[Divisional] Arizona Cardinals vs New Orleans Saints

nflArizona Cardinals – New Orleans Saints 14-45
 
Imitando le cronache da Marassi del mitico Giorgio Bubba a Novantesimo Minuto, potremmo aprire con un “E pensare che era iniziata bene per i rossi cardellini dell’Arizona, scesi al Superdome di New Orleans per rovinare la festa dei padroni di casa”. E meglio di così, in effetti, non poteva iniziare per i Cardinals, che al primo gioco offensivo zittivano il pandemonio del Superdome con una corsa da 70 yards di Hightower che terminava in touchdown.
Memori della partita tra Ravens e Patriots della settimana scorsa, eravamo già tutti pronti a vedere una gara chiusa in quattro e quattr’otto, ma mai avremmo pensato che a chiuderla sarebbero stati i Sains invece dei Cardinals.
Senza perdere la calma, infatti, Drew Brees entrava in campo e guidava il suo attacco in un drive perfetto che culminava nel touchdown da una yard di Hamilton che rimetteva in sesto le cose.
Raddrizzata la partita, ci pensava poi la difesa della squadra di casa a chiuderla. I Cardinals restavano in campo per un altro drive da un solo gioco, ma stavolta era un fumble recuperato dal redivivo Darrenn Sharper a rimandare in campo l’attacco di New Orleans. Tempo quattro azioni, e Brees trovava in touchdown Jeremy Shockey, che festeggiava così nel migliore dei modi il suo ritorno in campo dopo tre partite.
I Cardinals erano storditi dall’uno-due, Warner rischiava di fare una frittata con uno snap bruttissimo alla prima azione del drive, riuscendo comunque in qualche modo a recuperare il pallone, ma Arizona era costretta a calciare la palla.
Con i Saints nuovamente in attacco, era Reggie Bush a compiere la magia della giornata, trasformando una corsa da poche yards in un touchdown da 46, dopo avere rotto un placcaggio ed aver seduto due difensori con una finta di corpo degna del miglior escapologista seguace di Houdini. Ci sono voluti due replay per capire bene la sequenza di “appaio-scompaio-ricompaio” di cui si è reso protagonista Bush, e nonostante questo, il mistero su come sia riuscito a fare una cosa del genere resta.
Mancavano due minuti e mezzo alla fine del primo quarto ed i Saints conducevano 21-7, dando l’impressione di avere lapartita saldamente in mano.
Arizona era irriconoscibile. La difesa, già duramente colpita dai Packers la scorsa settimana, sembrava essere rimasta al secondo tempo di quella partita, non riuscendo a fermare nessuna azione dell’attacco dei Saints, corsa o passaggio che fosse. Stranamente conservativo il playcalling, che sceglieva di non mettere pressione su Brees e coprire i ricevitori, esponendosi così alle corse di Bush e Thomas. E se la scorsa settimana era stato l’attacco a mantenere in vita Arizona, lo stesso non si poteva dire ieri sera. Warner era insolitamente impreciso, Fitzgerald completamente fuori dal gioco stramarcato, Hightower e Wells (primo TD a parte) ottimamente contenuti da una difesa che era dappertutto e non lasciava ragionare l’avversario.
Nel secondo quarto Sharper intercettava Warner, ma i Cardinals si salvavano grazie ad una generosa chiamata di roughing the passer per una lieve manata sul casco del qb di Arizona. Il drive terminava con il touchdown di Wells che sembrava ridare aria e speranze ai Cardinals, portando il punteggio sul 21-14.
Payton apriva allora la sua borsa dei trucchi, e tirava fuori una flea flicker che prendeva Arizona totalmente in contropiede, permettendo a Brees di lanciare a Henderson il touchdown del 28-14.
Nel drive immediatamente successivo si spegneva la luce per i Cardinals, allorchè Warner si faceva nuovamente intercettareper poi prendere una pigna clamorosa da parte di McCray, che piazzava un colpo ai limiti del regolamento che tramortiva il quarterback dei Cardinals.
I Saints ne approfittavano per allungare ancora con Colston, ed il primo tempo si chiudeva così sul 35-14 per New Orleans e Matt Leinart in campo per i Cardinals.
Warner tornava a sorpresa nel secondo tempo, anche se si vedeva che non era proprio al 100%, ma i miracoli non accadono sempre. La difesa di Arizona si dava una registrata e cominciava finalmente a fermare l’attacco dei Saints concedendo solo un field goal, ma il reparto offensivo dei Cardellini continuava a balbettare, ed a metà del terzo quarto arrivava la seconda magia di Bush che spazzava via ogni minima possibilità di rimonta per i Cardinals. Bush riceveva un punt sulle proprie 16 yards, e con un altro strabiliante gioco di gambe trovava un varco per infilarsi in mezzo allo special team avversario. Vanamente inseguito dal punter di Arizona, Bush sprintava per 84 yards e segnava il 45-14 con cui si chiudeva l’incontro.
C’era spazio per le seconde e le terze linee in entrambe le squadre, tanto per far arrivare la fine di una partita che qualificava New Orleans al primo NFC Championship della storia giocato in casa e che, con ogni probabilità, risultava essere l’ultima partita in carriera di Kurt Warner, per il quale resta un anno di contratto ma molti seri pensieri di ritiro con prossima fermata Canton, Ohio.
I Saints hanno dato una dimostrazione impressionante di forza, spazzando via i dubbi che avevano destato perdendo le ultime tre partite di regular season dopo lo sfavillante inizio con un fantastico 13-0. Un Brees chirurgico nei passaggi, sempre freddo, anche perchè la linea ha fatto un lavoro magistrale dandogli giorni e giorni di tempo per lanciare, si e’ integrato alla perfezione con un gioco di corsa che è stato la vera arma vincente dei Saints, costringendo la difesa di Arizona a “restare onesta”, come si dice in gergo, senza poter puntare sui blitz e sullapressione come aveva fatto contro Green Bay. Arizona ha certamente pagato la perdita di due defensive back del calibro di Rolle e Rodgers-Cromartie nel primo tempo, ma i Saints di ieri sera erano semplicemente inarrestabili, e puntano ad esserlo anche domenica prossima, quando ospiteranno al Superdome la vincente della partita tra Dallas eMinnesota.
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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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