[W14] San Diego Chargers vs Dallas Cowboys

nflSan Diego Chargers – Dallas Cowboys 20 – 17

Giustamente potresta pensare che questa partita sia stata, in un modo o nell’altro, equilibrata. Due squadre con un ottimo record che sono pienamente candidate ai Playoff, che giocano un football offensivo ma che possiedono enormi quantità di talento in difesa.Risultato finale, ampiamente rivelato dal nostro titolo, di ben poco scarto.
In realtà, la contesa del nuovo stadio del Texas, è stato molto più scontata di quanto si possa pensare. L’osservazione finale è che San Diego sia molto più concentrata, molto più concreta degli avversari. Andiamo a vedere quali momenti della partita hanno testimoniato questo.
Dallas inizia con un buon drive: Felix Jones ritorna il kickoff fin quasi a metà campo, da cui Tony Romo inizia a cercare e trovare Roy Williams, ricevitore dall’andamento alterno ma dalle qualità indubbie. Il drive prosegue dritto nella Red Zone, dove però il rpimo down non arriva e si è costretti a calciare. 3 a 0 e buone sensaizoni per gli affamatissimi sostenitori di casa, ansiosi di vedere i loro beniamini sfatare il mito che vuole i Cowboys dannatamente perdente a dicembre, quando cioè conta di più. Ma dall’altra parte c’è chi non perde mai nell’ultimo mese dell’anno solare, ed è Philip Rivers, alla 16esima W consecutiva in questo periodo dell’anno.
Subito trova Vincent Jackson con continuità, e Ladainian Tomlinson ci mette del suo. Il TD del numero 21, terzo giocatore della storia per segnature, arriva grazie ad una trick play che manda in corto circuito le secondarie e costringe al fallo un difensore con la stella. Da subito, i Chargers danno l’impressione di poter usufruire di più alternative degli avversari. Stesso discorso in difesa: Brandon Siles è gigantesco quando ferma Marion Barber sulla linea delle 1 yard per mantenere il punteggio sul 7 a 3, su un giusto azzardo dei Cowboys che cercano la segnatura con 4 tentativi iniziati sulle 4 yard.
In una partita contrassegnata da drive lunghissimi, e da tensione pari a quelli dei Playoff, ogni errore può risultare decisivo. Rivers lancia un intercetto incomprensibile nel primo tempo ma, nella seconda occasione sprecata da Dallas, Nick Folk sbaglia dalle 42 un calcio fondamentale.
Ciò instaura, anche per quanto riguarda il morale, una sorta di trappola, un dubbio nelle menti dei ragazzi di Phillips. Saremo all’altezza di stare in partita? C’è da tirare fuori qualche asso dalla manica, in fretta, prima che magari Antonio Gates entri in partita o altri immensi drive di Rivers tolgano il tempo di rimonta il seppur minimo svantaggio.
L’arma in questione è la draw, lo schema di corse per qui Romo aspetta qualche attimo prima di consegnare la palla nelle mani di Barber, Tashard Choice o Felix Jones, per favorire la creazione di uno spiraglio nel centro della difesa ospite. Funziona, ed arriva il pareggio con Miles Austin, alla fine di un drive da 99 yarde. Erano molti anni che Dallas non riusciva nell’impresa, ed è un buon segno che ci riesaca proprio ora, alla vigilia della Post Season.
I nodi però vengono al pettine nel quarto periodo. Del pauroso infortunio di DeMarcus Ware ne parliamo a fine articolo, ma il mancamento della difesa di casa è nell’aria ed avviene puntualmente. Chiunque è liberissimo di ricevere, e la pressione al QB da North Caroline State si affievolisce. A fare la giocata fondamentale è Gates, liberissimo in una traccia out accanto al piloncino della End Zone, che porta definitivamente avanti i suoi. L’attacco successivo dei texani è fermato facilmente da una squadra in forma migliore di loro, e Nate Keading manda i titoli di coda, dopo un drive che succhia 8 minuti dal cronometro. In un ultimo colpo di coda i Cowboys segneranno, per dar forma al finale 17 a 20, risultato decisamente bugiardo.
All’ottava vittoria consecutiva, i Chargers fanno paura, e nulla sembra sclafire la loro marcia. Vedremo come se la caveranno nel proseguio contro Cincinnati e Tennesse, due squadre che fanno buon lavoro sulle corse. Con la vittoria degli Eagles, la testa della division per i Cowboys si allontana, ma le speranze di raggiungere le partite ad eliminazione diretta rimangono.
Veniamo ora però all’aspetto meno divertente del football. Ware, campione della difesa di Dallas, uno dei migliori giocatori di tutta la lega, ha sofferto un bruttissimo infortunio al collo. Bruttissimo non per le conseguenze (il giocatore non ha nemmeno passato la notte in ospedale, rilasciato prima che in Texas facesse buio), ma per le implicazioni che solleva. Negli ultimi due o tre anni avremo visto decine di scene del genere: uno scontro in mezzo al campo, uno dei giocatori per terra immobile. Il caso del prodotto di Troy è fortuito, visto che è inciampato in un avversario e poi ha incocciato inavvertitamente con il fianco di un compagno, a tutta velocità, ma entra comunque nelle statistiche delle scene da brivido a cui la NFL ci fa assistere di tanto in tanto.
In un articolo pubblicato su USA Today un paio di settimane fa, si parlava di quante commozioni cerebrali vengono celate da un giocatore nel corso della carriera. Secondo l’outing di alcuni, il numero di esse può arrivare anche a 15, ammontare esorbitante considerando che in teoria si dovrebbe smettere di giocare dopo 3 o 4. Il celare questo genere di infortuni fa male al football, allo spettacolo e quindi allo spettatore; Ware è considerato recuperabile tra una al massimo due settimane, nonostante le precauzioni lo abbiano fatto uscire dal campo completamente immobilizzato. Ma quanto vale la corsa al SuperBowl di fronte alla salute di un uomo? La tecnologia fa passi da gigante in avanti nel fare caschi sempre migliori, sempre più sicuri. L’importante è che non diventino una scusa per schierare runningback di 30 anni con già una decina di brutti colpi alla testa alle spalle.
Dopo questo sfogo, valutate voi quanto giusto, l’appuntamento è per la prossima settimana con i Cowboys contro i Saints, imbattuti e con la consapevolezza di poter soffrire per poi spuntarla alla fine.
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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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