[NFL] Championship: i Ravens atterrano i Patriots e decollano per New Orleans

Terzo quarto inoltrato. Stevan Ridley punta la difesa, rompe un placcaggio, abbassa la testa. Arriva Bernard Pollard, lo stesso che infortunò Tom Brady nel 2008 e Rob Gronkowski nel 2012, e lo colpisce sul casco. Quando il runningback di New England tocca terra è in stato di semi incoscienza, perde il pallone che viene ricoperto dalla difesa di Baltimore. Questo è l’episodio che decide il championship della AFC, ed è giusto sottolinearlo all’inizio per evidenziare quanto la fisicità dei Ravens abbia fatto la differenza nel confronto del Gillette Stadium.

Baltimore Ravens
Dannell Ellerbe esulta dopo l’intercetto

Pollard, ma anche Ray Lewis, Dannel Ellerbe, Haloti Ngata, ed in generale tutti i defensive back di John Harbaugh hanno messo in atto una caccia al portatore di palla avversario che ha dispensato yard di penalità e colpi terminali come forse mai avevamo visto in una partita di tale lignaggio. Che l’accesso al SuperBowl sia basato sulla paura che metti all’avversario di non finire la partita è qualcosa che ancora non avevamo descritto. Vediamo di farlo con ordine.

La chiave tattica del primo tempo è quasi banale: sia i Patriots che i Ravens vogliono cementare il gioco di corsa.
La truppa di Brady non riesce a farlo visto che Harbaugh decide che, se deve perdere, lo farà contro i passaggi del suo avversario; emblematico il comportamento di un pass rusher come Terrell Suggs, che spesso perde più di un passo prima di decidere di mettere pressione sul QB avversario. Ne nascono buoni guadagni per Brandon Lloyd, acrobatico come non mai, ma i tre runningback hanno non poche difficoltà. Baltimore sceglie di calciare dopo il coin toss (saggissima scelta) e dopo un paio di 3&out i padroni di casa vanno sul 3 a 0.
[pullquote]New England offensive line 6,5
Brady resta intoccato. Le corse funzionano decentemente. Il loro lavoro è svolto.

Pubblicità

Tutte le pagelle[/pullquote]Agli ospiti non riesce di liberare Ray Rice in campo aperto. Brandon Spikes è in serata di grazia, e spesso si ritrova nel backfield avversario. Nonostante questo Joe Flacco trova Torrey Smith per la prima volta in partita, il campo si allunga un po’ ed arriva la corsa di Rice per il 7 a 3, mentre si apre il secondo quarto.

Le difese hanno in generale la meglio fin qui. Bill Belichick è intenzionato ad allenare una partita sorprendente, come quando schiera Ryan Mallett dietro il centro su un quarto down e fa bruciare un timeout agli avversari, in una chiamata che forse rivedremo e che farà scuola. Inoltre, concorda con il suo defensive coordinator una marcatura speciale per Smith, arma da big play inarrestabile che deve fare i conti con un posizionamento dei db bostoniani quasi sublime. A questo proposito il coach dei Pats perde quasi subito Aqib Talib che, strappato, non vedrà più il campo, cosa che succederà anche a Patrick Chung. Sul 13 a 7 (la meta per New England è figlia di una penalità e di un errore per Baltimore) finisce la prima metà partita, caratterizzata da favorevoli posizioni di campo per New England, che sicuramente avrebbe dovuto concludere di più ed essere su ben altri vantaggi.

Baltimore Ravens
Dennis Pitta riceve in end zone

Le reazioni all’atteggiamento killer dei Ravens arrivano sulla pelle di Dennis Pitta. Su una ricezione all’interno delle dieci avversarie Jerod Mayo lo atterra con correttezza ma anche una potenza esagerata. Il Tight End da Brigham Young si rialza e riceve in End Zone, sulla giocata successiva, il TD del 14 a 13.
E’ l’inizio della fine per i Patriots. Nell’intervallo Jim Caldwell, assunto solo qualche settimana fa dal front office di Baltimore, prepara bene la no-huddle ed un Flacco mai così preciso trova facilmente tutti i suoi ricevitori. Entra in clima anche Anquan Boldin, ignorato nel primo tempo, e l’attacco dei campioni della AFC North vive momenti di eccellenza dalla shotgun.

Dall’altra parte New England, che ricordiamo nel primo tempo è andata in touchdown unicamente per una disattenzione dei difensori avversari su una traccia corta di Wes Welker, non sa letteralmente che pesci pigliare. Tom Brady lancia sul primo down, poi soffre sul secondo perchè le corse non vanno e perchè la man to man di Baltimore regge bene i passaggi e poi cerca Aaron Hernandez sul terzo. Anche se il suo unico tight end “sopravvissuto” alla stagione è una valvola di sfogo con pochi eguali, non sempre può risolvere.
Nella prevedibilità del QB da Michigan una delle migliori difese NFL sguazza, fermandolo costantemente senza nemmeno il bisogno di pressare in misura eccessiva. Inoltre Welker perde un po’ di fiducia quando dopo l’ennesimo placcaggio durissimo dei Ravens ci mette più dei soliti trenta centesimi di secondo a rialzarsi, e perde un paio di passaggi di facile ricezione.

New England Patriots
Il TD di Wes Welker

Il tocco felpato di Flacco per Boldin per il 21 a 13 sembra scavare un divario troppo impervio per la migliore squadra del decennio, poi arriva la giocata di Pollard su Ridley descritta nell’incipit. Forse una delle botte meno intenzionali di tutta la partita dell’ex-Chiefs è quella più importante. Sullo sfondo del runningback da LSU che esce dal campo sbattendo contro la porta degli spogliatoi visibilmente intontito, Boldin segna ancora per il 28 a 13 finale.
Mentre Steve Bisciotti abbraccia Ray Lewis come il compianto Art Modell fece dopo il trentacinquesimo SuperBowl, Brady lancia due intercetti per chiudere la pagina più impotente della sua carriera stellare che si fregia del nuovo record di yard lanciate durante i Playoff (più di Brett Favre, Joe Montana e Peyton Manning, tutti sorpassati ieri)..

I Baltimore Ravens accedono al SuperBowl di New Orleans, dove affronteranno i San Francisco 49ers. Chi vi scrive li dava per spacciati qualche mese fa, relegandoli a metà del Power Ranking settimanale. Ma nella storia di questa fantastica stagione NFL, in bilico tra le nuove leve e vecchi dettami, era calzante che a battersi per il Vince Lombardi ci sarebbe stata una squadra moderna con un QB da read option ed un team più quadrato che fa dell’intimidazione la migliore delle sue armi.
Nella notte di Foxborough la squadra di John Harbaugh ha fatto esattamente quello che ha fatto da quando le cose si sono messe male come quel Power Ranking illustrava. Ha utilizzato la vecchia carta di una fisicità a volte paurosa per instillare timore nell’animo dell’avversario. Sono arrivate tre penalità per unnecessary roughness, anche a gioco fermo, contro un avversario già decimato. Mentre Tom Brady e Bill Belichik osservavano il loro supporting sparire dal campo, Pollard e i suoi di certo non tiravano su il piede dall’acceleratore. Joe Flacco aveva addirittura un ghigno beffardo mentre completava i suoi 21 passaggi per 240 yard e 3 TD.
[pullquote]Joe Flacco 8,5
Un incredibile animale da playoff. Avrà dei difetti, alcuni abbastanza evidenti, ma sa come si vince in gennaio e ora ha fatto anche l’ultimo passettino…

Tutte le pagelle[/pullquote]Questa volta più di altre è giusto dire che ne è rimasto solo uno in piedi in AFC, le altre sono state spazzate via con una buona dose di echimosi dalla motivazione dei Ravens, più che dai loro seppur notevoli mezzi tecnico-tattici.

New England Patriots
Tom Brady sconsolato

Ma dei Ravens abbiamo due settimane per parlarne. Quello che dobbiamo fare qui è il commiato alla stagione dei New England Patriots.
Una stagione che ha visto il miglior attacco della NFL spesso battere, anche fragorosamente, le altre big. I Broncos ed i Texans annichiliti, i Niners spaventati, le altre partite, da metà stagione in poi, dominate. Un Vince Wilfork gigantesco ed un comitato nel backfield produttivo. Dont’a Hightower è maturato in modo straordinario, così come Alfonzo Dennard dimostrando la bontà dello scorso draft. Una squadra immarcescibile ha però sempre patito la lentezza delle secondarie e le difese a uomo.
In questa off season dovrà poi vedere cosa fare con Wes Welker, giocatore straordinario nel loro sistema ma che al di fuori di esso potrebbe fallire, a cui scade il contratto. E poi ci sono i troppi infortuni gravi alle caviglie di Gronkowski (sarebbe stato vitale ieri notte) ed il contratto di Talib che scade anch’esso (e sull’opportunità di rinnovare l’ex-Buccaneers non ci pronunciamo nemmeno).
Quindi il front office sarà impegnato su questi fronti mentre lo staff tecnico sul modo in cui affrontare le difese più muscolari. Le sconfitte in stagione sono infatti arrivate contro Baltimore (due volte), Arizona, Seattle e San Francisco, e da questo i loro avversari trarranno ispirazione. Ed è proprio qui il rebus più difficile dalle parti del nord est degli Stati Uniti: come uscire bene dai confronti con le squadre più intimidatorie?

La risposta a questa domanda, se trovata prima di ieri sera, avrebbe permesso loro un viaggio a New Orleans; siamo convinti che l’emozionatissimo Ray Lewis (incontenibile il pianto sull’inno nazionale e l’entusiasmo al fischio finale) farà buon uso di quel biglietto aereo strappato con determinazione e competitività. E magari con un paio di helmet-to-helmet di troppo.

Pubblicità
Merchandising Merchandising

Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

Articoli collegati

2 Commenti

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.