[NFL] Week 12: tacchino per i Texans

Sta diventando un vero incubo. Il Giorno del Ringraziamento, o meglio la partita del Giorno del Ringraziamento, sta diventando per tifosi e giocatori dei Detroit Lions un incubo degno del miglior Stephen King. Dal 1934, per tradizione, i Detroit Lions giocano una partita di campionato appunto nel Thanksgiving Day, e dal 2003 la formazione del Michigan non riesce più a portare a casa la vittoria. E in questa edizione 2012 della ricorrenza, non solo la storia si è ripetuta, ma è stato forse pure peggio.
Finché la squadra perdeva per manifesta inferiorità forse i tifosi riuscivano più facilmente a mettersi il cuore in pace (fra il 2008 ed il 2010 Detroit perse le tre gare del Thanksgiving segnando 36 punti e subendone 126) ma adesso che il team è competitivo è una storia diversa e giovedì contro uno dei team col miglior record dell’intera NFL, gli Houston Texans, i Lions hanno fatto veramente di tutto per perdere.
Prima con una reazione d’impulso l’head coach Jim Schwartz ha di fatto convalidato un touchdown che con ogni probabilità sarebbe stato annullato, poi in overtime prima l’end Vanden Bosch si è clamorosamente mangiato un intercetto facilissimo ben all’interno della metà campo di Houston, quindi un kicker solitamente molto affidabile come il veteranissimo Jason Hanson (che ha sorpassato ormai le 42 primavere) ha colpito il palo calciando il field goal della possibile vittoria

Per i Lions la sfida con i Texans costituiva l’ultimo treno per rientrare in corsa per i playoff, dunque la formazione di Schwartz dovrà quasi sicuramente rassegnarsi a guardare la post season davanti al televisore. Ma le ricorrenze del Thanksgiving Day per i Lions non sono terminate qui: lo scorso anno il defensive tackle Suh aveva calpestato a gioco fermo l’offensive linemen dei Packers Dietrich-Smith. Stavolta invece quel mattacchione del numero 90 in maglia Lions ha pensato bene, mentre era a terra, di sollevare la gamba per testare la resistenza della conchiglia del regista dei Texans Schaub. Per carità, nulla di violento e qualcuno ha anche sollevato dubbi (che a mio parere non esistono) sulla volontarietà del gesto, però il ragazzo ha ancora una volta dimostrato di non aver tutti i neuroni sotto controllo e soprattutto di non aver capito che i grandi giocatori sono tali a 360 gradi, non solo quando si tratta di correre dietro ad un quarterback o fermare un runner.

TexansI Texans invece per la seconda settimana consecutiva, hanno recuperato un match che sembrava perso e addirittura, nella sfida del Ford Field, hanno conquistato il primo vantaggio col field goal della vittoria 34-31. Con un record di 10-1 gli uomini di Kubiak hanno ormai il titolo divisionale in tasca ma non possono permettersi passi falsi per conservare il vantaggio di disputare tutta la postseason in casa, fattore che con team pericolosissimi come New England e Baltimore non è mai da sottovalutare.
Nel complesso comunque la partita del Ford Field è stata una gara bellissima, con i Lions che per quattro volte hanno cercato l’allungo, e a metà del terzo quarto il loro vantaggio era di dieci punti, e in altrettante occasioni sono stati ripresi.
In casa Texans devastante come al solito l’attacco, in grado di ammassare 501 yards, di cui 205 su corsa. In realtà quasi la metà dei metri guadagnati sulla terra sono venuti dalla portata da 81 yards di Forsett, ma Arian Foster ha giocato la solita partita solidissima con 20 portate per 102 yard e due mete. Schaub ha passato per 315 yards con un touchdown ed un intercetto, ma ha patito non poco le volte in cui i Lions sono riusciti a mettergli pressione soprattutto con un Suh in grandissima giornata.
La parte del leone a livello di palle catturate l’ha fatta un Andre Johnson che sembra tornato il dominatore dell’aria che era fino a due stagioni fa (9 ricezioni per 188 yards), mentre la difesa dei Lions è stata brava a contenere il trio di tight end Casey, Daniels e Graham (11 ricezioni per 75 yards in tre), atleti poco pubblicizzati ma in grado di creare notevoli danni. Quando un team va oltre le 500 yards guadagnate, naturalmente una parte del merito non può non andare alla linea offensiva, che se da un lato ha faticato con le due guardie contro i poderosi tackle dei Lions, dall’altro ha avuto un protagonista assoluto nel tackle Duane Brown, devastante sia nei blocchi per la corsa che nel passing game.

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La difesa dei texani era priva di tre elementi importanti come il corner back Joseph, il lineman Cody e il linebacker Dobbins, ma ha contenuto bene il running game di casa: i Lions sono andati oltre le 100 yards in 23 portate, ma se si escludono tre corse: una di Bell da 24, una di Thomas da 14 e una del runner titolare  LeShoure da 12, il resto della produzione dice 20 corse per 50 yards.
L’assenza di Joseph si è fatta sentire sul passing game, con Stafford che ha torchiato il secondario texano per 441 yards e due mete. Il solo Danieal Manning non è bastato per arginare il gioco aereo dei Lions, mentre il grosso dei danni il regista di Detroit li ha creati lanciando contro Jackson, lo slot cornerback McCain e la safety di riserva Demps.
Il defensive end Watt ha invece confermato la sua formidabile stagione mettendo a segno 3 sack, 5 hit e 2 passaggi difesi mentre all’interno della linea ha fatto sentire la sua presenza anche l’altro end Antonio Smith, bravo come al solito sul passing game, ma stavolta efficace pure nel gioco sulle corse.

LionsI Lions hanno invece confermato che tutto sommato, a parte i loro demeriti, la stagione 2012 non è certo fortunata: delle sette sconfitte subite fino ad oggi, sei sono arrivate con uno scarto di sette punti o meno. Poi questa volta, come ha brutalmente sottolineato Stafford dicendo “abbiamo avuto quello che ci meritavamo; troppe occasioni sprecate”, i Leoni  non possono fare altro che recitare il mea culpa.
L’errore più vistoso stavolta è stato proprio dell’head coach Schwartz: poco dopo la metà del terzo quarto i Texans, sotto 24-14, giocano un secondo e dieci sulle loro 19. Il runner Forsett riceve il pallone da Schaub e viene fermato dopo 8 yards dalla difesa di casa. Il ginocchio ed il gomito di Forsett toccano terra, ma gli arbitri non se ne accorgono e non interrompono l’azione: lo stesso Forsett si rialza e si invola verso la meta senza essere ostacolato dai difensori dei Lions convinti che l’azione fosse ferma. Prima ancora che il portatore di palla texano varchi la linea di meta, coach Schwartz ha già in mano il fazzoletto rosso per il challenge che viene lanciato subito dopo. E qui l’ex defensive coordinator dei Tennessee Titans la combina grossa: da due anni ogni gioco che porti ad una segnatura viene rivisto al rallentatore, ma in caso di challenge su un’azione che sarebbe rivista automaticamente, non solo la squadra che lo ha lanciato subisce una penalità di 15 yards per condotta antisportiva, ma perde anche il diritto al challenge stesso.
Così una chiamata che quasi sicuramente sarebbe stata cambiata è rimasta ed ha rappresentato un punto di svolta nel match. Il ragionamento è un po’ contorto, ma la regola (che potrebbe essere variata già nel corso della stagione) che a prima vista sembra assurda ha in realtà un suo perchè: il challenge, cioè la richiesta di un coach che gli arbitri rivedano l’azione al replay, su una determinata giocata è effettuabile finché non inizia quella successiva. Ovviamente però se non è sicuro che gli arbitri abbiano sbagliato, l’head coach cerca di rivedere l’azione sugli schermi allo stadio e decidere se chiamare il challenge o meno. Fino all’anno scorso, se una squadra commetteva un fallo nell’azione seguente a quella passibile di challenge, il challenge stesso era ancora effettuabile, per cui in passato è successo che, sperando di poter capire bene se chiamare un challenge o meno, alcuni team abbiano apposta fatto un fallo per avere il tempo di rivedere l’azione precedente.
Per punire questo atteggiamento, era stata introdotta la regola citata la quale probabilmente sarà presto rivista. Ora l’errore di Schwartz che ha confessato di conoscere bene la regola e di aver agito di impulso, è naturalmente marchiano, ma relegare la spiegazione della sconfitta a quell’episodio vorrebbe dire guardare il dito e non vedere la luna.

Nonostante la buone giocate di Suh, del linebakcer Durant e del cornerback Houston, autore di un intercetto in overtime che poteva regalare il successo ai suoi, il resto della difesa ha faticato tremendamente, e le 500 yards subite sono lì a dimostrarlo: Vanden Bosch, il linebacker Levy ed i defensive backs Delmas e Florence hanno tutti giocato ben al di sotto del loro potenziale. In attacco invece nonostante la buona pressione di Houston, Stafford si è abilmente rifatto dopo la prova negativa con i Packers, chiudendo 31 su 61 per 441 yards e due mete.
Bersagli principali sono stati il solito, immenso Calvin Johnson (8 ricezioni, 140 yards ed una meta), il rookie Broyles andato pure lui in tripla cifra (126 yards con 6 palloni catturati) e Pettigrew (8-74) ma il tight end è anche stato autore dell’ennesima partita in cui ha colpevolmente lasciato cadere più di un pallone ricevibile e in overtime ha pure perso un fumble. Il rushing game come detto ha prodotto alcune buona giocate, ma non è mai riuscito ad avere un minimo di continuità. “Abbiamo fatto tante buone giocate” ha detto coach Schwartz a fine gara “ma abbiamo commesso troppi turnover, sprecato troppe occasioni e loro semplicemente sono stati più bravi nei momenti chiave. Ora dobbiamo restare uniti, continuare a giocare al massimo e in modo più intelligente ed io naturalmente devo essere il primo”.

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