[W9] Il sud alla riscossa

afcThe South will rise again – il Sud risorgerà – recita una famosa frase probabilmente nata durante la guerra di Secessione. E quest’anno la NFL sembra confermare questo vecchio adagio: a metà stagione infatti le due South Division sono i raggruppamenti le cui squadre hanno vinto, complessivamente, più partite, cioè 18. Se però nella NFC South è presente un anello debole, vale a dire Carolina, a segno una sola volta su otto gare disputate, nella AFC South è invece lotta senza quartiere, con tutti e quattro i team racchiusi in una sola vittoria. E nell’ultima giornata, una volta tanto, gli assenti hanno avuto ragione: mentre i giocatori di Tennessee e Jacksonville riposavano menti ed ossa, Houston e Indianapolis andavano k.o. rispettivamente contro San Diego e Philadelphia, lasciando immutata una classifica che ora vede appaiati in vetta proprio i Colts e i Titans a quota cinque vittorie e tre sconfitte, seguite da Texans e Jaguars con un record di 4-4. E dei due team k.o. domenica, sono i Texans a recriminare di più: in primo luogo perché hanno perso l’ennesima occasione di conquistare una vittoria sul terreno amico, e quest’anno su cinque gare disputate sono già tre le avversarie che hanno espugnato il Reliant Stadium. Poi perché ad un certo texanspunto l’attacco dei Chargers era veramente ridotto ai minimi termini ed invece di approfittarne i Texans hanno finito per subire 29 punti. Il regista californiano Rivers era infatti già senza il fortissimo tight end Gates ed i ricevitori Floyd e Naanee tutti infortunati, e Vincent Jackson, ancora squalificato, e durante il match ha perso per problemi ad una caviglia anche il runner titolare Mathews. Ma evidentemente nessuno aveva avvertito di questa ecatombe la difesa dei Texans che è stata messa a ferro e fuoco dallo sconosciuto rookie Ajirotutu (quattro ricezioni, 111 yards e due mete) e dal veteranissimo tight end McMichael, autore di qualche errore ma anche di un paio di ricezioni da touchdown veramente pregevoli. Oltre a tutto grazie all’ennesima prova devastante del runner Foster (ventisette portate per 127 yards e due mete più quattro ricezioni per 70 yards) i Texans sono stati avanti per quasi 55 minuti prima del secondo touchdown di Ajirotutu. La meta del prodotto di Fresno State fissava lo score sul 29-23, punteggio che non sarebbe più cambiato perché nell’ultimo drive, un Andre Johnson al di sotto dei suoi stratosferici standard, riceveva palla sulla linea delle 10 yards avversarie, ma inavvertitamente con il ginocchio colpiva il pallone che si impennava per poi finire docile docile fra le braccia del cornerback di San Diego Oliver che sigillava così la vittoria dei californiani. Questo epilogo oltre a tutto, veniva a confermare un’impressione diffusa nella NFL, che Houston sia un team soft, cioè morbido. In realtà da un punto di vista fisico, i Texans non si sono risparmiati contro i Chargers, però la squadra ha confermato una preoccupante fragilità mentale quanto il match è in bilico. E questa caratteristica potrebbe diventare un ostacolo insormontabile, dato che fra i prossimi avversari di Houston ci sono squadre che fanno della fisicità il loro marchio di fabbrica come i Jaguars, gli Eagles e soprattutto Ravens e Jets.  Curiosa tra l’altro è la metamorfosi dei Texans soprattutto in attacco: lo scorso anno il passing game di Schaub e compagni funzionava come un orologio svizzero, mentre il rushing game era veramente inguardabile. Quest’anno invece il gioco aereo è sicuramente più in difficoltà, anche se rimane un’arma temibile, mentre con un Foster formato Superman (leader della NFL  con 864 yards corse in 157 portate) il gioco sulla terra è il sesto della Lega. Il punto debole di Houston rimane una difesa che è la peggiore della NFL e che nonostante grandi nomi come Mario Williams, Ryans, Cushing e Okoye non è mai riuscita a trovare la giusta compattezza. I Texans quest’anno sono stati anche poco fortunati, con la squalifica che li ha privati per quattro gare del linebacker Brian Cushing, defensive rookie of the year nel 2009, e poi con l’infortunio di DeMeco Ryans che li costringerà a giocare dieci gare senza il loro leader difensivo, però anche prima del k.o. di Ryans la difesa non era certo impenetrabile.
In quel di Philadelphia invece i Colts hanno perso 26-24 sciupando una buona occasione per staccare l’agguerrita concorrenza. Indianapolis ha giocato a corrente alternata e alla fine ha pagato la maggior fame degli Eagles che arrivavano dal pesante k.o. subito contro i Titans e poi dalla bye week dopo la quale non hanno mai perso nei  dodici anni sotto la guida di coach Andy Reid.  I Colts sono partiti al rallentatore, così al primo gioco dopo il kickoff hanno subito una corsa da 62 yards di McCoy e due azioni dopo il primo touchdown ad opera di DeSean Jackson imbeccato dal rientrante regista Vick. Nel drive seguente Manning veniva intercettato da Samuel e dopo tre minuti e mezzo di gioco gli Eagles erano avanti 10-0. I Colts andavano sotto 13-0, poi finalmente si svegliavano e all’intervallo erano avanti 17-16 grazie alle mete del tight end Tamme e di Javarris James, cognome che è musica per le orecchie dei tifosi dei Colts, visto che è cugino del ben più famoso Edgerrin James che con la maglia bianco blu di Indianapolis ha ammassato oltre 12000 yards fra corse e ricezioni. Nel secondo tempo però la luce si spegneva nuovamente e gli Eagles segnavano altri dieci punti. Le reazione finale dei coltsColts era tardiva: il secondo touchdown di James limava a due il vantaggio dei verdi padroni di casa, e Manning aveva pure un’ultima chance ma il suo lancio della disperazione a diciotto secondi dal termine veniva intercettato ancora da Samuel. Indianapolis ha pagato contro gli Eagles le numerose assenze, soprattutto in difesa, però ha anche confermato una preoccupante fragilità del reparto difensivo nel fermare il rushing game avversario lontano dalle mura amiche. Le 195 yards corse dagli Eagles (di cui 95 da McCoy e 74 da un Vick sembrato quello delle giornate migliori) fanno infatti il paio con le 257 subite a Houston e con le 174 percorse dai Jaguars a Jacksonville. In attacco invece Manning ha provato ben 51 passaggi ma è parso meno brillante del solito. In realtà il buon Peyton ha parecchie attenuanti, a partire dal k.o. che ha tolto dal match il rientrante Austin, rimasto esanime a terra per parecchi minuti dopo una terribile collisione col cornerback Coleman ma poi per fortuna vittima “solo” di una commozione cerebrale, per continuare con una linea in costante affanno contro la temibile pass rush degli uomini in verde, per finire con un rushing game che ha faticato moltissimo contro la difesa di casa (62 yards totali in 19 tentativi) ma che era anche privo dei due runner in cima alla depth chart, cioè Addai e Hart.  Già domenica prossima comunque i Colts dovrebbero recuperare il cornerback Powers e soprattutto il linebacker Session mentre quasi sicuramente dovranno attendere almeno un paio di settimane per il ritorno di Addai. Per altro, dando uno sguardo a ciò che aspetta i team della AFC South,  proprio i Colts avranno nel prossimo turno il compito sulla carta più facile: in casa contro una Cincinnati praticamente fuori dai playoff ma comunque da non sottovalutare. Tennessee farà infatti vista ai Miami Dolphins in lotta per la post season ma in ritardo rispetto a Jets e Patriots, mentre il match clou si giocherà a Jacksonville con la sfida diretta Jaguars-Texans, già una sorta di spareggio playoff.            
 
Merchandising Merchandising

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.