
Ma cosa ha fatto letteralmente deragliare una stagione che per Cincinnati iniziava con ben altri auspici? In molti hanno parlato di un

Cincinnati, che lo scorso anno vantava la quarta difesa a livello di yards concesse, è scivolata nel 2010 al diciannovesimo posto ed il secondario, guidato dal tandem di cornerback Hall-Joseph, fra i più forti della Lega, ha finora mostrato una pesante flessione di rendimento facendo sì che la difesa contro il passaggio scendesse dal sesto al ventesimo posto. Parte di questo crollo è per altro attribuibile anche alla pass rush (o meglio alla mancanza di essa): lo scorso anno i Bengals chiusero a metà classifica a livello di sack messi a segno: quest’anno dopo sette giornate sono ultimi con appena sei

E per un team che sembra faticare terribilmente a restare “sul pezzo” eccone invece un altro che ha fatto della vittoria ormai un abitudine e non è affatto intenzionato a smettere. Sto naturalmente parlando degli Indianapolis Colts, che nonostante gli infortuni che ne hanno falcidiato il roster, sembra nuovamente in lizza per raggiungere la doppia cifra in fatto di vittorie, cosa che ai Colts riesce addirittura dal 2002. Ma mai come quest’anno il coaching staff biancoblù ha veramente dovuto fare i miracoli: oltre alla safety Bullitt e al fortissimo tight end Clark, già fuori per la stagione, e ai lungodegenti Sanders e Collie, lunedì sera nel delicatissimo match contro i rivali di division degli Houston Texans, gli uomini di coach Caldwell erano anche privi dei cornerback Lacey e Powers, e del runner titolare Addai.
Nonostante ciò, i Colts hanno dominato (30-17) contro i Texans sfruttando al meglio, grazie ad un intercetto di Hayden riportato in meta, l’errore di uno Schaub ben contenuto dal rabberciato secondario di casa, e l’ottima prestazione del runner Hart che ha asfaltato una difesa texana priva del leader Ryans, ma anche terrorizzata da Manning. A fine gara le statistiche diranno 12 portate per 84 yards per Hart, mentre Generale Manning chiuderà con 26 su 45 per 268 yards e due mete. E se volevate un’ulteriore riprova della grandezza del regista dei Colts vi bastino un paio di dati: nella sfida con Houston, Peyton è riuscito a far sembrare il tight end Tamme un piccolo clone di Dallas Clark, con 6 ricezioni per 64 yards e una meta. Il tight end da Kentucky aveva già totalizzato 6 ricezioni per 47 yards, ma in quasi due campionati e mezzo. L’altro dato riguarda il rating dello stesso Manning che nonostante tutti i problemi raccontati sopra, è addirittura migliorato (da 99,9 a 101,4) rispetto alla passata stagione in cui il regista da Tennessee ha vinto per la quarta volta il titolo di MVP della NFL assegnato dalla Associated Press.
Certo questa stagione non è paragonabile a quella scorsa, in cui i Colts conobbero il primo stop al quindicesimo turno, anche per la controversa decisione di Caldwell di far riposare Manning nel secondo tempo del match con i Jets, ma con un record di 5-2 i Colts si sono ripresi la vetta della AFC, grazie anche all’harakiri dei Titans che avanti 19-7 a San Diego si sono fatti rimontare e battere 33-25. E dato che si parla del rientro di Addai già nel prossimo turno contro Philadelphia e di quello di Collie per la week #10 ecco che la vita per il resto della AFC South si conferma difficile.
Tra l’altro a proposito della AFC South c’è da rilevare la grande competitività ed il buon livello generale del girone: in classifica infatti tutti e quattro i team sono racchiusi in una partita e mezzo e l’ultimo, vale a dire Jacksonville, ha comunque un record pari fra vittorie e sconfitte (4-4) ed è reduce dalla brillantissima vittoria 35-17 sui Dallas Cowboys ormai in caduta libera. Protagonista assoluto della giornata è stato il quarterback Garrard che ha lanciato per ben quattro mete e ne ha segnata una lui stesso di corsa eguagliando o battendo alcuni record di franchigia: dal numero di touchdown lanciati in un match, al rating (un mostruoso 157,8), al numero di touchdown realizzati su corsa da un quarterback con la maglia dei Jaguars (14).