[W13] AFC South con sorpresa

afcDopo i primi due mesi di campionato la classifica della AFC South rispecchiava assolutamente i pronostici della vigilia:  Colts e Titans a contendersi la leadership con un record di 5-2, poi a 4-3 l’eterna incompiuta Houston che però aveva ancora davanti metà torneo per rifarsi, e quindi a chiudere la fila i Jacksonville Jaguars che erano 3-4 soprattutto grazie ad un calendario piuttosto agevole ed al miracolo del kicker Scobee che nella quarta settimana aveva permesso al team di coach Del Rio di sconfiggere gli Indianapolis Colts 31-28 grazie ad un field goal da 59 yards, l’ottavo calcio più lungo della storia della NFL. Oltre a tutto i Jaguars arrivavano da due pesantissimi k.o.; il 3-30 casalingo rimediato contro Tennessee ed il 24-42  subito a Kansas City. In realtà, tornando alla Division in generale, qualche scricchiolio proveniente dallo status quo c’era: gli infortuni che stavano decimando i Colts, l’anno incolore del regista di Tennessee Young e quello assolutamente normale del fenomenale runner Chris Johnson, e le difficoltà di Houston il cui rendimento stellare nel rushing game offensivo non bastava a nascondere i problemi, soprattutto difensivi, erano dei campanelli d’allarme da non sottovalutare. Dunque scricchiolii o poco più ma nulla che facesse presagire lo tsunami che di lì a poco avrebbe stravolto completamente le gerarchie del raggruppamento: nelle ultime cinque partite infatti Houston e Indianapolis hanno racimolato una vittoria a testa, Tennessee addirittura è 0-5 mentre la cenerentola Jacksonville sembra aver trovato la sua Fata Madrina e vanta un 4-1 che poteva anche essere un record perfetto se i Giants non avessero trovato un travolgente sussulto di orgoglio nel secondo tempo della sfida con i Jaguars di due settimane fa. La crisi che fa più effetto è naturalmente quella degli Indianapolis Colts, fermi a quota sei vittorie e sei sconfitte, i quali, non solo sono veramente ad un passo dal veder interrotta la serie di stagioni di vittorie in doppia cifra, giunta ad otto, ma se il torneo finisse oggi sarebbero fuori dai playoff, evento accaduto in una sola stagione dal 1999 e due volte da quando Manning è arrivato nella NFL. Le ragioni di questo crollo che, lo ricordo, arriva appena un anno dopo una stagione che aveva visto il team di coach Caldwell raggiungere un record di 14-0 prima di perdere le ultime due, insignificanti gare, e  l’apparizione al Superbowl poi perso con i Saints, sono come sempre molteplici. Anche qui, la cosa che salta all’occhio sono naturalmente gli undici, sì, undici, intercetti subiti da Peyton Manning nelle ultime tre gare; non a caso tre sconfitte. Nel caso di quasi tutti gli altri quarterback della Lega la notizia farebbe al massimo alzare un sopracciglio agli appassionati, ma se succede ad uno dei più forti registi di tutti i tempi l’effetto è naturalmente ingigantito. In realtà, se si analizzano le crude statistiche le cose non sono così evidenti: è stato detto che Manning abbia perso in velocità e dunque la sua produttività stia decrescendo. In realtà in questo 2010 il quarterback che a Marzo compirà trentacinque anni, ha lanciato per 24 mete, cioè due a partita, esattamente lo stesso ritmo della favolosa stagione 2009. Inoltre ha subito un intercetto ogni 36,6 passaggi tentati; nel 2009 la media era di 36,7, dunque assolutamente in linea. In più Manning rimane il leading passer della Lega con 3709 yards lanciate. Una prima spiegazione è data dal numero di passaggi: lo scorso anno il prodotto dei Tennessee Volunteers lanciava una media di 37,3 palloni a partita, e già era il valore più alto delle ultime cinque stagioni. Quest’anno Manning ha messo la palla per aria una media di di 46,8 volte a match e più l’attacco è monotematico più le difese hanno buon gioco. Il tutto è causato naturalmente da un rushing game assolutamente inguardabile che, quando viene chiamato in causa, guadagna tre yards e mezzo ad azione, il valore peggiore dell’intera Lega.  Oltre a tutto Manning, uno dei migliori passatori dalla play action l’azione in cui il quarterback finta di dare la palla al running back e poi lancia, si trova in difficoltà anche in questo fondamentale: con un rushing game così in crisi, i linebacker avversari, prime vittime della play action, ovviamente non abboccano più alle finte di un gioco di corsa che sanno essere inoffensivo, e si dispongono tranquillamente ad aspettare il lancio. Lo stesso Manning ci mette anche del suo: abituato ad essere efficace in quasi tutte le situazioni, non si preoccupa più di tanto di nascondere a linebacker e secondario avversario le sue intenzioni, magari guardando vari possibili target prima di prendere la mira, così le difese avversarie hanno maggio facilità nel leggere gli occhi del regista biancoblù ed anticipare i lanci. Inoltre un intercetto subito dallo stesso Manning nei secondi finali  ha impedito ai Colts un possibile sorpasso nella gara persa con New England ed uno patito domenica nei tempi suppementari  ha regalato il successo ai Cowboys favorendo il field goal decisivo di Buehler.
Parlavamo ad inizio articolo di infortuni: in attacco i guai fisici hanno riguardato soprattutto i cosiddetti skill player, cioè runner e ricevitori, con i k.o. più o meno gravi di Clark, Collie, Addai, Garcon e Brown, cosa che ha lasciato Manning a lavorare con ricevitori privi di esperienza, e certe cose nella NFL si pagano. Anche la difesa per altro ha il suo peso nello spiegare la crisi dei Colts: due possibili safety titolari, Sanders e Bullitt hanno giocato rispettivamente una e quattro partite ed hanno già concluso la stagione, i due promettenti cornerback Lacey e Powers hanno accusato problemi vari, e quest’ultimo è pure lui approdato due giorni fa nella injured reserve, ed anche i linebacker hanno patito l’assenza di Session. Il tutto si è tradotto in un calo di rendimento di una difesa che statistiche alla mano non è poi nemmeno così malvagia, essendo a metà del gruppo in molte categorie, ma che è la penultima a livello di yards concesse per ogni corsa e questa pecca anche in una Lega in cui il passaggio è diventato una religione, è una lacuna non da poco.
A fare da contraltare alla crisi dei Colts c’è il momento veramente di grazia dei Jacksonville Jaguars, culminato con il preziosissimo successo 17-6 sul terreno dei Titans, che ha letteralmente lanciato in orbita Jones-Drew e compagni che ora guidano la division in solitaria con un record di 7-5. E allora andiamo a conoscere un po’ più da vicino una delle rivelazioni di questo 2010. In attacco i Jaguars sono in realtà dipendenti da quel fenomeno della natura che risponde al nome di Maurice Jones-Drew, runner di appena un metro e settanta per 93 chili di peso che nei sei anni di esperienza nella NFL ha già corso per 5100 yards e ricevuto per oltre 2000. In questo 2010 MJD, come viene soprannominato, ha già corso per 1177 yards e guida un attacco che è il quarto della NFL con 141,8 yards corse a partita. Il regista è Dave Garrard che dopo essere esploso nel 2007 ha conosciuto due anni di oblio ma quest’anno è tornato su buoni livelli, come dimostrato dalla percentuale di completi di 66,3 la quarta nell’intera NFL. I suoi bersagli preferiti sono i ricevitori Sims-Walker e Mike Thomas ma soprattutto il tight end Marcedes Lewis che dopo essersi distinto  come gran bloccatore nei primi anni della sua carriera professionistica, quest’anno è parte integrante del passing game anche come terminale dei lanci di Garrard ed è già arrivato a quota 41 ricezioni per 517 yards e ben otto mete. La difesa dopo esser stata il tallone d’achille del team negli ultimi anni, soprattutto a livello di front four, è stata decisamente rivoluzionata (otto dei dieci defensive lineman a roster non erano con i Jaguars nel 2009), a partire dall’ingaggio del veterano Aaron Kampman, specialista nei sack, un fondamentale che la difesa di Jacksonville si era completamente dimenticata esistesse nell’annata 2009. L’ex defensive end dei Packers, che arrivava da un grave infortunio, ha per il secondo anno consecutivo terminato prematuramente la sua stagione andando k.o. in allenamento ancora per un problema al ginocchio l’11 di novembre ma la sua influenza sui tanti giovani in squadra si è fatta sentire in campo e fuori, tantochè Jacksonville ha già messo a segno 21 sack (4 dei quali dello stesso Kampman) contro i 14 di tutta la stagione passata. E fra i giocatori che si sono segnalati maggiormente in queste prime dodici partite ci sono i defensive tackle Knighton, giocatore al secondo anno di NFL ed il rookie Alualu. I linebackers, da sempre un marchio di fabbrica del team della Florida, hanno come punto di riferimento il versatile Daryl Smith cui si è aggiunto un altro veterano, quel Morrison che con la maglia dei Raiders chiuse la scorsa annata al sesto posto fra i linebacker con 133 placcaggi. Una interessante curiosità riguarda invece le due safety titolari: Don Carey e Courtney Greene furono scelti nel 2009 in giri molto alti (al sesto Carey ed al settimo Greene) e furono tagliati dai rispettivi team prima dell’avvio della stagione, dunque non avevano mai giocato un down nella NFL prima che i Jaguars li ingaggiassero e ne facessero il tandem titolare per questo 2010. Ma il team di coach Del Rio può veramente ambire a fare il colpaccio e vincere la division, cosa che ai Jaguars non riesce dall’ormai lontano 1999?  Il calendario non è impossibile, con le gare casalinghe con Oakland e Washington e quelle esterne a Indianapolis e Houston, ma non è da sottovalutare.  Se non faranno sciocchezze contro i Raiders, Garrard e compagni  si giocheranno una buona fetta di titolo contro i Colts, in crisi ma molto più abituati a lottare per grandi traguardi. I Jaguars dal canto loro stanno cavalcando l’onda della  carica positiva che arriva dalle vittorie, basterà ? Viste le ultime, pazze giornate, forse sì…
 
Merchandising Merchandising

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.