[W1] NFC North: la normalità di Favre

nfcE se quest’anno lo specchio fosse sincero? Dodici mesi fa la nuova maglietta viola aveva tratto in inganno lo stesso Brett Favre. “Mi dona, sembro più giovane” deve aver pensato il veteranissimo numero 4 alla soglia delle 40 candeline. Ne è nata una stagione stratosferica. Statisticamente la migliore delle 19 giocate tra i professionisti. Oltre alla caviglia martoriata nel Championship probabilmente l’idea di non poter bissare un campionato altrettanto eccezionale deve aver inciso nel teatrino estivo “Torno, non torno” ormai alla terza stagione su tutti i media della terra. Alla fine però ha prevalso la passione (o la follia) e Favre si è riallacciato casco e spalliera.

breesLo scenario però è cambiato. Non tanto per la sconfitta nell’opener contro i campioni in carica dei New Orleans Saints. Sì, anche questa incide. Va letta però in termini di calendario, e non di 0-1. Se nel 2009 Favre saltò senza il training camp senza subirne le conseguenze fu anche e soprattutto perché poté giocare le prime partite del campionato contro avversari che le fecero sembrare preseason. Arrivare al Championship ha tolto questo privilegio. E uno schedule subito molto più complesso rischia di trasformarsi in un ostacolo insormontabile. E’ solo il primo dei fossati che dovranno saltare Favre e i Vikings. La pattuglia dei ricevitori è ai minimi termini. Fosso numero due. Sidney Rice nella prima apparizione vichinga del venerabile quarterback è immediatamente diventato il bersaglio preferito. Ora l’infortunio che lo terrà fuori almeno per 8 partite toglie le mani più sicure e il giocatore in grado di allungare il campo. E’ solo l’inizio. Il “nonnetto”, infatti, aveva legato da principio anche con il rookie Percy Harvin. I problemi fisici però hanno impedito all’ex Florida di lavorare assiduamente per migliorarsi in estate e nella gara contro i Saints si è visto. Per ricreare la giusta chimica 4-12 servirà tempo. Elemento quest’ultimo che i Vikes non hanno a disposizione, perché Green Bay non farà sconti.

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Le traversie peraltro non sono finite. La luna di miele tra Favre e coach Brad Childress sembra essere finita la scorsa stagione dopo il diverbio nel corso della gara in casa dei Carolina Panthers. Potrà non essere decisivo fatto sta che non aiuta. A questo va ovviamente aggiunto il peso di una primavera in più (il 10 ottobre diventeranno 41) e degli acciacchi. Inoltre dopo aver visto i Saints punire fisicamente il 4 e trarne vantaggio nonostante una manciata di penalità è chiaro che la “strategia” sarà comprensibilmente attuata dal resto delle contendenti. Una linea non troppo convincente (e vedere uscire prima del tempo Bryant McKinnie non è stata un buon inizio giovedì scorso) rischia di fare il resto e compromettere la stagione gialloviola.
Ecco perché Favre difficilmente potrà essere anche quest’anno il fattore determinante nella stagione dei Minnesota Vikings. Il quarterback di Gulfport dovrà essere gestito con ancor maggior cura del 2009. A condurre verso i playoff il vascello vichingo dovranno essere Adrian Peterson e la difesa. Se arriveranno a quel punto potranno spiegare la vela Favre e augurarsi che possa essere abbastanza integro per trascinarli fino all’ultimo atto.

I principali candidati al Superbowl della Nfc North però quest’anno sono i Green Bay Packers. Nonostante il grave infortunio di Ryan Grant nella prima giornata contro i Philadelphia Eagles, nonostante il turno d’esordio abbia evidenziato come la linea d’attacco sia ancora insufficiente. I Packers possono johnsoncontare su un attacco aereo stratosferico e una difesa particolarmente solida. Cominciare a Philadelphia, dove non vincevano dal 1962, non era agevole.

A proposito di inizi in salita. Calvin Johnson ha vanificato lo sforzo dei Detroit Lions bruciando il touchdown della vittoria allo scadere sui Chicago Bears. L’impressione è che se fosse stato un pizzico più attento l’81 avrebbe potuto completare la ricezione come vuole il regolamento. La regola c’è e finché è quella bisogna prendere atto e farci l’abitudine, sebbene appaia non del tutto vicina allo spirito del gioco. Ne hanno tratto vantaggio i Bears che cominciano con il piede giusto nonostante una faticaccia non da poco.

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