[Wild Card] Leggende ad un miglio di altitudine

C’è il guerriero barbuto che perisce quasi subito, il condottiero zoppo che guida i suoi alla rimonta, il veterano che al culmine della storia fa l’errore peggiore, il giovane invincibile benedetto dagli dei. C’è l’agile fenomeno che appare dal nulla quando se ne ha bisogno ed una corsa trionfale nel campo di battaglia, mentre i vincitori si inginocchiano sfiniti ed i vinti rimangono di sasso. C’è il padre che si pente di aver lasciato a casa il suo figliolo prediletto…

Il primo quarto sembra confermare questa ipotesi: Tebow sbaglia i lanci, le corse non funzionano e gli Steelers vanno sul 6 a 0 dopo che un Ben Roethlisberger in condizioni pietose è costretto a passaggi conservativi e a frequenti screen per evitare la pressione dei Broncos.
Il piano di John Fox prevede continui blitz, nel tentativo di compromettere ancora di più le possibilità dell’avversario, che non potendo quasi muoversi è vulnerabile come poche volte in carriera. Ma il secondo parziale vede un’inversione di tendenza: con una mossa intelligente, Fox lascia soli tre giocatori a mettere pressione sul QB avversario, concentrandosi sul fermare i ricevitori. Questa accortezza copre le possibilità downfield degli uomini di Tomlin, e carica di responsabilità i difensori di Denver, che rispondono bene. La conseguenza è che i Broncos iniziano a crederci, fermano l’attacco della Pennsylvania e danno la possibilità ai loro attaccanti di avere più palle giocabili.
Brett Keisel e Casey Hampton escono di scena dopo pochi secondi, ed è un altro duro colpo. Nel secondo quarto finalmente l’attacco blu e arancio prende le redini dell’incontro, sfruttando la freschezza di Demariyus Thomas e, udite udite, i passaggi di Tebow. Il prodotto di Florida metterà a referto più yarde nel solo quarto che nelle due partite precedenti, trovando Eddie Royal in End zone per il 7 a 6 e completando ben tre giocate per più di 50 yard. Il secondo TD lo porta direttamente lui in zona di meta.
Gli Steelers sono sulle ginocchia, con Tomlin che si pente amaramente di aver lasciato fuori Ryan Clark e la sua anemia, di avere sottovalutato la bravura del QB dei Broncos e l’intelligenza dei ricevitori del Colorado, che a più riprese demoliscono il morale di Ike Taylor e gli altri DB. Il mondo è al rovescio.
Uno snap orribile di Doug Legursky, anch’egli una riserva, mostra il coraggio di Big Ben. Una volta perso il pallone si gira, “corre” verso l’ovale, tira
spallate al difensore che vuole strappargli il possesso e permette ai suoi di ricoprire finalmente il pigskin. Ma questo è nulla, perchè sul 20 a 6 all’intervallo c’è una qualificazione da andare a prendersi, e la caviglia rotta non è scusa tollerabile.

L’attacco dei campioni AFC fa ancora però molta fatica: Mike Wallace è asfissiato dalla doppia copertura, Cotchery ha già droppato un paio di palloni buoni, la pressione non diminuisce. Serve il running game, e per fortuna loro Isaac Redman non fa rimpiangere l’ennesimo assente Rashard Mendenhall.
In End Zone ci va prima proprio Wallace con il primo TD su corsa della carriera (ormai Tomlin avrete capito pesca nella valigia delle trick play), poi Cotchery. L’ex Jets prende il passaggio lungo, giocato in uno scramble al rallentatore dal suo QB, poi lo perde, finisce contro il casco di un avversario e lo riprende per la segnatura del 23 pari.
Tra una segnatura e l’altra c’è il fumble sanguinoso di Willis McGahee, encomiabile in stagione regolare ma che momentaneamente spezza le ali ad un attacco che con soli 7 punti di vantaggio avrebbe avuto bisogno, e ci sarebbe riuscito, di tenere la palla. Invece nuova linfa per le speranze di Pittsburgh, che di solito non ne ha bisogno ma che questa volta accetta di buon grado.
Il pugnale dalla parte del manico ce l’ha ancora Roethlisberger, l’aria fina che aveva privato i suoi del loro miglior difensore dava la possibilità di calciare da molto lontano e vincere la partita, ma prima Von Miller, poi Robert Ayers atterrano il numero 7 (indossato in onore del capo dei rivali perchè non ci vogliamo far mancare proprio nulla), con i due sack che chiudono i tempi regolamentari e rimandano Suisham a sedersi.
La cronaca non è ancora finita però, perchè il protagonista del quarto quarto è Champ Bailey: efficente tutta la partita, si fa dapprima sfuggire un intercetto facile, poi appare letteralmente dal nulla a velocità siderale per togliere il pallone ad Hines Ward, la cui ciliegina su una carriera da hall of fame non arriva. Con quel pallone Pittsburgh poteva davvero entrare in zona field goal e vincerla.

Hines Ward è impietrito in panchina, Roethlisberger raggiunge gli spogliatoi claudicante, a testa alta.
Come nei racconti di Tolkien o nelle opere di Omero, ieri notte a Denver un gruppo di personaggi ha fatto la storia. Una storia che non avrà bisogno di essere tramandata oralmente nell’era di Internet, ma che speriamo tanti nonni racconteranno ai nipoti tra decenni. La storia di un giovane ed invincibile giocatore che nessuno credeva capace di imporsi e che lo ha fatto contro la squadra più vincente degli ultimi anni. La leggenda di una squadra che sotto di 14 senza mezzo roster recupera ed ha la possibilità di andare avanti.
Un altro minuscolo capitolo nella storia dei Playoff NFL, appena iniziati.
Buon divertimento!