[W17] G-Men, vittoria e playoff

nflIl pomeriggio del primo giorno del nuovo anno aveva sciolto quasi tutti i dubbi riguardanti le partecipanti ai playoff. Quasi perché rimaneva ancora un match che in pratica era già una sfida ad eliminazione diretta: al Metlife Stadium di New York si affrontavano in prime time i Giants ed i Dallas Cowboys in una crudele “do or die situation” che avrebbe promosso alla post season la vincente e mandato all’inferno sportivo (leggi vacanze anticipate) la perdente. 
La Grande Mela, che in precedenza aveva vissuto l’eliminazione dalla corsa ai playoff dei deludenti Jets battuti a Miami e dilaniati da contrasti interni fra giocatori, ha però evitato la doppia beffa perché i G-Men di coach Coughlin hanno rispedito i Cowboys al mittente con un pesante 31-14 che giantsqualifica ai playoff i blu che saranno la vera mina vagante dal lato NFC. Si perché i Giants visti nel primo tempo contro Dallas saranno un osso durissimo per tutti: 277 yards guadagnate, 21 punti, tre touchdown ed un field goal sbagliato su cinque drive. Il tutto mentre la difesa malmenava senza pietà il povero Romo (tre sack), concedeva al rushing game ospite appena 32 yards e non permetteva ai Cowboys nemmeno di sentire l’odore della red zone: semplicemente, come sottolineava il commentatore della NBC Chris Collinsworth, i Giants si muovevano ad un’altra velocità rispetto agli avversari. 
Nella seconda frazione finalmente gli uomini con la stella sul casco davano segni di vita: coach Garrett si ricordava di avere nel playbook anche gli screen e le slant, Romo si liberava del pallone molto più velocemente, e la partita sembrava riaprirsi, anche perché in difesa Ratliff iniziava a portare pressione dal centro della linea. Così in quattro drive New York chiudeva appena un down, mentre Dallas pur sprecando l’impossibile (Romo veniva intercettato una volta e sul drive seguente non riusciva a chiudere un quarto e uno sulle 10 dei G-Men), si ritrovava sotto di appena 7 a dieci minuti dalla fine grazie alle due mete di Robinson. Non solo ma Manning e soci dovevano affrontare un terzo e sette sulle proprie 28, e qui la “sorpresissima” della stagione dei Giants, il receiver (undrafted) Victor Cruz, calava l’asso: una ricezione da 44 yards con il cornerback di Dallas Scandrick attaccato alla schiena su un lancio quasi disperato di Manning che stava cercando di salvare la pelle. 
La prodezza di Cruz chiudeva praticamente il match, perché nonostante il sack subito poco dopo da Manning, New York portava a casa tre punti, poi lagiants difesa risaliva in cattedra: Pierre Paul e compagni mettevano a sedere Romo sul primo down, quindi costringevano il regista texano a due incompleti e Dallas al punt. Sul drive seguente Manning trovava poi in end zone Nicks ed il popolo in blu poteva iniziare i festeggiamenti. Insomma alla fine accede ai playoff il team più in forma in questo finale di stagione, ma anche quello più quadrato e più duro mentalmente. 
I Giants hanno avuto quattro settimane terribili, coincise con un poker di k.o., ma poi hanno vinto un match incredibile a Dallas, si sono quasi suicidati perdendo in casa contro i deludenti Redskins, quindi con le spalle al muro hanno tirato fuori il meglio gestendo a piacimento il derby cittadino con i “chiacchieroni” Jets e infine stendendo nuovamente i Cowboys. E i presupposti per un possibile lungo cammino nei playoff sembrano esserci tutti: Manning sta avendo al sua migliore stagione nei pro, la linea offensiva sta piano piano crescendo (anche se con Dallas non ha certo brillato) ed il reparto ricevitori trascinato da un Cruz formidabile, è decisamente temibile. 
La linea difensiva sembra entrata in forma al momento buono (ma anche qui c’è un fenomeno assoluto che è il defensive end di origini haitiane Pierre-Paul) ed anche il secondario ha elevato il suo standard di gioco. Inoltre il rientro di Boley ha solidificato il pacchetto dei linebacker ed aggiunto un fattore importante nelle coperture sui tight end avversari. Certo non mancano i punti deboli, a partire da un rushing game spesso impalpabile (ma occhio perchè nell’ultimo mese anche Jacobs e Bradshaw sono in crescita), mentre il middle linebacker Blackburn appare tutt’altro che una sicurezza, ma i Falcons, che ospiteranno i ragazzi di Coughlin nel wild card, dovranno fare moltissima attenzione. 

E Dallas?  Beh, quando dopo 11 giornate sei in vetta alla tua division con un record di 7-4 e hai ancora a disposizione partite contro i Cardinals, i Buccaneers, degli Eagles sulla carta demotivati e due sfide contro i rivali dei Giants, aspettarsi di accedere ai playoff è, direi, il minimo ed invece i Cowboys sono riusciti a combinarne di cotte di crude chiudendo la regular season con un terribile 1-4. 
Certo ci sono note liete importanti: il linebacker Lee, ed i due rookie, il runner Murray ed il tackle Smith sembrano pronti per una carriera brillantissima, Ware è stato devastante come sempre ed anche Romo ha avuto una stagione assolutamente positiva. Però i dubbi non sono pochi e sono piuttosto pesanti. 
A partire da un coaching staff che ha reso al di sotto delle aspettative: l’head coach Garrett non si è ancora rivelato per quel “genio” che il proprietario Jones crede sia ed anzi una gestione del cronometro sospetta e l’incredibile e ridicola decisione (costata poi la vittoria ai texani) di chiamare time out sul cowboyscalcio del proprio kicker nel match con Arizona sono macchie che non sarà facile cancellare. Il nuovo defensive coordinator Rob Ryan, che doveva far rendere al massimo la “difesa con più talento della NFL” (sono parole sue) ha invece clamorosamente fallito: il suo reparto è stato infatti a metà del gruppo a livello statistico per tutta la stagione salvo poi implodere clamorosamente nel finale. 
L’accusa più o meno velata al figlio di Buddy Ryan, è che il suo playbook sia troppo complicato, e la cosa è assolutamente curiosa, poiché il suo predecessore Wade Phillips, che a Dallas faceva l’head coach e il coordinatore difensivo, era accusato esattamente del contrario. Peccato però che lo stesso playbook di Phillips abbia funzionato a meraviglia per la sua nuova difesa del 2011, quella dei Texans che infatti è risultata la seconda della NFL. 
Tornando a Dallas, la linea offensiva ha faticato a proteggere un Romo che comunque non ha certo fugato i dubbi sulla sua resa nei match che contano ed il receiver ex prima scelta Bryant continua ad essere un “work in progress” con problemi al di fuori del campo. In difesa, a parte Ware, non c’è un vero pass rusher che possa mettere in crisi gli attacchi avversari ed il secondario, soprattutto a livello di cornerback, è assolutamente da sistemare. Newman è ormai troppo vecchio e Jenkins è bravo ma ha grossi problemi nel restare sano. Inoltre Scandrick, firmato per sostituire proprio Newman, non sembra pronto per il ruolo di cornerback titolare. Insomma i capri espiatori sono tanti, vedremo chi pagherà per tutti.

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