stagione, annunciava le proprie improvvise dimissioni. Le voci sui motivi di questa rinuncia sono state diverse, dall’ ufficiale ‘per dedicare più tempo alla propria famiglia ed in particolare al figlio’ scelto dai Falcons della NFL a quelle di una divergenza sul futuro della gestione della Lega. La sostanza dei fatti è che, 5 mesi dopo le dimissioni, nessuno è stato ancora nominato Commissioner, con Ed Policy in carica ad interim.
Appena terminata con la vittoria dei Soul la stagione numero 22, anche se secondo molti in realtà già dalla scorsa offseason, la direzione ufficiale adottata dalla Lega è stata quella di contattare dei partners che permettessero un passaggio ad una gestione simile a quella della MLS, cioè di una gestione centralizzata di tutte le operazioni finanziarie, ivi compresi stipendi giocatori e contratti di sponsorizzazione a livello nazionale, ai fini di razionalizzare le spese, lasciando alle squadre le attività sui singoli mercati locali. La scelta era caduta sulla Platinum Equity, società californiana che avrebbe versato 100 milioni di dollari per acquisire questo diritto … da qui le versioni si fanno molto contrastanti: i New Orleans VooDoo di Tom Benson (owner Saints NFL) hanno immediatamente cessato le operazioni perchè non intenzionati a cedere il comando del loro mercato ‘fruttifero’ ad altri (pubblico e merchandise VooDoo tra i migliori dell’intera lega) … nel frattempo i nuvoloni cominciano ad addensarsi, con lo spostamento del periodo di free agency causato dal draft di dispersione dei giocatori sotto contratto con NO.
Platinum Equity indaga nei libri contabili della lega e delle varie squadre e, dopo alcune settimane di analisi, il colpo di scena quando l’offerta viene ritirata: i ‘buchi’ trovati sembra siano stati talmente profondi ed inaspettati da indurre l’improvvisa ritirata, da cui la nascita di ulteriori sussurri su colpe e responsabilità “dell’amministrazione uscente”.
A questo punto le date di free agency e dispersal draft vengono ulteriormente posticipate ed emergono 2 schieramenti ben contrapposti: i proprietari con legami NFL (vedi Dallas, Colorado, Georgia) vogliono chiudere baracca e burattini, mentre i proprietari ‘storici’ (San Jose, Tampa ed Arizona) chiedono di continuare. I giocatori offrono la propria disponibilità ad abbassare il Salary Cap di circa il 25%! (da 2 milioni ad 1,4$) per salvare il proprio posto di lavoro e la stagione. Gli incontri si susseguono freneticamente (tenete sempre a mente il limite 15 dicembre), con i ‘rinnegati’ a convincere pian piano i ‘neutrali’ a votare contro il proseguimento delle attività, mentre gli ‘storici’ si dicono disposti anche a continuare con una lega di sole 7/8 squadre (non una novità per l’AFL) per salvaguardare atleti e tifosi, fino a giungere al colpo finale: ESPN, la quale 2 stagioni orsono aveva acquisito una percentuale della Lega stessa in cambio della trasmissione delle partite, dichiara di non essere interessata ad andare in onda con una Lega ridotta all’osso!
Questo convince gli ultimi ‘neutrali’ e portano al comunicato ufficiale dove si dice che la Lega, in attesa dell’approvazione dell’Associazione Giocatori (come se questa avesse scelta) dichiara di sospendere la stagione per iniziare immediatamente la ricerca del nuovo modello finanziario che permetta di ripartire nel 2010.
Sicuramente, dopo 19 anni, sui 22 totali, passati a seguire le ‘avventure’ dell’AFL, la notizia della sospensione della stagione 2009 mi rattrista, anche perchè la sua ‘popolarità’ era in crescita anche dalle nostre parti; NASN e le cronache di Andrea Campagna su Eurosport avevano portato una buona fetta di appassionati ad interessarsi delle sorti del football indoor, e questo poteva essere l’anno della definitiva esplosione.
Personalmente credo l’errore maggiore da imputare all’AFL sia stato quello di sognare troppo in grande (da cui il titolo), di voler ‘svendere’ la propria identità e particolarità per inseguire il sogno di essere ‘accettata’ dalla sorella NFL, facendo concessioni tipo l’eliminazione del concetto di Ironman, non solo permettendo ai proprietari/personaggi NFL di entrare, con prezzi di favore, nel loro mondo ma addirittura di dettare leggi e regole nello stesso. Sicuramente le colpe non sono solo queste, ad esempio il marketing e il merchandise hanno sempre lasciato molto a desiderare, però, come ha scritto Jerry Greene sull’Orlando Sentinel, al momento del bivio “Survival as a proud niche sport or death as a foolish big-time pretender?” la strada imboccata è stata quella errata.
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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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