[SB XLVI] La cronaca

sb 46Nella notte in cui tutta l’America si ferma per il Super Bowl (che poi non è vero, ma i luoghi comuni sono duri a morire), quattro anni dopo l’epica sfida in cui il brutto anatroccolo Eli Manning rovinò la festa del Principe Brady impedendogli di concludere una storica perfect season, i Giants ed i Patriots si ritrovano nuovamente di fronte, gli uni decisi a ripetere l’impresa, gli altri determinati a rompere quell’incantesimo per cui in questi cinque anni i Patriots hanno raccolto sessanta vittorie in regular season per poi fallire miseramente nei turni di playoff.
Questa volta i Giants sono un po’ meno sfavoriti rispetto al 2008, ma il loro record di 9-7 e l’ultimo seed nella griglia dei playoff non è nemmeno lontanamente comparabile alla stagione tutto sommato dominante avuta dai Patriots, con Tom Brady capace di battere il mitico record di yards lanciate in stagione di Dan Marino, superato a sua volta da Drew Brees, che però si è perso per strada nei playoff.
giantsI Patriots vincono il sorteggio ma, come succede sempre più spesso nella NFL, scelgono di ricevere nel secondo tempo. La strategia ha un suo senso, perchè se si riesce ad avere la palla nell’ultimo drive del primo tempo, in una partita tirata può fare tutta la differenza del mondo avere due drive consecutivi (l’ultimo del primo tempo ed il primo del secondo) per mettere a segno dei punti.
I Giants iniziano quindi in attacco, e devono subito fare i conti con la difesa chewingum dei Patriots, che schiacciano cornerback e linebacker contro la linea di scrimmage tenendo poi due safety molto profonde per scoraggiare i big play che Manning può tirare fuori in qualsiasi momento con Nicks, Manningham e Cruz a disposizione.
Manning riesce a conquistare un paio di primi down fino ad arrivare in raggio di field goal, ma due sack consecutivi respingono il primo assalto newyorchese costringendo i Giants al punt.
L’ottimo special team in maglia bianca fa ripartire i Patriots dalle proprie cinque yards, e la partita vive il suo primo momento importante in occasione della prima azione d’attacco di New England.
Brady riceve lo snap, e si piazza ben all’interno della propria end zone cercando un ricevitore libero. La secondaria dei Giants fa ottima guardia, mentre la linea fa collassare la tasca. Brady si vede attaccato frontalmente e spara via un pallone sulle cinquanta yards, nel bel mezzo del nulla, con il primo ricevitore eleggibile lontano mille miglia. Ovvia ed obbligata la chiamata di Intentional Grounding che porta i Giants avanti 2-0.
Nuovamente palla a Manning che, ringalluzzito dall’inatteso vantaggio, orchestra un buon drive da un’ottantina di yards, tenuto in vita da una stupida penalità per dodici uomini in campo contro New England che annulla un recupero di fumble che avrebbe restituito la palla ai Patriots. E’ Cruz a ricevere in end zone il pallone del 9-0.
La reazione dei Patriots è piuttosto blanda, con Brady sempre molto sotto pressione che riesce comunque a trovare Branch e Welker per due chiusure cruciali, ma deve accontentarsi di affacciarsi alla red zone e lasciare il posto a Gostkowski per il field goal del 9-3 con cui si apre il secondo quarto.
In questa fase della partita le due squadre si calciano la palla a vicenda in un gioco di posizione che evidenzia da una parte la sterilità di un attacco, quello dei Patriots, che non riesce a sfruttare i due tight end Gronkowski ed Hernandez, come ha fatto per tutta la stagione, e dall’altra una difesa, sempre quella dei Patriots, che riesce a contenere bene le azioni offensive di New York.
Probabilmente Brady si ricorda della strategia scelta ad inizio partita, decide che l’ultimo drive del primo tempo deve essere suo e lo fa in maniera impressionante.
Alternando la no huddle con cui hanno messo in difficoltà molte difese avversarie alla splendida playaction con guardia che si sgancia per “vendere” meglio la corsa, i Patriots mettono insieme il drive perfetto: 98 yards in poco più di dieci azioni e due minuti, con Brady che consuma quasi tutto il tempo nelle ultime due azioni trovando Woodhead in end zone per il touchdown dell’incredibile sorpasso.
Dopo un primo tempo in cui i Giants hanno sostanzialmente dominato, almeno territorialmente, i Patriots sono in vantaggio, dopo aver sfruttato l’unica vera occasione che si sono creati per segnare.
Sempre nel segno della famosa strategia, i Patriots aprono il terzo periodo con un altro drive praticamente perfetto, all’inizio del quale si vede addirittura ilpatriots redivivo Ochocinco ricevere un bel pallone sulla sideline.
Mentre Brady batte il record di completi consecutivi in un Super Bowl stabilito dal suo idolo Joe Montana, Hernandez riceve in end zone il pallone che porta a diciassette i punti dei Patriots, che sembrano aver preso definitivamente il largo. 
I Giants sembrano un po’ storditi dall’uno-due, e Manning si deve accontentare di portare il kicker scozzese Tynes a portata di calcio. Il field goal entra per il rotto della cuffia, battendo sul palo interno, ma New York muove finalmente il punteggio per la prima volta dal primo quarto.
Dopo un rapido three-and-out dei Patriots, è ancora Tynes a calciare un altro field goal dopo che i Giants sono nuovamente baciati dalla fortuna, quando recuperano un fumble di Nicks arrivato dopo un’ottima ricezione.
A meno di un quarto dalla fine i Patriots conducono 17-15, e sembrano in grado di gestire quel che resta della partita per portare a casa il quarto Vince Lombardi Trophy, ma Brady commette un errore piuttosto grave, facendosi intercettare sul profondo dopo aver evitato due sack.
Ancora una volta i Giants beneficiano dell’occhio benevolo di madre fortuna quando Bradshaw commette un fumble, anche questa volta recuperato dall’attacco, ma la difesa elastica dei Patriots fa buona guardia costringendo New York al punt.
Il drive decisivo per i Patriots si interrompe improvvisamente ed inopinatamente a metà campo grazie ad un insolito drop di Wes Welker, che non trattiene la palla che avrebbe quasi certamente significato la vittoria per i suoi colori.
Il punt seguente mette nuovamente in carreggiata i Giants, invece, ed arriva il momento di gloria per Eli Manning.
Sono le sue situazioni, quelle in cui ha dimostrato di sentirsi a proprio agio. Poco tempo sul cronometro ed un sorpasso da operare, meglio con un touchdown, ma potrebbe bastare un field goal.
La palla è sulle dodici yards dei Giants ed il cronometro segna 3:46 da giocare. Oltre a segnare, bisogna anche gestire il cronometro per non lasciare troppo spazio a Brady.
A sorpresa Manning cerca subito Manningham sul profondo e lo trova, arrivando sulle 50 yards.
Manningham è il ricevitore caldo in questo drive, e tutti i palloni convergono su di lui. Dopo un incompleto, Manningham riceve sulle 35, poi sulle 32, ed infine è Nicks a portarsi sulle diciotto yards al segnale dei due minuti.
I Giants sembrano difficili da fermare, Manning ha il braccio caldo, e a questo punto potrebbe essere utile per Belichick lasciar segnare gli avversari per avere poi quasi due minuti per il controsorpasso, un’altra specialità di Brady, anche perché la tattica dei Giants oramai è chiara: mangiarsi il tempo rimasto per poi calciare il field goal della vittoria.
Belichick tentenna, Bradshaw arriva sulle dieci, poi Nicks sulle quattro uscendo dal campo. Il cronometro segna 1:09, i Giants stanno facendo esattamente quello che volevano fare.
giantsAncora una corsa di Bradshaw, ed i Patriots fermano il tempo con un timeout, poi Belichick capisce che non ha alternative ed ordina alla difesa di aprirsi come il Mar Rosso fece con Mosè. Bradshaw si infila in mezzo, sembra volersi fermare sulla una yard ma non ci riesce, e segna ugualmente. I Giants vanno da due, ma la trasformazione non riesce.
Brady rientra in campo con cinquantasette secondi ed un timeout. Lancia due incompleti e subisce il sack di Tuck. La partita sembra finita, ma il quarto tentativo viene chiuso da Branch, che esce anche dal campo.
Trentadue secondi. Brady trova Hernandez per il primo down, poi si affretta a fare uno spike.
La palla è sulle quarantadue yards dei Patriots ed il cronometro segna diciassette secondi.
Brady cerca Hernandez profondo, ma la palla non viene ricevuta. I Giants vengono penalizzati per dodici uomini in campo. Un altro incompleto su Branch porta all’ultima azione dell’incontro con cinque secondi sul cronometro. E’ chiaramente un hail mary pass, e la palla arriva in un mucchio selvaggio appena dentro la end zone. Rimbalza su un po’ di mani, Gronkowski tenta goffamente di recuperarla, ma non ha successo. L’ovale rimbalza in end zone decretando il passaggio incompleto.
E’ ora di festeggiare, per i Giants. L’hanno fatto di nuovo: hanno battuto i grandi Patriots e si portano a casa il trofeo.
Eli Manning, nella casa in cui il fratello maggiore Peyton ha scritto pagine di storia, conquista il suo secondo anello, scrollandosi definitivamente di dosso l’aura del perdente, del quarterback senza carattere e senza attributi. Difficile sostenerlo ancora, dopo domenica.
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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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