[W04] New York Jets vs New Orleans Saints

nflNew York Jets – New Orleans Saints 10–24

Sean Payton conosce molto bene la via per avere la meglio sugli imbattuti Jets. Sa che bisogna giocare ogni down, prendere ciò che l’ottima difesa degli ospiti concede, e pressare Mark Sanchez, incline ad errori data la giovinezza e l’inesperienza.
Succede proprio questo, ma è solo il terzo accorgimento che gli regala la quarta vittoria consecutiva e fa restare alte le ambizioni della sua squadra. In una partita molto ferma, con gli attacchi molto poco produttivi, la spunta la difesa dei Saints, guidato da Will Smith, vero e proprio incubo della linea offensiva in verde, che gli concede due sack ed una quantità esagerata di attacchi al QB avversario, che sbaglierà moltissimo.
New Orleans fa registrare i suoi primi 17 punti, tutti nel primo tempo, solamente a causa della difesa. Il primo touchdown è di Darrenn Sharper, che intercetto un passaggio sulla linea della sua meta e lo riporta dall’altra parte del campo per un intercetto da 99 yard che lascia il segno nella prestazione di Sanchez. Il rookie da USC è sackato da Smith qualche minuto dopo nella propria End Zone, perde il pallone che viene ricoperto da un uomo dei Saints per il secondo TD difensivo della serata.
E’ infatti inutile aspettare qualcosa da Drew Brees e dall’attacco più prolifico della lega. Rex Ryan sa esattamente cosa fare, forse anche meglio del collega sull’altra sideline, e mette un freno ad un gruppo di ricevitori stellare isolando Marques Colston ed adattando i suoi defensive back alle tracce dei compagni di reparto del numero dodici. Quando la pressione è buona e continua, gli avversari dei Jets non combinano nulla, e sarà così anche nel proseguio della stagione. Su tutti, svetta Darrelle Revis: giocatore dai mezzi atletici nella norma, ha un intelligenza tattica da numero uno e del talento incredibile nel coprire gli uomini avversari. L’unico modo per sopravanzarlo è prenderlo in velocità, ma per l’appunto non è facile per Brees vista la pass rush di New York.
Il gioco di corsa dei Jets è ben assortito, con l’utilizzo di Thomas Jones, Leon Washington e Shonn Greene. Quest’ultimo, rookie da IOWA, vive un periodo grandioso a cavallo dell’intervallo, portando spesso la palla per buoni guadagni, anche sopra le 10 yarde. E’ così che i verdi giungono a poche yarde dalla segnatura, e Jones completa l’opera con il TD del 10 a 17. Incredibilmente, i Jets fanno più punti in attacco di quelli di New Orleans.
Quando, però, la difesa si stanca leggermente, c’è Thomas Pierre ad approfittarne. Il runningback riesce a scalfire la resistenza degli avversari, e le lunghezze si ristabiliscono subito sul punteggio finale di 24 a 10.
Come si può intuire, però, la differenza delle due squadre sono stati i 14 punti partoriti dalle giocate della difesa di casa. Incredibile epilogo dunque ad una partita ben giocata ma soprattutto ottimamente allenata dai due manager. Impossibile analizzare quanto New Orleans abbia tratto da questa vittoria o quanto New York abbia perso in fiducia. Fossimo nei tifosi delle rispettive squadre non ci preoccuperemmo, visto la qualità di gioco mostrato da entrambe le parti.
Unica cosa lampante è il rallentamento nelle prestazioni di Brees. Il numero 9 lancia meno di 200 yard, e questa è già la sua seconda partita consecutiva dai risvolti statistici non interessanti. E’ però quarterback completo, come dimostra quando finta di chiamare lo snap e costringe il DL avversaria all’encroachment. Vedremo quanto saprà essere leader di una squadra che sembra avere tutte le carte in regola per il successo finale.
Non ci sono parole di conforto invece per Sanchez. Sta palesemente dando ragione a chi diceva che non è pronto per il grande palcoscenico NFL, ed anche noi iniziamo a credere a queste asserzioni. Necessita di maggior precisione, calma e lettura delle marcature. Spesso non sa quando è il momento di lasciar andare il pallone e quando è meglio lanciarlo lontano dal proprio ricevitore per evitare gli intercetti che nella notte del Louisiana Dome sono arrivati puntualmente. L’importante ora è non togliergli fiducia, e portare avanti la scelta fatta al draft.
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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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