[NFL] Tony Romo: pochi alti, tanti bassi

nflA seguito della sconfitta pesante contro i Philadelphia Eagles di domenica, Tony Romo ha dichiarato che i problemi di Dallas stanno nell’esecuzione delle giocate. E sarebbe tollerabile qualora il QB ispanico fosse al primo anno da titolare, in una squadra che non conosce e con un nuovo coach.
Per schematizzare la situazione attuale dei Cowboys, essi sono a 3-4, con vittorie su Washington, Saint Louis e San Francisco, l’affermazione sui californiani giunta solo in overtime. La loro difesa era, fino a sabato, la prima sulle corse della nazione con un nuovo coordinator in Rob Ryan che non ha paura di prendersi le responsabilità della sconfitta contro Vick e soci, e con tutte le carte in regola per sostenere le speranze di post season.
In attacco, il talento c’è con Dez Bryant e Jason Witten a ricevere ed una linea offensiva che concede un numero di sack non elevato (15 in 7  partite). Ed ora anche Miles Austin sembra essere ritornato su buoni livelli di forma.
Un annetto fa vi dicemmo che Dallas, nonostante la partenza 0-7 non era assolutamente candidata ad avere la prima scelta assoluta in quanto sicuramente avrebbe dimostrato di poter vincere molte partite anche senza Romo, infortunato. romoCosì fu, e Dallas scelse per nona ad aprile, dopo che il 2010 finì con un 6-10 dignitoso. C’è un qualcosa che accomuna quei Cowboys e quelli dei primi snap di Tony Romo, nel 2006. Non avevano nulla da perdere, giocavano completamente scarichi di pressione, se vogliamo per la gloria, se vogliamo per dimostrare di essere dei bravi giocatori di football. E basta, niente classifiche, niente aspettative.

Chi però mastica di football sa che, essendo comunque legato ai dettami della società statunitense, le aspettative sono parte integrante di esso, soprattutto per il QB, ruolo tra i più difficili del mondo dello sport. E quando si sceglie un quarterback franchigia, spendere i soldi su un Romo qualsiasi si rivela un errore marchiano.
Non che il nativo di San Diego sia particolarmente scarso, ha sempre completato molto ed il suo rating di 95 lo dimostra. Inoltre, nelle parole dei suoi allenatori ci sono indizi di quanto egli si prodighi giornalmente sul campo migliorando la sua tecnica, il suo rilascio, quelle piccole cose che vanno sempre perfezionate. Qui non si questiona il valore dell’undrafted free agent da Eastern Illinois, si questiona quanto possa essere decisivo.
Qualcosa, in questo senso, si era rotto nel gennaio 2006, con il famoso errore da holder nel field goal cruciale della prima partita di Playoff al Qwest Field di Seattle. Ma anche lì non si può giudicare la società per aver rinnovato il contratto ad un quarterback non abituato a fare da holder. Si può invece incolparli per aver dato un contrattone ad un giocatore che in quanto a leadership è addirittura controproducente.
L’anno zero del suo rinnovo da 70 milioni di dollari, lanciò l’intercetto della sconfitta contro New York ai Playoff, e poi ancora non poté nulla contro gli Eagles l’anno dopo, nel tiebreaker della NFC East, straperso. Nel 2009 arriva la prima vittoria nei Playoff, prima di essere assediato e maltrattato dai Vikings nel divisional.

Tony Dungy, che non parla più di altri ma merita molto più credito di loro, ha apertamente messo in discussione quanto Romo abbia leadership. Quest’ultimo l’ha poi invitato a vedere uno dei suoi meeting con i compagni dell’attacco, per verificare quanto sia scrupoloso e guidi la sua squadra. Anche questa dichiarazione di Romo è, ci permetterete, fuori dal mondo. Vorrebbe dirci che lui è un leader perchè guarda i filmati coi suoi con particolare passione e dovizia diromo particolari? E’ una cosa ovvia.
Come è ovvio che è mancato di fegato quando c’è stato da ringraziare Roy Williams per essersi prodigato per un suo lancio fuori misura ed averci rimesso un paio di costole, o come quando c’era da gestire il fumantino Terrell Owens, e lui invece si rintanava con Jason Witten a parlare delle tracce del tight end, o come quando ha portato dei suoicompagni a Cabo a prendere il sole con una partita di Playoff alle porte. E noi capiamo i problemi fisici, che Romo ha in quantità, ma anche dire che è colpa della scarsa pass protection dei suoi per giustificarsi del fatto di non trovare mai i due migliori receiver, come dichiarato proprio ieri, ha più del bambino che non del grande quarterback NFL.

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Per l’anno corrente, la vittoria divisionale è ancora, teoricamente, alla portata. La difesa non avrà più serate troppo difficili, e le prossime cinque partite sono abbordabili, in vista del Sunday Night della quattordicesima settimana contro i Giants che deciderà le sorti delle due franchigie, che comunque dovranno fare i conti con Philly, in recupero. Insomma, quella vittoria contro i Lions, gettata al vento anche a causa dei classici intercetti sotto pressione del QB titolare, ha messo i Cowboys in una piccola buca nella quale dovranno lottare per emergere. Senza poter contare su troppa leadership dal loro capitano, dal loro uomo franchigia.
Fossimo nel management texano andremmo già per campi universitari a cercare chi, da aprile o nel 2013, possa imparare gli schemi e rimpiazzare, alla scadenza naturale del contratto, Tony Romo. Se bastasse essere bravi a lanciare la palla, non ci sarebbero problemi, ma visto che ci vuole qualcosa in più, non daremmo altre possibilità al numero 9. Che crede la leadership si dimostri a porte chiuse, facendo i pignoli con i compagni e zittendosi davanti alle telecamere o durante le partite…

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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