[W05] Dallas Cowboys vs Kansas City Chiefs

nflDallas Cowboys – Kansas City Chiefs 26-20

È stata una partita che, per come è andata, i Cowboys non avrebbero dovuto vincere. Non che i Chiefs abbiano fatto chissà cosa per vincerla, a loro volta, ma quando una squadra commette 13 penalità, fa 4 fumbles (e ne perde 2), cicca 2 punt e gioca anche male, in genere non ce la fa a recuperare. Invece Dallas ce l’ha fatta, e per un motivo semplice e molto preciso: Miles Austin.
L’eroe di giornata è infatti il WR numero 19 dei Cowboys: 10 ricezioni, 250 yards (record di franchigia) e 2 touchdown, il secondo dei quali è stato, nel supplementare, l’azione decisiva della gara. Insomma, la partita della vita, alla prima gara da titolare per l’infortunio di Roy Williams (e potrebbe non essere l’ultima, vista la giornata opaca di Crayton, colpevole di due errori su punt return). E non vale la classica obiezione che le fortune di un ricevitore sono legate a quelle di chi gli passa la palla, perchè contro i Chiefs Tony Romo è stato appena appena ordinario, ed il bottino di Austin è derivato tutto dalle yards dopo il passaggio che è stato capace di conquistarsi tutto da solo. E poteva anche essere più grosso, visto che lo stesso Austin ha droppato almeno un paio di palloni abbastanza evidenti, di cui uno in endzone che poteva risparmiare un po’ di patemi ai suoi.
Tony Romo, si diceva. Prestazione buona nelle cifre (20/24, 251 yards e 2 td) ma non tanto nella sostanza: molte delle sue yards, come detto, sono arrivate come YAC, e in diverse occasioni i suoi passaggi sono apparsi fuori misura, a volte anche in modo clamoroso. Qualcuno dice che Romo si sta involvendo, magari anche l’intero attacco dei Cowboys di oggi è costruito più sulle gambe del trio Barber-Jones-Choice di quanto non fosse un paio di anni fa, quando Owens e Witten erano dominanti. Certo è che il primo TD pass per Austin, quello che a tre minuti dalla fine ha permesso a Dallas di mettere il naso avanti per la prima volta (fino a quel momento erano stati sempre sotto, pareggiando la partita solo con un fg poco dentro al 4° quarto) illudendosi di avercela fatta, è stato il suo primo nelle ultime 3 partite, e per Romo è un dato un po’ sotto par.
Ad aiutare il tutto, comunque, c’è la constatazione che in campo c’erano i Chiefs. Che rimangono a zero vittorie e, soprattutto, rimangono una squadra che ha ancora parecchio lavoro da fare, soprattutto in attacco. La difesa infatti qualcosina di buono contro Dallas l’ha fatto: certo, hanno preso 500 yards totali o poco meno sul groppone, ma sono riusciti a limitare un po’ il gioco di corsa, almeno finchè non è entrato Choice, e sono riusciti ad ottenere quacosa in fase di pass rush (sintomatica un’azione in cui, con solo tre uomini in linea a pressare, i Chiefs sono riusciti a mettere le mani addosso a Romo). L’attacco, viceversa, non convince ancora. Anche durante il momento peggiore dei Cowboys, fra il primo e il secondo quarto, in cui fra penalità e fumbles gli uomini di coach Phillips erano quasi riusciti a suicidarsi completamente, Kansas City è sì andata sopra 10-0 (e poi 13-3), ma mai convincendo, svolgendo un compitino semplice, e per giunta facendolo i modo non impeccabile, quasi per inerzia grazie a come gli avversari si stavano auto-massacrando. Il cambio di OC evidentemente sta pesando, e non potrebbe essere atrimenti: Todd Haley, oltre ad assumere le funzioni del silurato Gailey, ha anche cambiato gli schemi e il modo di chiamarli, e tutto ciò ha inevitabilmente riportato indietro la curva di apprendimento. A soffrirne di più è ovviamente Matt Cassel, e non è un caso che nelle sue scelte si affidi spesso agli stessi giocatori: il TE Sean Ryan, Dwayne Bowe, Bobby Wade (contro Dallas, rispetto all’ultima gara contro i Giants, si è comunque già notata una più ampia distribuzione dei passaggi). Ma deve migliorare, e molto, anche il running game. Larry Johnson è l’ombra del giocatore che ha disputato due Pro Bowl, e Jammal Charles non è, al momento, un’alternativa credibile: in queste situazioni il gioco di corsa dei Chiefs non spaventa nessuno e, per una squadra che deve ripartire dal basso di un triste 0-5, è un bel problema.
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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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