[SB XLIV] New Orleans Saints vs Indianapolis Colts

sbNew Orleans Saints – Indianapolis Colts 31-17
 
A Miami è una bella serata per giocare a football. Da come le squadre sono accolte durante la presentazione sembra che allo stadio ci siano più tifosi dei Saints rispetto a quelli dei Colts; i campioni NFC giocano con la divisa bianca, Manning e soci con quella scura; chissà se per la cabala questo vuol dire qualcosa.
Mentre le statistiche in sovrimpressione sotto le faccione di Peyton Manning e Drew Brees si affannano a mostrare in cifre quanto la stagione di questi due sia stata di livello elevatissimo, non si può fare a meno di pensare che spesso ‘ste cose portano una sfiga pazzesca. Nel frattempo viene assegnato il premio Uomo dell’anno della NFL, intitolato a Walter Payton e riservato ai giocatori che più si sono distinti nei servizi alle proprie comunità di appartenenza: l’onore per quest’anno va a Brian Waters, guardia dei Kansas City Chiefs.
Inizia il pregame vero e proprio. Queen Latifah canta una versione simil gospel di “America The Beautiful” quasi irriconoscibile, con tanto di coro di ragazzini e interprete per non udenti, mentre alla graziosissima Carrie Underwood tocca l’inno nazionale, in versione solo vocale e per una volta senza troppi fronzoli inutili – anche se la voce nel finale le trema un pochino. E i classici aerei passano pure in leggero ritardo.
Carrellata sulle cheerleaders dei Colts – carine, ma nulla di eccezionale – in attesa del lancio della monetina, in cui è presentata la fresca classe 2010 della Hall Of Fame (John Randle, Russ Grimm, Rickey Jackson, Floyd Little, Dick LeBeau, Emmith Smith e Jerry Rice che sembra quasi emozionato). Lancia Emmitt Smith e vincono i Saints, che scelgono di iniziare in attacco. E alle 00:31, in un tripudio di flash, Pat McAfee dà il calcio d’inizio al 44° Superbowl.
L’inizio è per Pierre Thomas, prima una corsa centrale e poi uno screen pass; al terzo gioco Drew Brees prova subito ad andare profondo, ma è un incompleto e per New Orleans il Superbowl inizia con un 3/out.
manningE’ il turno di Peyton Manning. I Colts iniziano il drive d’attacco sulle proprie 27 yards e il quarterback pesca subito Dallas Clark in posizione centrale per un guadagno di 18 yards. Seguono due giochi per Joseph Addai, una corsa e un passaggino, ed è poi ancora Dallas Clark centrale a chiudere il down. L’impressione, guardando i primi movimenti nell’huddle, è che Manning sia più rilassato di Brees; è d’altronde vero che per lui il Superbowl non è una novità, a differenza del suo amico quarterback di New Orleans che, seppure non un novellino, è al debutto totale sul grande palcoscenico. Sul corto la difesa Saints è attenta, ma per la seconda volta sul 3° down Manning pesca un ricevitore al centro (stavolta Austin Collie) e porta i Colts a distanza per un field goal da 38 yards, che il vecchio Matt Stover mette. 3-0 per i Colts, che appaiono subito ‘in palla’.
New Orleans riparte dalle 26, dopo un piccolo brivido per un quasi fumble di Courtney Roby sul ritorno. Sul 3°/6 Brees trova Reggie Bush per 17 yards di guadagno, ma due giochi dopo Marques Colston, tutto solo, non trattiene un facile pallone e il drive se ne va. Non sono ancora i soliti Saints, è abbastanza palpabile una certa tensione, forse per l’impatto con il grande evento; comunque lo special team si gioca bene il punt e costringe i Colts a ripartire dalle proprie 4 yards.
Indianapolis non si scompone più di tanto; con tre corse di Brown (11 yards) e Addai (16 e 10) si porta subito fuori dalla zona pericolosa e vicino alla metà campo. Da lì ancora Addai, a due minuti dalla fine del primo quarto, scappa alla difesa in bianco e corre fino alle 23; due giochi dopo un placido Peyton Manning, che si muove dietro la sua linea d’attacco con la naturalezza di un pesce nell’acquario, pesca Pierre Garcon per il touchdown da 19 yards che porta Indianapolis sopra 10-0. Siamo praticamente a un quarto di gara, ma finora di partita ce n’è stata poca.
I Saints si complicano la vita anche con una penalità per holding sul ritorno di kickoff, e devono iniziare un drive che è già importante dalle proprie 11 yards. C’è tempo solo per una corsetta di Mike Bell e finisce il primo quarto. 154 yards contro 36, e più di 10 minuti di possesso per i Colts contro i 4 dei Saints sono le cifre che definiscono quanto sbilanciato sia stato l’inizio di questo Superbowl.
Comincia il secondo periodo. Al primo gioco Drew Brees sotto pressione completa su Colston, per una ricezione non semplice; guardata in raffronto a quella che il numero 12 aveva droppato prima, viene da pensare che forse i Saints si stanno scaldando. Due corse di Reggie Bush e una penalità contro i Colts – una stupida unnecessary roughness – porta New Orleans a metà campo, e lì Pierre Thomas lotta con unghie e denti per un altro primo down. Il terzo passaggio su Colston porta i Saints sulle 30 ma un sack di Dwight Freeney (il suo 9° in carriera nei playoffs, record fra i giocatori in attività) li costringe ad un calcio da 47 yards, che Hartley mette. I Saints sono sul tabellone ma, soprattutto, sembrano finalmente entrati in partita.
Con 9’24” a disposizione prima dell’intervallo Peyton Manning e compagni riprendono il campo dalle proprie 22 yards: un passaggino su Addai vale quasi il primo down ma Pierre Garcon non riceve sul 3° down e i Colts vanno 3/out. Rispetto al primo quarto anche la difesa dei Saints sembra salita di livello, e la pressione su Manning pare aumentata.
garconNew Orleans riparte dalle sue 28 yards e si fa strada fino alle 49, dove un passaggio di Brees per un liberissimo Jeremy Shockey porta i Saints nella metà campo avversaria. Subito dopo Brees trova di nuovo un uomo libero – Lance Moore – che arriva fino alle 23. I Colts intuiscono un end around per Henderson ma sul 2°/17 ancora Brees pesca Colston al centro per un guadagno di 27 yards; una falsa partenza riporta indietro New Orleans ma ci pensa Pierre Thomas a tornare sulla porta della end zone mentre scoccano i due minuti.
Una statistica informa che negli ultimi due drive i Saints hanno guadagnato 131 yards contro le 32 di tutto il resto della partita; impressionante, ma il cambio di ritmo dell’attacco dei campioni NFC si è visto chiaramente. Peccato che Mike Bell scivoli sul 3°/goal cercando di entrare e, con la palla sulle 1 yards, Sean Payton decide di provarci: Gary Brackett non dà però scampo a Pierre Thomas e i Colts sventano la minaccia.
Peyton Manning riprende la palla con 1 minuto e 50 da spendere, e non prova neanche a passare; la difesa Saints fa muro, i Colts corrono ma non riescono a chiudere il down e devono calciare dalle proprie 10 yards sospingendo New Orleans a metà campo con 35 secondi sul cronometro e un timeout rimasto. Drew Brees trova subito Henderson centrale sulle 33, poi di nuovo Henderson che però non riesce ad uscire dal campo e costringe coach Payton a bruciare l’ultimo timeout. Mancano 11 secondi, Drew Brees trova ancora Reggie Bush che riesce ad uscire dal campo senza però guadagnare nulla e Garrett Hartley da 44 yards riesce ancora a centrare i pali: 10-6 Colts e tutti negli spogliatoi che adesso, per dirla con Ligabue, ‘passano gli Who’.
E tocca all’halftime show: palco circolare, tante luci e, a differenza del solito, niente pubblico sul prato di contorno, o se c’è in TV non si vede. A parte che gli Who già sono vecchi di loro, a vederli qui lo sembrano anche di più, quasi  più vecchi anche dei Rolling Stones, e ce ne vuole; attacca “Pinball wizard” e lo sfasamento totale fra l’audio e il video sia su ESPN che sulla Rai fa sospettare per un attimo un clamoroso playback, oppure una manovra censoria della produzione CBS, che forse è ancora scottata dalla storia della tetta di Janet Jackson di non so quanti anni fa. Comunque sia, lo show di Springsteen lo scorso anno era stato tutt’altra cosa: se, per favore, possiamo sbrigarci e tornare al football…
Le statistiche mostrano che nel secondo quarto i Colts hanno avuto solo 6 giochi in attacco: la partita si è quindi riequilibrata bruscamente, e se i Saints fossero riusciti a convertire quel drive dalla 1 yard degli avversari, la parità ormai evidente sul campo si vedrebbe anche nel punteggio.
Inizia il secondo tempo. A sorpresa New Orleans calcia un onside kick e riesce a ricoprirlo; dopo il 4°/1 giocato nel secondo quarto nessuno può dire che Sean Payton non sia uno disposto a prendere rischi.
lineePierre Thomas chiude subito il primo down, Drew Brees trova prima due volte Devery Henderson e poi Marques Colston e i Saints sono già alle porte della red zone avversaria. La linea d’attacco dei Saints sta facendo un ottimo lavoro a proteggere il suo quarterback, la tanto temuta pressione della front four dei Colts non si sta facendo sentire molto. Ma non c’è solo Brees: Pierre Thomas arriva prima fino alle 15 e subito dopo si esibisce in uno slalom nella difesa avversaria e fino alla end zone per il touchdown che porta New Orleans in testa 13-10. Saints are back.
Indianapolis riparte dalle proprie 24 yards. La difesa Saints fa buona guardia fino a metà  campo ma Peyton Manning riesce comunque a pescare Dallas Clark in mezzo agli avversari e i Colts arrivano alle 20 yards. Un incompleto, una corsa centrale di Donald Brown fino alle 15 e ancora Dallas Clark che riceve il passaggio di Manning arrivando fino alle 4 yards; da lì Joseph Addai si svita e si riavvita fra la difesa in bianco fino ad entrare in end zone. I Colts sono di nuovo avanti 17-13: la partita sembra essersi finalmente accesa, e si ha la netta impressione che ora tutte e due le squadre siano convinte di poterla vincere a modo loro, cioè attaccando. E sia Drew Brees che Peyton Manning stanno giocando in modo quasi impeccabile: se va così fino alla fine, nessuno si annoierà di sicuro.
New Orleans, dopo un discreto ritorno di Roby, riparte dalle 34 yards e in due giochi è già a metà campo. Reggie Bush rischia quasi l’intercetto ma poi Brees pesca ancora Devery Henderson e porta la squadra sulle 35; da lì però la difesa Colts non concede il down e Garrett Hartley piazza un calcio da 47 yards, il terzo della sua serata. 17-16: Indianapolis ha un solo punto di vantaggio a due minuti dalla fine del terzo quarto.
I Colts sono di nuovo in attacco, iniziando dalle proprie 11. Un passaggio su Collie, una corsa di Brown e finisce il quarto. La partita finora è stata godibilissima, anche se non ci sono state grosse emozioni – ma per quelle c’è, apposta, l’ultimo quarto. Pochi errori, nessuna palla persa e, curiosamente, nessuna delle due squadre ha ancora mai tentato un passaggio lungo; in fondo è un segno di quanto le due squadre siano simili e per questo, in un certo modo, si conoscano e si temano.
Si riparte con un passaggio su Garcon, poi Jonathan Vilma (gran partita) marca a uomo Addai facendogli perdere un paio di yards e un incompleto su Reggie Wayne costringe i Colts a un 3°/12. Manning insiste su Wayne, arrivano altre 10 yards e, sulle 46 yards avversarie, i Colts decidono di giocarsi il 4°/2: Peyton Manning pesca di nuovo Reggie Wayne e siamo sulle 30. La difesa Saints però si stringe, i Colts non riescono a proseguire e Matt Stover è chiamato a provarci da 51 yards: non va, il punteggio rimane fermo sul 17-16, e Peyton Manning è colto sulla sideline in un gesto di stizza.
I Saints ripartono quindi dalle 41. Una corsa di Reggie Bush  li porta subito a metà campo, poi Drew Brees pesca con una sequenza entusiasmante Pierre Thomas, Henderson, Bush, Colston, Meachem e David Thomas fino a trovarsi con un primo down sulle 4 yards. Pierre Thomas arriva sulle 2 e poi ci pensa ancora Brees con un passaggino per Shockey che entra in end zone e porta i Saints sopra 22-17. New Orleans prova la conversione da 2 punti su Lance Moore che sembra entrare; gli arbitri dapprima non concedono e poi, dopo il challenge di coach Payton, assegnano i due punti che portano i Saints sopra 24-17, il loro massimo vantaggio nella partita. Drew Brees, nel secondo tempo, ha finora un impressionante dato di 16 passaggi completati su 17 tentativi; in tutta la partita è già a 32 passaggi completi (su 39 tentativi), e pareggia il precedente record del Superbowl detenuto da Tom Brady.
breesTocca di nuovo a Peyton Manning. Due bei passaggi per Pierre Garcon, inframmezzati da un intercetto sfiorato, portano i Colts a metà campo, poi Reggie Wayne arriva fino alle 31, con 3 minuti e mezzo sul cronometro. E lì, sul 3°/5, arriva il gioco che spacca la partita: Tracy Porter legge benissimo il passaggio di Manning verso Reggie Wayne e con un bellissimo anticipo intercetta il pallone e si invola per 74 yards verso la end zone opposta per il touchdown del 31-17. A tre minuti dalla fine del Superbowl New Orleans è sopra di 14 punti; ma non è finita, perché Peyton Manning in tre minuti può fare molto male.
Le cifre finora parlano di una partita in equilibrio quasi totale (sia per yards guadagnate che per tempo di possesso) ed è evidente come la differenza vera la stia facendo proprio il big play che si è appena verificato, cioè l’intercetto di Porter.
I Colts ripartono dalle loro 14 yards per tentare la difficile rimonta. Manning trova prima il solito Clark poi va profondo e pesca Austin Collie che arriva fino alle 30 avversarie giusto in tempo per il two minute warning. Alla ripresa Manning pesca subito Addai per due volte, fino alle 8 yards; due penalità prima contro New Orleans e poi contro Indianapolis spostano la linea di scrimmage avanti e indietro. Manning trova ancora Addai ma la difesa dei Saints lo ferma sulle 3. Un incompleto e si arriva al 4° ed ultimo tentativo: Manning prova il passaggio centrale, ma cade incompleto. I Saints esultano. Entra Drew Brees, si inginocchia, e la festa può iniziare: sulla sideline dove Sean Payton chiude la sua partita impeccabile sotto l’inevitabile doccia di Gatorade, allo stadio di Miami, in Bourbon Street, ovunque ci sia un tifoso di New Orleans. 31-17: i Saints sono campioni del mondo, Drew Brees (32/39, 288 yards, 2 TD e passaggi completati su ben 8 ricevitori diversi) è il logico e meritatissimo MVP della partita. Un raggiante Tom Benson alza il trofeo, dedicato a tutta la città di New Orleans. Who dat?
 
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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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