[W4] Doppia sorpresa nella AFC North
Domenica la AFC North Division si è divertita a stravolgere ogni pronostico; e così una giornata che doveva lanciare in fuga Pittsburgh, seguita a ruota da Cincinnati, e sancire le difficoltà di inizio stagione di Baltimore e la crisi nera di Cleveland, si è trasformata invece in un trionfo per Ravens e Browns ed ora tutte e quattro le compagini sono racchiuse in due partite. I Ravens, che hanno inflitto agli Steelers il primo k.o. stagionale, hanno raggiunto proprio gli uomini di Tomlin con un record di 3-1, seguite poi da Cincinnati a 2-2 mentre chiude Cleveland che piegando i Bengals nel derby dell’Ohio ha cancellato lo 0 dalla casella delle vittorie.
A Pittsburgh la sfida Steelers-Ravens prometteva scintille nonostante i due attacchi fossero menomati da squalifiche ed acciacchi vari: da una parte era sempre assente il regista giallo-nero Roethlisberger che scontava l’ultimo turno di squalifica, dall’altra il temutissimo runner Ray Rice aveva casco e paraspalle addosso ma i guai al ginocchio lo facevano essere ben lontano dalla forma ideale. Ciononostante, con in campo due delle più temute difese della NFL, lo spettacolo era assicurato. E così è stato, con Pittsburgh che ha però parecchio da recriminare per non essere riuscita a chiudere la partita sfruttando una difesa che ha annullato il rushing game ospite (a fine gara saranno appena 70 le yards corse da McGahee e compagni in 27 portate). Naturalmente sul 17-14 finale pesano i due errori del kicker degli Steelers Jeff Reed, che nel secondo tempo falliva piazzati non impossibili da 45 e 49 yards. Però è da sottolineare come i due errori di Reed siano venuti al termine di drive iniziati grazie a due palle recuperate dalla difesa di Pittsburgh, in cui l’attacco giallo-nero cumulativamente non solo non ha guadagnato un metro, ma ha addirittura perso una yarda. E un reparto offensivo che dopo due palle recuperate non si muove di un millimetro deve anche recitare il mea culpa.
La partita in realtà ha avuto un andamento anomalo: nel primo tempo, chiuso 10-7 per i Ravens (mete di Mendehnhall per gli Steelers, di McGahee e field goal di Cundiff da 33 yards allo scadere per gli ospiti), Baltimore ha dettato legge soprattutto grazie al passing game doppiando quasi il team di casa nel computo delle yards (181 a 92). Nel terzo quarto invece l’attacco di coach Harbaugh si spegneva e in tre serie totalizzava due turnover ed un tre e fuori. Pittsburgh, che nel complesso in attacco faticava non poco a causa dell’ottima difesa dei Ravens sulla corsa e della giornata tutto sommato no di Batch che passava per appena 141 yards, falliva le due chance già citate con Reed, poi in avvio di ultimo quarto sembrava in grado di infliggere il colpo del k.o.: con un impressionante drive da 93 yards gli Steelers trovavano nuovamente il vantaggio, ancora con una corsa di Mendenhall da 7 yards. Quindi i padroni di casa resistevano a quattro tentativi giocati dai Ravens all’interno della proprie dieci yards, ed avevano il pallone indietro con due minuti e quaranta da giocare. L’attacco degli Steelers optava a questo punto per una tattica conservativa e Pittsburgh doveva andare subito al punt, lasciando la palla sulle proprie 40 con sessantotto secondi da giocare grazie anche ad una penalità assolutamente evitabile di Fox sul ritorno di punt.
E qui dopo un secondo tempo tutto sommato da dimenticare, Flacco, che chiuderà 24 su 37 per 274 yards una meta ed un intercetto, trovava il ritmo sfruttando soprattutto l’esperienza dei suoi ricevitori: due passaggi a Mason e due a Houshmandzadeh (69 anni in due), l’ultimo dei quali da 18 yards direttamente in end zone a 30 secondi dal termine, sancivano il 17-14 finale ed il primo stop stagionale di Pittsburgh.
A Cleveland invece andava in onda il settantacinquesimo “derby dell’Ohio” in cui di scontravano due team che vivevano situazioni opposte: i Bengals cercavano l’ottavo successo consecutivo all’interno della AFC North e di proseguire nella striscia vincente mentre i Browns, con un record stagionale di 0-3, erano già ad una sorta di ultima spiaggia anche se, ad onor del vero, i tre stop erano arrivati con uno scarto totale di appena 12 punti. Fra l’altro la sfida Browns-Bengals aveva regalato epiche battaglie in tempi recenti: basti ricordare il successo 51-41 dei Browns nel 2007 o addirittura il 58-48 del 2004 (ma quella sfida fu giocata a Cincinnati).
In realtà questa volta di epico non c’è stato molto: il 23-20 finale è soprattutto frutto di una prestazione tutta sostanza dei Browns e di una Cincinnati che nonostante abbia travolto il secondario opposto grazie ad una prestazione monstre del sempreverde Terrell Owens (10 ricezioni per 222 yards e una meta) fra fumble, penalità e calci bloccati ne combinava un po’ di tutti i colori.
Ancora senza il regista titolare Delhomme, sostituito da Seneca Wallace, e guidati in attacco dal runner bianco Payton Hillis, i Browns capitalizzavano con 6 punti i due fumble recuperati ed avevano una prestazione piuttosto solida da Wallace (14 su 21 per 154 yards, una meta ed un intercetto) mentre la difesa annullava il rushing game dei Bengals, che in 18 portate guadagnava appena 67 yards, ed infliggeva ben quattro sack a Palmer. Al resto ci pensavano i Bengals che si suicidavano facendosi bloccare un field goal sul finire del primo tempo, totalizzando 78 yards di penalità, e riuscendo, nel drive che poteva dare loro il sorpasso a cinque minuti dalla fine, prima a farsi penalizzare per offensive pass interference e poi a subire un sack che portava l’attacco dei nero-arancio fuori dal raggio da field goal.
Per altro non tutto era da buttare per Cinci: doveroso sottolineare la giornata storica per il trentaseienne Owens che diventava il secondo ricevitore della storia della NFL per yards ricevute con 15.225, ma anche Palmer si dimostrava in grande forma completando 25 passaggi su 36 tentati per 371 yards e due lanci da touchdown. Per chiudere una piccola nota statistica: il passaggio da 78 yards a Owens con cui i Bengals impattavano momentaneamente sul 10-10 era il più lungo della carriera NFL del prodotto di USC.
A Pittsburgh la sfida Steelers-Ravens prometteva scintille nonostante i due attacchi fossero menomati da squalifiche ed acciacchi vari: da una parte era sempre assente il regista giallo-nero Roethlisberger che scontava l’ultimo turno di squalifica, dall’altra il temutissimo runner Ray Rice aveva casco e paraspalle addosso ma i guai al ginocchio lo facevano essere ben lontano dalla forma ideale. Ciononostante, con in campo due delle più temute difese della NFL, lo spettacolo era assicurato. E così è stato, con Pittsburgh che ha però parecchio da recriminare per non essere riuscita a chiudere la partita sfruttando una difesa che ha annullato il rushing game ospite (a fine gara saranno appena 70 le yards corse da McGahee e compagni in 27 portate). Naturalmente sul 17-14 finale pesano i due errori del kicker degli Steelers Jeff Reed, che nel secondo tempo falliva piazzati non impossibili da 45 e 49 yards. Però è da sottolineare come i due errori di Reed siano venuti al termine di drive iniziati grazie a due palle recuperate dalla difesa di Pittsburgh, in cui l’attacco giallo-nero cumulativamente non solo non ha guadagnato un metro, ma ha addirittura perso una yarda. E un reparto offensivo che dopo due palle recuperate non si muove di un millimetro deve anche recitare il mea culpa.
La partita in realtà ha avuto un andamento anomalo: nel primo tempo, chiuso 10-7 per i Ravens (mete di Mendehnhall per gli Steelers, di McGahee e field goal di Cundiff da 33 yards allo scadere per gli ospiti), Baltimore ha dettato legge soprattutto grazie al passing game doppiando quasi il team di casa nel computo delle yards (181 a 92). Nel terzo quarto invece l’attacco di coach Harbaugh si spegneva e in tre serie totalizzava due turnover ed un tre e fuori. Pittsburgh, che nel complesso in attacco faticava non poco a causa dell’ottima difesa dei Ravens sulla corsa e della giornata tutto sommato no di Batch che passava per appena 141 yards, falliva le due chance già citate con Reed, poi in avvio di ultimo quarto sembrava in grado di infliggere il colpo del k.o.: con un impressionante drive da 93 yards gli Steelers trovavano nuovamente il vantaggio, ancora con una corsa di Mendenhall da 7 yards. Quindi i padroni di casa resistevano a quattro tentativi giocati dai Ravens all’interno della proprie dieci yards, ed avevano il pallone indietro con due minuti e quaranta da giocare. L’attacco degli Steelers optava a questo punto per una tattica conservativa e Pittsburgh doveva andare subito al punt, lasciando la palla sulle proprie 40 con sessantotto secondi da giocare grazie anche ad una penalità assolutamente evitabile di Fox sul ritorno di punt.
E qui dopo un secondo tempo tutto sommato da dimenticare, Flacco, che chiuderà 24 su 37 per 274 yards una meta ed un intercetto, trovava il ritmo sfruttando soprattutto l’esperienza dei suoi ricevitori: due passaggi a Mason e due a Houshmandzadeh (69 anni in due), l’ultimo dei quali da 18 yards direttamente in end zone a 30 secondi dal termine, sancivano il 17-14 finale ed il primo stop stagionale di Pittsburgh.
A Cleveland invece andava in onda il settantacinquesimo “derby dell’Ohio” in cui di scontravano due team che vivevano situazioni opposte: i Bengals cercavano l’ottavo successo consecutivo all’interno della AFC North e di proseguire nella striscia vincente mentre i Browns, con un record stagionale di 0-3, erano già ad una sorta di ultima spiaggia anche se, ad onor del vero, i tre stop erano arrivati con uno scarto totale di appena 12 punti. Fra l’altro la sfida Browns-Bengals aveva regalato epiche battaglie in tempi recenti: basti ricordare il successo 51-41 dei Browns nel 2007 o addirittura il 58-48 del 2004 (ma quella sfida fu giocata a Cincinnati).
In realtà questa volta di epico non c’è stato molto: il 23-20 finale è soprattutto frutto di una prestazione tutta sostanza dei Browns e di una Cincinnati che nonostante abbia travolto il secondario opposto grazie ad una prestazione monstre del sempreverde Terrell Owens (10 ricezioni per 222 yards e una meta) fra fumble, penalità e calci bloccati ne combinava un po’ di tutti i colori.
Ancora senza il regista titolare Delhomme, sostituito da Seneca Wallace, e guidati in attacco dal runner bianco Payton Hillis, i Browns capitalizzavano con 6 punti i due fumble recuperati ed avevano una prestazione piuttosto solida da Wallace (14 su 21 per 154 yards, una meta ed un intercetto) mentre la difesa annullava il rushing game dei Bengals, che in 18 portate guadagnava appena 67 yards, ed infliggeva ben quattro sack a Palmer. Al resto ci pensavano i Bengals che si suicidavano facendosi bloccare un field goal sul finire del primo tempo, totalizzando 78 yards di penalità, e riuscendo, nel drive che poteva dare loro il sorpasso a cinque minuti dalla fine, prima a farsi penalizzare per offensive pass interference e poi a subire un sack che portava l’attacco dei nero-arancio fuori dal raggio da field goal.
Per altro non tutto era da buttare per Cinci: doveroso sottolineare la giornata storica per il trentaseienne Owens che diventava il secondo ricevitore della storia della NFL per yards ricevute con 15.225, ma anche Palmer si dimostrava in grande forma completando 25 passaggi su 36 tentati per 371 yards e due lanci da touchdown. Per chiudere una piccola nota statistica: il passaggio da 78 yards a Owens con cui i Bengals impattavano momentaneamente sul 10-10 era il più lungo della carriera NFL del prodotto di USC.