[W11] Colts vs Patriots

Torniamo a domenica: i Colts, con le spalle al muro, segnano in un paio di minuti il touchdown del 21-31 con il rookie Blair White. Il drive seguente dei Patriots è fermato subito, e Manning riprende a macinare gioco ed avversari; sei passaggi completati su sei tentati, gran lancio in meta ancora per White ed ecco Indianapolis di nuovo alla porta a bussare: tre punti da recuperare e quattro minuti e mezzo al fischio finale. I Patriots chiudendo un paio di down potrebbero congelare il possesso dell’ovale ma non ci riescono; punt e palla a Manning con 150 secondi da giocare. Un brivido corre lungo la schiena dei tifosi di New England. Il numero 18 dei Colts ricomincia a martellare il secondario di casa: un completo a Wayne, uno a Tamme, un incompleto, due corse di Donald Brown e poi altri tre completi, uno a Garcon e due a Wayne. Trentasette secondi, ventiquattro yards alla meta: i Colts sono già a distanza di tiro del kicker Vinatieri, l’ex di turno, che regalerebbe l’overtime agli ospiti, ma giustamente Indianapolis tenta il colpo del k.o. Lancio di Manning, sulle 6 di New

Perdonatemi un po’ di teatro, ma ormai è come Yankees-Red Sox nel baseball o Lakers-Celtics nel basket: la sfida fra i New England Patriots e gli Indianapolis Colts, è una classicissima della NFL e la rivalità, oltre al valore intrinseco dei due team, è stata amplificata anche dai capricci di un calendario che le ha messe di fronte in ognuna delle ultime otto stagioni di regular season, nonostante le due squadre facciano parte di division differenti. Di più, Patriots e Colts, i due team più vincenti dal 1999 ad oggi, negli ultimi dieci anni si sono incontrate altre tre volte nei playoff ed hanno messo insieme quattro vittorie al Superbowl, di cui tre per i rossoblù di Boston, e sei apparizioni al Gran Ballo. Ad onor del vero, anche se in queste ultime stagioni si sono succeduti con le due casacche moltissimi fuoriclasse, alla fine nell’immaginario collettivo New England-Indianapolis è soprattutto la sfida fra i due quarterback che hanno dettato legge in questo decennio, cioè Tom Brady e Peyton Manning. E, come già raccontato, la gara giocata al Gillette Stadium non ha deluso, sia come sviluppo sul campo che come storie di contorno che spesso supportano queste grandi rivalità, a partire da quella di Woodhead: il piccolo runner di New England (5-7 di altezza per 195 libbre, cioè 170 centimetri per 88 chili di peso) scaricato ad inizio stagione dai Jets, dimostrava che il fisico non è tutto anche nella NFL: nel terzo quarto, sul 21-14 per i Patriots, trovava un’esaltante galoppata da 32 yards fino alla meta avversaria riportando New England a +14. Ma il mini-runner non aveva finito lo show: sul kickoff seguente con un gran placcaggio sbarrava la strada ad un ritorno potenzialmente pericoloso di Blair White. E proprio quest’ultimo regalava un’altra curiosità al match, chiudendo con cinque ricezioni per 42 yards e soprattutto due mete: non male per un rookie rimasto undrafted e a rischio taglio ad inizio stagione.
E i due quarterback ? Hanno giocato entrambi un grande match anche se in modo molto diverso e con un grosso neo nella prestazione di Manning. Brady ha infatti regolarmente sezionato un secondario dei Colts formato patchwork completando 19 passaggi su 25 per 186 yards e due touchdown, mentre Manning, giocando quasi sempre sotto di due mete e con un gruppo di ricevitori decimato (durante la partita andava nuovamente k.o. Collie probabilmente per i sintomi della commozione cerebrale rimediata contro gli Eagles) trovava un compagno in 38 occasioni su 52 tentativi per 386 yards e quattro touchdown.
Il neo di cui parlavo prima, sono naturalmente i tre intercetti che portavano a dieci punti dei Patriots e soprattutto facevano svanire la speranza di un nuovo miracolo nell’ultimo drive. A difesa di Peyton c’è però anche il diverso apporto del rushing game: la coppia

Fra i ricevitori dei Colts spiccava il solito Wayne con otto ricezioni per 107 yards ed una meta, mentre in casa Patriots era il figlio prodigo Branch a fare la parte del leone, con sette ricezioni per 70 yards. Figliol prodigo perché nel 2006, il ricevitore, che aveva vinto con New England il titolo di MVP nel Superbowl dell’anno prima, lasciava dopo un lungo holdout la corte di coach Belichick per approdare a Seattle dove però non ha mai convinto. Tornato ai Patriots un mese dentro la stagione 2010, il trentunenne prodotto di Louisville sta dimostrando che ha ancora parecchio da dare, visto che nelle sei gare giocate con New England ha già ricevuto 30 palloni per 320 yards. L’esito del match di domenica consente intanto ai Patriots di restare incollati ai Jets in vetta alla AFC East in attesa di uno scontro diretto, fra due settimane, che si preannuncia veramente come un assalto all’arma bianca. I Colts non riescono invece a distanziare i Titans ed anzi sono agganciati in vetta alla AFC South dall’avversario sicuramente meno pronosticato ad inizio stagione: i Jacksonville Jaguars. Per altro visti i problemi recentemente palesati da Tennessee e il tasso tecnico, onestamente inferiore, dei Jaguars che oltre a tutto hanno perso per il resto della stagione il defensive end Kampman, il posto di Indianapolis sul ponte di comando della division non sembra assolutamente in pericolo.