[W16] New York Jets vs Indianapolis Colts

nflNew York Jets – Indianapolis Colts 29-15

Fino al terzo quarto, non è  stata neanche una brutta partita. Si vedevano chiaramente due cose: che i Jets erano più motivati del previsto, evidentemente convinti che la loro unica e ultima chance approdare ai playoffs passasse per Indianapolis, e che i Colts erano, comunque, la più forte delle due squadre in campo. Peyton Manning e compagni stavano magari incontrando qualche difficoltà in più del solito – in fondo i Jets erano comunque la difesa che aveva concesso il minor numero di yards di tutta la NFL – ma l’impressione era che stessero lavorando di pazienza per cogliere i frutti del lavoro a fine partita. E contenere l’attacco dei Jets non si stava rivelando impossibile, complici anche i soliti alti e bassi che hanno caratterizzato l’intera stagione di Mark Sanchez, la sua prima nella NFL.
E invece, dopo 5 minuti del terzo quarto, i Colts segnano con Donald Brown il touchdown che li porta sopra 15-10, vanno per due, sbagliano (vabbè, succede) e tornano in panchina. E succede che, mentre i Jets si arrabattano in un drive di attacco che non porterà a nulla, sulla sideline Curtis Painter, il quarterback ex-Purdue scelto dai Colts al 6° giro del draft di quest’anno, si infila il casco; e dopo il punt degli avversari, entra in campo fra l’incredulità generale. Sulla sideline, Peyton Manning non toglie il caso. Due handoff per 0 e -1 yards, un passaggino da 9 yards, e l’attacco di Indianapolis guidato dal rookie esce subito dal campo. I Jets riprendono la palla, di nuovo non riescono a combinare nulla e Painter torna in campo, stavolta fra i buuu del pubblico. In quel preciso momento la partita è virtualmente finita (in verità, finirà esattamente al gioco successivo, quando Painter viene sackato da dietro da Calvin Pace, perde il pallone e i Jets lo ricoprono in end zone segnando il touchdown che li porterà definitivamente avanti 18-15) e la stagione NFL è cambiata.
La decisione dei Colts è  probabilmente legittima: nessuno discute della facoltà di un allenatore di schierare chi vuole, né di quella di una società di stabilire i suoi obiettivi, decidendo ad esempio che sia prioritario perseguire il successo finale a discapito di un record di imbattibilità evidentemente ritenuto non egualmente importante. Sotto questo profilo gli effetti positivi del non mettere in campo i giocatori migliori (Manning, Wayne, Clark, Brackett, Freeney e così via), facendoli riposare e preservandoli dal rischio di infortuni, sono probabilmente più grandi.
Tuttavia, il modo in cui la cosa è stata gestita la rende molto meno “simpatica”. Chi l’ha ovviamente gradita meno di tutti sono stati i tifosi presenti allo stadio, che avevano pagato il biglietto pensando ad un certo tipo di partita e che, ad un certo punto e senza preavviso, si sono trovati di fronte a tutt’altro: difficile dare torto a chi, fra loro, si sia sentito preso in giro ed abbia iniziato a fischiare la propria squadra; vale anche a poco, in questo momento, dire che “se vinciamo Superbowl tutto sarà dimenticato”. E chi ne ha pagato di più le conseguenze è stato proprio Curtis Painter: fare il proprio debutto nella NFL di fronte alla migliore difesa della lega ed al tuo stesso pubblico che ti fischia non deve essere stata un’esperienza entusiasmante. Se davvero il ragazzo c’è (e se i Colts si sono fidati di un ragazzino come lui per sostituire un Peyton Manning a caso, qualcosa di buono ci deve essere) forse anche questo sarà dimenticato, ma nel suo score finale di 4/11, 44 yards, 1 intercetto e 11,2 di ranking c’è di sicuro molta parte dell’accoglienza ricevuta.
E, alla fine, il regalo di Natale se lo sono visto recapitare i Jets, che sono passati dal  “praticamente spacciati” di 7 giorni fa al “quasi qualificati” di oggi: una non impossibile vittoria in casa contro i già qualificati Bengals li qualificherebbe alla post season senza dover attendere aiuti altrui. Un regalo per cui i biancoverdi possono solo ringraziare e del quale, alla luce dell’andamento della stagione e delle numerose partite buttate via, non sono completamente degni. Altre squadre (per dire, i Broncos che ora sono costretti a sperare in altri risultati favorevoli) avrebbero forse meritato di più, ma Babbo Natale Caldwell, per quest’anno, è già passato.
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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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